Brennero, il vescovo Ivo Muser contro la chiusura. Ecco la sua lettera

Mentre al Brennero continuano i lavori austriaci per la costruzione di una barriera fisica, oltre che “virtuale”, con l’obiettivo di una stretta sui controlli entro fine maggio, anche il vescovo di Bolzano Ivo Muser scende in campo contro la chiusura. L’ennesima voce che va contro la politica austriaca: dopo l’Europa, il Governo italiano, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e soprattutto commercianti e industriali dell’Euregio. Una convergenza trasversale per evitare una chiusura che danneggerebbe, e di molto, anche turismo ed economia, ma che al momento sembra non intaccare le volontà austriache.

Ecco il testo della lettera.

Se le persone intravedessero una prospettiva futura nella loro patria, non rischierebbero la loro vita per venire in Europa. Bisogna creare le condizioni necessarie perché essi possano vivere nella propria terra in pace e in libertà.
Il flusso di profughi provenienti da paesi dove una vita in pace e in libertà non è possibile, non è un’ondata migratoria di alcuni mesi, ma un movimento di massa che si protrarrà per anni. È comprensibile che vi siano timori, incertezze e fatiche nell’affrontare la questione dei profughi. Tuttavia questi timori non devono essere utilizzati come mezzo politico contro i profughi. Non esistono soluzioni semplici. Sono profondamente convinto che ci possa essere soltanto una soluzione comunitaria.

Emergenza profughi, una sfida europea
L’Europa può affrontare questa sfida. Quando però singoli paesi si tirano indietro, lasciando quindi che la responsabilità comune ricada su pochi, questi pochi non ce la faranno. O affrontiamo questa sfida in modo comunitario, come una questione europea, oppure siamo destinati a fallire, se gli interessi che ci guidano sono soltanto quelli del proprio stato, oppure quando alcuni stati membri dell’Unione europea vengono lasciati da soli. L’emergenza profughi caratterizzerà notevolmente lo sviluppo futuro dell’Europa.
Barriere, interessi  delle singole nazioni, la differenza tra noi e gli altri, tra i locali e gli stranieri, tutto questo suscita timori e costruisce steccati nelle nostre teste e nei nostri cuori. In merito alle iniziative al Brennero, la mia prima preoccupazione non risiede nel fatto che l’economia e il turismo potrebbero avere risvolti negativi, ma va soprattutto a quelle donne, a quegli uomini e a quei bambini in fuga che hanno bisogno del nostro aiuto. Il loro grido di aiuto – la loro fuga non è nient’altro che questo! – richiede la nostra attenzione, il nostro cuore generoso. A che cosa serve celebrare l’”Anno della misericordia”, se poi siamo duri di cuore nei confronti del prossimo?!

Emergenza profughi, un compito per noi come cristiani
Bisogna aiutare le persone bisognose. Il “come” è da affrontare in modo concreto e competente. L’emergenza profughi inizia però in primo luogo nella consapevolezza che questi migranti sono nostri fratelli che hanno bisogno del nostro aiuto. Ringrazio quindi di cuore tutte le persone che s’impegnano in questo campo e che affrontano questa sfida, in particolar modo la Caritas diocesana e l’Associazione “Volontarius” che svolgono un servizio prezioso. Ci sono anche numerosi volontari che nelle parrocchie si contraddistinguono per il loro impegno nei confronti di questi uomini, donne e bambini. Un particolare ringraziamento va anche ai responsabili della società e della politica che affrontano questa sfida in modo ragionevole, senza grandi slogan populistici e con un atteggiamento di solidarietà.
È compito specifico della politica offrire strutture sostenibili e lungimiranti modelli d’integrazione. Come Chiesa locale desideriamo tuttavia continuare a dare il nostro contributo e lo compiamo con convinzione.
È nostro compito come cristiani quello di preoccuparci di queste persone bisognose poiché l’amore vissuto nei confronti del prossimo è la “carta d’identità dei cristiani”, è l’espressione dell’essere e della vita della Chiesa. L’aiuto ai profughi è un comandamento urgente, un comandamento della nostra fede.

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