L’Alto Adige che non ti aspetti: le sorgenti nel bunker, gli errori di Google e le parole di Staffler

Alto Adige Doc. Era il 12 luglio 2022, e, come si diceva, dalla sorgente dell’Adige usciva un sottilissimo filo d’acqua, in linea con la siccità che occupava le prime pagine dei giornali nazionali. A otto mesi di distanza, mentre scrivo queste righe, la situazione non è molto cambiata, nel frattempo, però, è maturata l’idea di raccontare l’Alto Adige seguendo il corso dei tre fiumi principali. Selezionata una bibliografia, è incominciata la lettura di una serie di testi. Sono bastate poche pagine per scoprire che quella che avevo visitato, e che è indicata come “la sorgente dell’Adige”, è solo la versione per turisti. La vera sorgente, infatti, si trova poco distante ed è racchiusa all’interno di un bunker in calcestruzzo costruito durante il fascismo per impedire un eventuale avvelenamento da parte dei nemici. Un bunker che, purtroppo, è visitabile solo d’estate (e solo il venerdì alle 15) e, quindi, tanto vale ammetterlo, il mio viaggio lungo l’Adige è iniziato dal punto sbagliato. In compenso, scoprire che l’Adige nasce protetto da un bunker, ha decisamente aumentato le suggestioni.

L’errore di Google
A questo punto, però, diventava assolutamente necessario non sbagliare il “primo passo”: ho quindi aperto Google Maps, ho selezionato la vista dal satellite… e mi sono perso. Perché nei pressi di Sluderno, il servizio geografico di Google confonde l’Adige con il Saldurbach (Rio Saldura) e porta completamente fuori strada. Solo dopo un’oretta di imprecazioni ho potuto costruire l’itinerario preciso.

Google Maps confonde l’Adige con il Saldurbach

L’Adige infatti, dopo il Lago di Resia e il lago della Muta, prosegue verso Burgusio e Clusio, a est di Malles per poi “girare” verso Glorenza e continuare verso Sluderno, senza attraversarne il centro abitato come, invece, segnala erroneamente Google Maps. In sintesi, dovevo ancora partire e mi ero già dovuto confrontare con due “depistaggi”, uno sulle sorgenti e uno sull’itinerario, era evidente che la mia preparazione andava approfondita.

L’incontro con Hanspeter Staffler

Non solo per questo ho incontrato Hanspeter Staffler, consigliere provinciale dei Verdi nato a Silandro, uno che, a detta di molti, “conosce la Val Venosta palmo a palmo”. L’incontro serviva ad “orientarmi” non solo dal punto di vista geografico, tanto che la mia prima domanda è partita da considerazioni strettamente politiche: dalla scarsa affluenza alle urne registrata in Val Venosta in occasione delle ultime elezioni politiche nazionali. I dati dei comuni venostani mostrano, infatti, un netto calo rispetto all’affluenza media dell’intera provincia fermatasi al non entusiasmante 62,2% (otto punti percentuali in meno rispetto alle stesse elezioni di cinque anni prima). A Sluderno ha votato il 47% degli aventi diritto, a Malles 49,80% , a Laces il 51,6%, a Lasa il 52% , a Silandro il 56,8%. Sono numeri che si possono interpretare come un segnale destinato alla “politica”? Per Staffler, non mostrano nulla di sorprendente: “Sono essenzialmente figli della mancata candidatura di Albrecht Plangger da parte dell’Svp. Plangger è una storica figura di riferimento per molti elettori della “Stella Alpina” della Val Venosta, la sua assenza ha spinto molti a restare a casa, compresi quelli che hanno pensato che la candidata Svp Julia Unterberger, una donna liberale di Merano, non avesse molto a che fare con loro”.
Chiarito questo, non restava che comprendere meglio la “fisionomia” di un territorio provinciale che appare come il più “distante” da Bolzano. Un territorio in cui gli italiani sono davvero pochi, sia come residenti (poco più del 2%) che come turisti. Per Staffler, la Val Venosta si potrebbe, forse, suddividere in due comunità, ma non su base etnica : “Una rurale, molto prudente e convenzionale, e una che definirei ‘semiurbana’ più aperta e liberale, formata da persone che hanno lavorato e/o studiato altrove, ma che amano confrontarsi col mondo rurale. Per quel che riguarda la questione etnica – conclude – direi che al momento non è certamente un tema, mentre credo che  rispetto ad altri territori provinciali, si evidenzia una particolare attenzione alle questioni sociali”. Una predisposizione che porta direttamente alla decisione di partire dalla Val Venosta e dall’Adige, invece che dal Brennero e dall’Isarco. La battaglia di Malles contro i pesticidi e lo scontro tra Basis e l’amministrazione comunale di Silandro, sono i due principali esempi di opposizione al modello economico e sociale che domina l’Alto Adige da decenni. È un caso che le due cittadine sorgano a venti chilometri di distanza l’uno dall’altro? Le risposte di Staffler permettevano di “incorniciato” al meglio anche questo aspetto. A questo punto, non restava che partire (segue).

Massimiliano Boschi

Immagine di apertura: il bunker delle sorgenti dell’Adige

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