KeFuturo, il Lercio delle startup

Startup fallisce all’insaputa del founder: era a fare networking. L’incredibile storia di Gino: «Non pensavo che bisognasse anche fatturare».

Approdato in rete da pochissimi giorni KeFuturo, parodia satirica della scena italiana dell’innovazione sta facendo sbellicare dal ridere chiunque guardi al mitico «ecosistema» con un po’ di sano occhio critico. Il sito riprende, nel titolo e nella grafica, il Chefuturo fondato da Riccardo Luna: solo che al posto del razzo in decollo verso lo spazio e le magnifiche sorti e progressive dell’innovazione c’è un enorme punto di domanda. Nei soli 3 giorni di vita e 500 like raccolti KeFuturo e la sua firma Aldo C. Capra stanno già toccando i nervi scoperti del fenomeno: tic linguistici e comportamentali, «fondamentali» a volte fragilini (come ha dimostrato il report di Instilla), personaggi ormai mitologici. Qualche altro esempio? «La storya incredibile di Antonio Prigiobbo, multato dal comune di Napoli per un selfie». «Nuovo record Perdichizzi: avvistato contemporaneamente in 8 città».

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KeFuturo chiede alla stessa community che prende in giro di inviare loro sempre nuove storie. Tra Lercio e Spinoza, abbiamo provato a contattarli per provare a scoprire chi si nasconde dietro al progetto. Queste sono le loro risposte di Kekko Futuro, il fantomatico Ceo della testata.

Iniziamo con un pitch: come presentereste KeFuturo in 30 secondi?
«KeFuturo è un magazine ke parla di innovazzione. Non ci piace definirci come il Lercio delle Startup, riteniamo piuttosto ke Lercio sia il KeFuturo dell’attualità».
Come vi è venuta l’idea di un sito che ironizzi sul mondo startup italiane?
«Prima di tutto noi non ironizziamo, ma raccontiamo la verità dal nostro punto di vista deviato. L’idea è nata durante uno dei nostri incontri segreti, siamo un gruppo di innovatory indipendenty, che da tempo si incontrano in un bunker nascosto ogni settimana, per rivoluzionare il mondo dell’innovazzione in Italia».
Da alcune battute si capisce che siete abbastanza addentro al mondo dell’innovazione italiana: conoscete da vicino personaggi e relativi tic. Il vostro è un semplice alleggerimento del tema o volete esprimere una critica di fondo alla scena italiana? E se sì quale?
«Abbiamo conosciuto molte personalità note durante alcuni aperitivi a cui abbiamo preso parte. Ovviamente non ci siamo mai permessi di rivolger loro la parola, ma ci siamo limitati ad aggiungerli su Facebook, kiedere un endorsement su LinkedIn e ringraziandoli del follow su Twitter tramite Crowdfire, questo per noi è fare realmente networking».

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Il riferimento a Che Futuro e Riccardo Luna è più che esplicito. C’è un motivo particolare di critica o è soltanto perché si tratta del riferimento più noto e specializzato?
«Pur essendo la nostra redazzione molto esperta e competente, mai ci permetteremmo di paragonarla a personaggi illustri come quelli da voi citati. Ogni riferimento è puramente causale».
Siete più startupper o giornalisti?
«Siamo semplicemente degli innovatory, noi chiediamo ke sia si parli di digital economy in Italia, ke aumenti la banda larga nel nostro paese e soprattutto di avere almeno un aperitivo di networking al giorno nelle maggiori città».
Com’è composto il team?
«Siamo un gruppo segrete ke al momento preferisce non raccontare troppe cose, l’unico volto noto è il celebre Aldo C. Capra, un instancabile lavoratore ke sta diventando un punto di riferimento nel settore. Sentirete molto parlare di lui».
Dove vuole arrivare KeFuturo? Avete un business model e fatturate o, in questo, siete molto startup italiana?
«Per ora non abbiamo un business model, ma abbiamo raggiunto risultati ben più importanti, come superare i 500 like su facebook in due giorni, ricevere feedback rassicuranti da personaggi molto noti e soprattutto siamo già in contatto con alcuni investitori di cui non possiamo fare il nome. Ah, grazie per la visibilità, ripagheremo con la stessa moneta».

Lu.B.

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