La pienissima "vita da prete" di Don Mario Gretter

“Le dispiace se prima invio un’e-mail urgente?” Inizia così la chiacchierata con Don Mario Gretter, parroco di S. Maria Assunta e S. Giuseppe ai Piani di Bolzano, che ci raggiunge un po’ trafelato, in jeans e sneakers. La giornata è fitta di appuntamenti, ma lui non sembra perdere il buonumore, “con gioia”, ama ripetere, come un mantra. A proposito di impegni, lo incontriamo proprio per questo: per farci raccontare com’è la giornata di un sacerdote nel 2023 (di Don Gigi Carfagnini avevamo parlato qui).

Fin dalle prime battute è subito chiaro: è difficile restringere Don Mario tra le mura delle parrocchie di Bolzano. “Sono figlio di questa terra” ci racconta “mia mamma è di madrelingua tedesca di Nova Levante, mio padre italiano di Merano, città in cui sono cresciuto”. Ma, dopo gli studi al Seminario vescovile di Bressanone, arriva la prima esperienza fuori dalle montagne altoatesine, per il “freie Semester” alla Gregoriana di Roma ”facevo servizio a Tor Bella Monaca, un posto molto interessante, un po’ come se Heidi e Peter con le caprette arrivassero nel Bronx… ma è stata anche una boccata d’aria rispetto all’esperienza altoatesina che è ..” molto ristretta? “sì, ecco, ma va bene così”. Da Roma in poi, gli orizzonti di Don Mario continuano ad aprirsi: dopo quello che noi chiameremmo “master” in teologia fondamentale con focus sul dialogo interreligioso, Gretter inizia a studiare arabo, si specializza in arabo islamistica e vive due anni a Il Cairo. Per anni, fino a pochi mesi fa, ha rivestito diversi incarichi come responsabile della commissione regionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. (aspetto che merita trattazione a parte e sui cui torneremo).

Dal Cairo tocca tornare nelle mura della Canonica del Duomo, per farci raccontare della giornata tipo “che, vorrei precisare, non esiste. Una parte della mia vita è strutturata dalle celebrazioni e dalla preghiera, e questi sono i punti che in qualche modo rimangono fissi, tutto il resto ruota intorno. Ad esempio, martedì scorso la mia giornata è iniziata alle 6.30 del mattino con la prima e-mail inviata ed è finita alle 23.30 senza mai fermarmi… a parte due pause pipi! “ci racconta. Ed elenca una lunga serie dei più diversi impegni: i contatti con le clarisse per i cresimandi, la messa, il consiglio presbiteriale con il vescovo e i sacerdoti, la catechesi per le cresime, quella per i dieci comandamenti e la post catechesi “per il briefing degli staff”. “Ci sono continui incontri e celebrazioni poi succede che in mezzo ad una serie di appuntamenti vedi una signora che sta piangendo davanti all’ingresso della chiesa perché ha un problema suo personale ed ecco, metti in stand by il resto, ovviamente e magari c’è qualcuno che ti aspetta. … dove sei stato? A grattarmi le orecchie” racconta sorridendo. Tra gli incarichi di Don Gretter c’è anche quello di assistente del Vicario generale per le questioni del clero, una specie di supporto alle HR (Human Resources) “per i trasferimenti dei preti, dei sacerdoti anziani nelle case riposo … sono temi complessi perché l’età del clero sta aumentando e ci sono poche vocazioni” continua.

“Gli impegni sono tanti ed alcune cose riguardano sicuramente la mancanza di organizzazione, per cui devo fare mea culpa, l’importante viene travolto dall’urgente… ma poi magari all’improvviso ti telefonano perché c’è una persona che sta morendo e quindi il resto DEVE passare in secondo piano. Sono grato a Dio perché incontro i passaggi della vita , quando trovi davanti una persona che si sta sbriciolando perché gli sta crollando il mondo addosso o un ragazzo che ti vuole parlare e ti dice che ha un buco dentro sente un vuoto che mi inghiotte, non hai una risposta, ma cerchi di fare un pezzo di strada con lui”. E qui Don Mario si commuove “negli incontri per le dieci parole con gli adulti a volte le persone si sciolgono in un pianto perché vedono cosa li sta incatenando alla loro schiavitù”. Ma quali sono le schiavitù di oggi? “C’è chi si rende conto sta sacrificando famiglia e relazione a questo ideale del lavoro come a un idolo, un’illusione che è destinata a deluderti, o ti rendi conto che sei in una relazione tossica e non riesci a staccarti perché hai paura di rimanere solo e finché non riesci ad affrontare questa paura non sarai mai libero / libera, anche se cambi partner. E non devi farlo perché sei più buono, ma chissenefrega, tu devi essere libero, nel momento in cui sei libero puoi essere liberante, altrimenti sarai sempre incatenante” continua Don Mario.

Don Mario mostra un presepe avuto in dono dal Sudamerica

In questo fitto reticolo di impegni e relazioni, gli chiediamo se un prete va in vacanza. “Amo viaggiare fosse per me starei sempre in giro” racconta. Qualche stacco è importante. “Per la mia igiene mentale ho due momenti, uno in cui per una decina di giorni sono altrove, e non guardo mail e stacco il cellulare. E poi c’è una semivacanza in cui faccio un viaggio con i pellegrini, quest’anno siamo stati in Uzbekistan, in passato in Birmania, Nepal, sul cammino di Santiago, le vie del sacro a sud della Francia”.

Dai viaggi – suoi e di conoscenti- Don Mario ha riportato e ricevuto in regalo oggetti da tutto il mondo e di tutte le confessioni religiose, dall’ebraismo al buddismo, dall’islam all’induismo, e molti ancora. Esposti in vetrina come in una piccola Wunderkammer si trovano i pezzi più diversi: un interessante scultura bianca formata da tanti piccoli dadi – “è di un tassista di Kabul, l’ha regalato ad un nostra cooperante che cercava un souvenir speciale: riporta i 99 nomi di Allah” oppure, un timbro per il pane santo degli ortodossi, un playmobil Lutero, un presepe dall’Etiopia e addirittura degli strumenti di divinazione dal Togo “i nativi che si convertono non hanno coraggio di distruggere questi strumenti, che sono legati ai loro avi, e li affidano quindi al sacerdote, che ci pensi lui” spiega Don Mario.

L’oggetto portato in dono da Kabul con i 99 nomi di Allah

E come la mettiamo con gli hobby? “Mi piace stupirmi, ci sono momenti in cui mi incanto, ad esempio questa mattina ho visto uno sprazzo azzurro nel cielo e mi sono incantato un attimo, per fortuna mi sono spostato perché mi stava investendo una bicicletta. Il mio padre spirituale diceva che è il Signore che viene a prendere un caffè. Lo stupirsi è un grande dono, anche in viaggio, ti permette di vedere cose che la gente spesso non vede” spiega. “e poi mi dicono che cucino bene, per il mercatino missionario ho fatto delle marmellate, e Claudio Bez dei piani vignettista ha disegnato le etichette con le marmellate del parroco”. Che gusti? “Pera e cannella, ma mi sto specializzando negli agrumi con la buccia di clementina caramellata e i limoni” E il calcio? “Se sparisse domani non me ne accorgerei”.

Caterina Longo

Immagine in apertura: Don Mario Gretter. Foto redazione AAI

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