Lavoro e ammortizzatori sociali, l'IPL denuncia: «Ancora tante le categorie poco tutelate»

Il Governo italiano e la Giunta provinciale hanno garantito a migliaia di lavoratrici e lavoratori residenti in Alto Adige degli ammortizzatori sociali per la fase emergenziale al fine di salvaguardare il loro reddito. Tuttavia, ci sono diverse categorie poco o per nulla tutelate. La Vicedirettrice IPL Silvia Vogliotti ha analizzato proprio le categorie maggiormente disagiate, evidenziando come “a fronte di molte migliaia di lavoratrici e lavoratori dipendenti giustamente protetti dagli ammortizzatori sociali previsti dai vari provvedimenti governativi della scorsa primavera, vi sia una quota di lavoratrici e lavoratori ancora poco (o per nulla) tutelati”. La crisi sanitaria da Coronavirus ha invero fatto venire al pettine tutti i nodi del lavoro precario, nodi che già esistevano nel nostro mercato del lavoro e nel sistema italiano di welfare legato al lavoro, caratterizzato ad un sistema complesso, disomogeneo e frammentato di tutele.

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I gruppi a rischio

Il primo gruppo a rischio è costituito da coloro che erano inoccupati già allo scoppio dell’emergenza sanitaria: persone in cerca di lavoro o che aspettavano di essere richiamate da datori di lavoro con cui avevano già lavorato in passato su base stagionale; persone con percorsi professionali spesso molto frammentati e con rapporti di lavoro normalmente di breve durata, la cui già precaria situazione sul mercato del lavoro ancora prima della crisi è stata ulteriormente inasprita da questa emergenza.

Il secondo gruppo a rischio è quello dei disoccupati: se da un lato è da valutare positivamente l’incremento della durata della Naspi e della DIS-COLL previsti dal decreto Rilancio, dall’altro va tenuto conto che i disoccupati, con percorsi di lavoro precari alle spalle, sono particolarmente a rischio poiché l’attuale sistema di ammortizzatori comporta per loro solo pochi mesi di indennità ed assegni assai esigui.

Anche i lavoratori intermittenti sono una categoria a rischio, poiché possono accedere agli ammortizzatori solo a condizione che abbiano “risposto alla chiamata” per una posizione lavorativa prima del verificarsi dell’evento sospensivo o riduttivo della stessa attività lavorativa. Per i lavoratori a termine il DL Rilancio ha incentivato le imprese nell’utilizzo del lavoro flessibile di qualità stabilendo un regime temporaneo di acausalità per coloro che fino al 30 agosto 2020 procederanno al rinnovo o alla proroga dei contratti a termine in essere al 23 febbraio.

Situazione difficile per giovani, donne e famiglie monoreddito

I giovani rischiano di scontare un notevole disagio essendo sovra-rappresentati proprio nei settori bloccati per tante settimane in primavera, ed in generale a fronte di stipendi più bassi, dovuti alla minore anzianità lavorativa, a carriere discontinue che faticheranno a decollare, oltre all’inferiore disponibilità di risparmi. Per molte donne che non riusciranno a conciliare scuole e servizi per l’infanzia chiusi o ridotti in termini di orari per molti mesi, il rischio reale è di una loro fuoriuscita dal mercato del lavoro, in particolare per quelle lavoratrici a bassa qualifica e/o in settori in crisi e/o precarie rischiano di pagare un prezzo molto alto. Le famiglie monoreddito devono fronteggiare anche loro una situazione critica che può diventare esplosiva se accompagnata dalla presenza di figli e ancora più nel caso di famiglie mono-genitoriali: questa crisi ha messo in luce il fatto (se ce ne fosse stata ulteriore necessità) che due redditi in famiglia rappresentano un vero “paracadute” contro ogni crisi.

Effetto divaricante

La crisi sta quindi avendo a livello occupazionale un vero e proprio effetto divaricante sull’occupazione, ampliando la forbice tra lavoratori e lavoratrici più forti, stabili e tutelati e lavoratori che si trovavano già prima in condizioni economiche precarie. “Si prospetta dunque un allargamento delle disuguaglianze, della povertà ed un aumento dell’instabilità lavorativa”, spiega Silvia Vogliotti. Partendo da un mercato del lavoro spaccato a metà, servirà quindi un rilancio vero e proprio dell’economia, pensando non solo a ricostruire e a “rattoppare” il recente passato, ma anche e soprattutto guardando al futuro e cercando di orientare i provvedimenti e gli investimenti che verranno messi in campo per “ricucire” questo strappo.

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