"In Liechtenstein non mi chiedono mostre sugli impressionisti". Intervista a Letizia Ragaglia, ex direttrice di Museion

Piccola e necessaria premessa.
Quella che segue è un’intervista che l’ex addetta stampa di Museion ha fatto alla sua ex direttrice. 

Dal luglio scorso Letizia Ragaglia è alla guida del Kunstmuseum Liechtenstein, museo d’arte moderna e contemporanea a Vaduz. Il museo, inaugurato nel 2000, è gestito dalla Fondazione “Stiftung Kunstmuseum Liechtenstein” e conserva la collezione d’arte statale del Principato. E’ ospitato in un suggestivo edificio cubico disegnato dal team di architetti Meinrad Morger e Heinrich Degelo con Christian Kerez. Ragaglia è giunta all’incarico dopo undici anni alla direzione del Museion di Bolzano. Le abbiamo chiesto come stanno andando questi primi mesi, se sente nostalgia dell’Alto Adige e quali le sfide che si è trovata ad affrontare a Vaduz.

Sono trascorsi più di sei mesi dalla tua nomina, come va la vita a Vaduz?

Sono piena di entusiasmo per il nuovo incarico e la nuova avventura, mi trovo bene sotto tanti punti di vista. Il museo ha una bella collezione, lavoro in piena autonomia e con il sostegno del board, e, fattore importante, a livello umano sono stata accolta con grande calore.

Nostalgia dell’Alto Adige? Cosa ti manca?

Certo mi mancano le amicizie e i contatti, ma si possono curare anche a distanza. Il periodo di Museion è stato lungo, ed era il momento di voltare pagina. E, senza voler essere troppo retorici, gli ultimi anni hanno cambiato tutti noi: ripensare al ruolo del museo in un nuovo contesto, al suo valore nella società, è comunque una bella sfida e tutta la mia energia si concentra qui.

Il territorio presenta, almeno a livello paesaggistico, analogie con l’Alto Adige…

Il Liechtenstein è più piccolo, conta 40 mila abitanti, e la situazione è diversa rispetto al pubblico: scontiamo il fatto che non qui non arriva il treno e al momento mancano un po’ i turisti, anche gli asiatici. D’altro canto, il museo gode di un sostegno incondizionato, sia dalla mano pubblica che dalla cerchia degli amici, ed è considerato un po’ un “ambasciatore” della cultura del Liechtenstein.

Che differenze ci sono tra l’essere alla guida del Kunstmuseum Liechtenstein e Museion? Cosa porti con te?

Qui siamo all’interno di un principato, un piccolo stato, e non ero abituata; è un territorio circoscritto e “gestibile” , ma frequentato da un coté internazionale, arrivano spesso ambasciatori in visita… cose che mancano a Bolzano, come del resto la ferma consapevolezza e fierezza che anche l’arte possa essere ambasciatrice del territorio; si sente un sostegno, che non sempre ho sentito in Alto Adige. Dall’altro lato mi manca la grande flessibilità nella comunicazione che avevamo a Museion.

Forse possiamo dire che c’è meno “provincialismo”?

Qui sono tutti pronti e si aspettano una nuova fase di sperimentazione per il museo, con progetti “giovani”; certo non capita che mi chiedano di fare mostre sugli impressionisti, come poteva succedere a Bolzano. Dall’altro lato, l’internazionalità raggiunta dal museo con le mostre “di nicchia” e di alto profilo, a cui, intelligentemente, si è puntato in questi anni, ha anche creato un’aura di elitarismo – vorrei lavorare per scalfire questo pregiudizio.

 

Letizia Ragaglia, direttrice del Kunstmuseum Liechtenstein (Foto Sandra Maier)

Tornando al Kunstmuseum, quali sono le sfide immediate da affrontare?

Mi piacerebbe che la calorosità con cui sono stata accolta si rispecchiasse maggiormente nel museo. Già in passato sono stati fatti dei progetti per “contaminare” il museo in senso positivo, lavorando ad esempio con gli agricoltori. Vorrei continuare su questa strada, per aprire ulteriormente il Kunstmuseum alla città, metterlo in dialogo attraverso format diversi con nuove fasce di pubblico. Tra i progetti, c’è anche quello del mercoledì “XL” a ingresso libero, con momenti di incontro e approfondimento.

Su cosa punterà il primo programma Ragaglia al Kunstmuseum nel 2022?

Penso al museo come un luogo aperto, fluido, capace di raccontare storie sempre nuove. Uno spazio delle possibilità che, abbiamo visto in questi anni, non può paragonarsi a quello virtuale. Nel programma intendo puntare sulla collezione e darle nuovo slancio attraverso le mostre temporanee: per la mia prima esposizione, intitolata “C4 “, ho invitato quattro artiste e artisti di provenienze diverse- Nazgol Ansarinia (Teheran), Mercedes Azpilicueta (La Plata, Argentina), Invernomuto (Italia) e Diamond Stingily (Chicago)- a mettersi in dialogo con almeno un’opera della collezione. Tutte le posizioni sono accomunate da una narrazione che apre nuove prospettive rispetto alle griglie del tempo storico e assume quindi un ruolo attivo nell’interpretazione del presente; ci tenevo inoltre a presentare uno sguardo non solo europeo e di artiste donne.

 

Caterina Longo

Foto di apertura: Letizia Ragaglia fotografata da Sandra Maier

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