L'IPL: «Fallimento aziende, un effetto domino sarebbe fatale»

Spesso inizialmente si registra solo un calo del fatturato. Poi sopraggiungono problemi di liquidità, il sovraindebitamento e infine l’insolvibilità. Al termine di questo percorso segnato da mille difficoltà arriva quindi il fallimento che si chiude con la liquidazione dell’impresa. Ogni anno circa 50-100 imprese altoatesine presentano istanza di fallimento; si tratta di un numero relativamente modesto se rapportato a un universo di quasi 60.000 imprese. Il trend è rimasto stabile anche nel 2019, con 51 fallimenti e 2 concordati preventivi. “A causa della chiusura forzata dovuta al coronavirus nel 2020 il numero di fallimenti potrebbe registrare un brusco aumento”, teme il Direttore dell’IPL Stefan Perini.

Gli indici vanno osservati attentamente mese per mese

Lo Stato e la Provincia stanno facendo di tutto per limitare le conseguenze economiche e sociali della pandemia da Covid-19. Per poter valutare l’impatto delle misure previste Perini consiglia di individuare i parametri da tenere sotto osservazione mese per mese in Alto Adige. Questi indici riguardano le aziende e le persone in cassa integrazione, le persone iscritte alle liste di disoccupazione, la comunicazione e la cessazione di rapporti di lavoro dipendente, le iscrizioni e le cancellazioni di imprese nel Registro imprese, le dichiarazioni di fallimento e i concordati preventivi, il tutto ovviamente per singolo settore economico. Perini invita tutte le organizzazioni competenti, come l’ASTAT, l’Ufficio Osservazione mercato del lavoro e l’IRE, alla massima cooperazione perché “adesso occorre un vero e proprio monitoraggio della crisi che fornisca ai politici e alle parti sociali dati fondati su cui basare le proprie decisioni”.

Arginare il rischio di un effetto domino

La mano pubblica sta cercando di sostenere con proroghe delle scadenze fiscali, rateizzazioni dei prestiti, garanzie e accesso al credito quelle imprese e persone che ora vedono minacciata la propria sopravvivenza economica e lavorativa. Senza queste misure molte aziende chiuderebbero, con una conseguente disoccupazione di massa che colpirebbe numerose famiglie. I concordati stragiudiziali e in casi estremi l’insolvenza di imprese non solo comportano la perdita di posti di lavoro, ma mettono a rischio finanziario anche i creditori. “Si scatenerebbe un effetto domino che sarebbe sicuramente fatale”, sottolinea Perini. Si deve assolutamente evitare di arrivare a questo punto.

L’ampia rete di protezione fa ben sperare

Ammesso che l’attuale arresto economico disposto dalle autorità sia sufficientemente rigoroso, ma allo stesso tempo non duri troppo a lungo e gli ammortizzatori sociali riescano a coprire chi incolpevolmente si ritrova in una situazione di difficoltà economica, nel migliore dei casi, dopo un forte ma breve crollo dell’economia, si avrebbe una ripresa graduale.

Per il Direttore dell’IPL Perini si tratterebbe “dello scenario V che auspichiamo tutti”. L’IPL cerca di vedere la crisi anche come un’opportunità: “Da questa esperienza potrebbe nascere addirittura un sistema universale di ammortizzatori per brevi periodi di inattività per i lavoratori dipendenti e autonomi, o perfino un reddito base sociale per l’Alto Adige, scollegato dal quadro nazionale”.

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