La versione dello Zio: solo chi inciampa trova la verità

Più o meno, so parlare – let aside italian and northwestern bolonnaise country dialect – cinque lingue, più o meno male, natürli. Quando imparo a parlare una lingua il mio metodo è quello che uso nella vita, cioè: fare il pagliaccio e il ciarlatano imitando i suoni e opponendo un classico motto degli hippy californiani dei 70s, vale dire: “me ne frego!”, alle ragioni della grammatica e della storia della lingua.
In questo, il metodo che più mi si è confatto (confatto! Bella parola) è l’Ulpan: tutto orale, tutto vocabolario, risposta standard alla fastidiosa domanda “perché?” degli studenti secchioni e/o rompiscatole: “così” (למה? ככה).
Il mio metodo, frutto del duro lavoro di anni, è invece particolarmente svantaggioso nell’apprendimento del tedesco, welches richiede strutture logiche ferree e nessuna concessione al gender fluid linguistico, quindi cercavo di mascherare alla meno peggio parlando velocemente, ma rallentando quando c’era una parola della cui pronuncia mi sentivo sicuro e che aveva un suono molto tedesco, tipo “Rohrreinigung” oder “Strumpfhosen”.
Per tutte queste ragioni mi sono molto affini il grammelot, i dialetti, il pasticciaccio, persino lo Schwyzerdutsch, e più in generale l’impuro, lo scomposto e tentativi a caso. Sono tutte cose che lasciano la possibilità di inciampare nella verità inattesa, tipo ispettore Coliandro, del resto il nome della rosa si risolve quando Adso si ricorda della frase di Salvatore “vide illuc, tertius equi?”
Poi vabbè, giusto l’apocrifo di Churchill: “Men occasionally stumble over the truth, but most of them pick themselves up and hurry off as if nothing had happened”: (“L’uomo inciamperà occasionalmente nella verità, ma la maggior parte delle volte si rialzerà e andrà avanti come se nulla fosse successo” Ndr)
Ma vale comunque la pena.

Francesco Ziosi

 

“La versione dello Zio”: l’opinione di Francesco Ziosi

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