Come si scrive in italiano nelle scuole? Al via ITACA, lo studio di Eurac Research

Si chiama ITACA lo studio di Eurac Research  che mira ad intervenire e indagare sulla “salvaguardia dell’arte dello scrivere”, come richiesto da 600 docenti universitari tramite una lettera che ha fatto in poco tempo il giro dell’intera penisola. La denuncia espressa dai professori è chiara: i ragazzi che approdano all’Università non sanno più scrivere un testo articolato in italiano. E la domanda che ne consegue lo è ancora di più: perché, se viviamo in un epoca con un numero di scolarizzati più alto rispetto al passato, con metodologie didattiche più moderne, più mezzi e docenti complessivamente più preparati, gli studenti di oggi mostrano chiare difficoltà quando devono interagire con la loro lingua madre?

Che si tratti della stesura di un tema, della comprensione di un testo o della rielaborazione di dati, poco importa: le competenze dei giovani in merito sono decisamente insoddisfacenti, lo dimostrano i test Invalsi e Pisa. Per comprendere meglio la natura di questo fenomeno diffuso anche in Alto Adige, Eurac Research sta svolgendo una ricerca che vede coinvolte numerose scuole superiori altoatesine in lingua italiana. In seguito ai pre-test svolti nella tarda primavera del 2021, il team di ricerca comincia ora a lavorare al fianco di studenti e studentesse, con l’obiettivo di raccogliere materiale – tra cui un questionario, esercizi di comprensione del testo e lo svolgimento di un tema argomentativo – utile all’analisi di questo fenomeno. “Siamo grati alle 11 scuole che hanno deciso di aderire al progetto nonostante i grandi disagi causati dalla pandemia. Attualmente stiamo contattando le rimanenti, che siamo certi accoglieranno l’invito a comprendere meglio, insieme a noi, i contorni di un tema così attuale” dichiarano Chiara Vettori e Lorenzo Zanasi, linguisti di Eurac Research e referenti dello studio ITACA.

Oltre a calcolare il margine di danno tra gli studenti, questo studio si ripropone anche di indagare su quali fattori estranei alla quotidianità scolastica possano influire sul fenomeno. Ci si interroga sulla ben nota nocività dei social, sui tempi di lettura sempre più risicati per i tanti impegni, sulla progressiva perdita del patrimonio linguistico e, più generalmente, sulla comunicazione mediocre che regna sovrana nella nostra società. “Queste ricerche aumentano la nostra conoscenza di un particolare ambito della scrittura giovanile, quello scolastico, con le sue regole e i suoi principi. Ma non si tratta solo di teoria: nel fornire possibili spiegazioni, intendiamo anche offrire a chi insegna delle indicazioni utili per la pratica della scrittura in classe”, chiarisce Andrea Abel, direttrice dell’Istituto di linguistica applicata di Eurac Research. I risultati dell’indagine sono attesi nel corso del 2023.

Vittoria Battaiola

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