Umidità nei tetti, le membrane intelligenti si studiano al Multifunctional Facade Lab

Una delle preoccupazioni principali in fase di costruzione o riqualificazione di un edificio è il rischio d’infiltrazione di umidità all’interno del tetto. In base al materiale di costruzione utilizzato infatti, varia il grado di permeabilità della copertura, che può essere influenzato sia dalle acque piovane esterne che dai vapori e fumi che provengono dall’interno. A tal proposito, la Rothoblaas, azienda di Cortaccia specializzata nei prodotti dedicati all’edilizia del legno, ha sviluppato una speciale membrana chiamata “Clima Control”, che è capace di variare la propria permeabilità al vapore in base all’umidità relativa presente nell’ambiente in cui è posta. Uno dei punti di forza della membrana è quella di riuscire a trasformarsi da classico freno a vapore a membrana traspirante. Per capirne il funzionamento all’interno delle strutture con tetti piani in CLT (legno a strati incrociati), Rothoblaas si è rivolta all’Istituto di ricerca bolzanino Eurac Research, bussando alle porte del suo Multifunctional Facade Lab, laboratorio sito al NOI Techpark di Bolzano.

Uno studio particolare commissionato sia per avere una conferma della bontà del prodotto in determinate situazioni, sia per permettere ai costruttori edili di evitare accumuli di umidità all’interno dei tetti che possano portare ad un rischio condensa. Comunemente, infatti, viene utilizzato un freno a vapore, che altro non è che uno strato di materiale generalmente poco o per nulla traspirante, quindi non permeabile al vapore. Ma qual è quindi la differenza tra questo tipo di tecnologia e la membrana commercializzata dalla Rothoblaas? La risposta è semplice, e ce la fornisce Riccardo Pinotti, ricercatore di Eurac Research coinvolto nella ricerca: “Spesso durante la posa delle membrane può capitare che si rovinino o vengano danneggiati. Così facendo si creano fori che danno luogo ad infiltrazioni che nel tempo permettono al vapore di accumularsi facendo perdere alla membrana la sua prima funzione. Il vantaggio di avere una membrana igrovariabile invece è che si permette una certa traspirabilità del tetto, e che anche se si dovesse accumulare del vapore a causa di un danneggiamento, questa si ‘aprirebbe’ permettendo un’asciugatura completa del tetto verso l’interno”.

Una volta commissionata la ricerca, lo speciale laboratorio si è messo in moto. All’interno del Multifunctional Facade Lab si possono verificare le prestazioni termiche ed energetiche di sistemi di involucro come serramenti, pareti opache e moduli di facciata in condizioni sia stazionarie che dinamiche. Una tale verifica sperimentale è anche un indispensabile sostegno allo sviluppo di modelli di calcolo e di simulazione atti a prevedere le prestazioni energetiche dell’edificio in opera.

Nel caso della membrana di Rothoblaas, i ricercatori hanno riprodotto dei modelli di tetti in legno e di pareti isolanti in cui hanno integrato il prodotto. Successivamente il provino è stato inserito in una particolare camera dove si è potuto creare un clima di temperatura e umidità controllato. Così facendo sono state simulate in laboratorio le condizioni reali di applicazioni della membrana per valutarne il comportamento. “Il nostro focus era capire in quale modo la membrana della Rothoblaas permettesse un’asciugatura efficace del tetto in caso di accumulo di umidità”, prosegue Pinotti.

In seguito, Eurac ha validato alcuni modelli di riferimento che hanno permesso la simulazione dinamica dell’utilizzo della membrana su un lungo periodo di tempo (20 anni). E la differenza tra il prodotto Rothoblaas e un qualsiasi freno a vapore è stata notevole: “Partendo da una stratigrafia in cui si presume sia entrata dell’umidità e in cui viene usata un freno al vapore, abbiamo notato che la condensa che si forma all’interno del provino è rimasta consistente e la stessa per tutti e 20 gli anni. Con la membrana di Rothoblaas, a parte piccole quantità iniziali, la condensa è scema completamente con l’avanzare del tempo grazie all’asciugatura della stratigrafia”, racconta Pinotti. Risultati che hanno soddisfatto a pieno l’azienda che si è affidata alla scienza e al know-how che cresce ogni giorno all’interno dei laboratori di NOI Techpark. Un esempio vincente di come la ricerca possa andare a braccetto con l’impresa per creare prodotti e innovazioni utili e con ricadute positive sul territorio. E sono molte le imprese che ogni giorno si rivolgono ai centri di ricerca per migliorarsi. Per questo NOI Techpark ha attivato il servizio ‘Lab Desk’ attraverso cui è possibile identificare il laboratorio che meglio può rispondere alle proprie esigenze, trovando così in modo semplice e veloce l’interlocutore giusto all’interno del parco. Un’opportunità di cui è possibile usufruire scrivendo a labs@noi.bz.it. E se siete interessati a sbirciare dentro ai laboratori e a conoscerne tutte le funzionalità e opportunità, segnate in rosso sul calendario la data del 13 ottobre, quando si svolgerà una giornata di porte aperte per tutte le aziende interessate. Perché non esiste innovazione senza ricerca, e non esiste ricerca senza laboratorio. Vuoi partecipare? Registrati qui.

Credits Photo: Eurac – Fabrizio Giraldi

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