Infortunio per Covid, Inail chiarisce: impresa responsabile solo se c'è dolo

Infortunio per Covid in azienda, l’Inail prova a tranquillizzare imprenditori, artigiani ed esercizi pubblici. Con una nota pubblicata il 15 maggio l’Istituto chiarisce che non ci sarà nessun automatismo tra la contrazione del Covid-19 da Coronavirus da parte del lavoratore e la responsabilità penale del datore di lavoro: «Il riconoscimento dell’infortunio da parte dell’Istituto non assume alcun rilievo per sostenere l’accusa in sede penale, considerata la vigenza in tale ambito del principio di presunzione di innocenza nonché dell’onere della prova a carico del pubblico ministero» scrive l’Inail nella nota. In pratica l’istituto che eroga le assicurazioni contro gli infortuni sul posto del lavoro ritiene «improbabile» la dimostrabilità del dolo, tanto da richiamare i protocolli siglati tra lavoratori e aziende: «Si deve ritenere che la molteplicità delle modalità del contagio e la mutevolezza delle prescrizioni da adottare sui luoghi di lavoro, oggetto di continuo aggiornamento da parte delle autorità in relazione all’andamento epidemiologico, rendano peraltro estremamente difficile la configurabilità della responsabilità civile e penale dei datori di lavoro». Sospiro di sollievo quindi per tutte quelle aziende che applicano ad esempio le tredici regole del protocollo siglato tra governo e parti sociali. Più difficile sicuramente la situazione per tutte le attività commerciali che stanno ripartendo con protocolli meno definiti a livello centrale.

Chiarimento Inail, la soddisfazione di Cna

Positivo il commento di Cna Trentino Alto Adige: «La nota diffusa oggi dall’Inail  si chiarisce esplicitamente che l’infortunio sul lavoro per Covid-19 non assume alcun rilievo per sostenere l’accusa in sede penale e/o in sede civile nei confronti dell’impresa e che il datore di lavoro è responsabile solo se c’è  dolo». Prevedere la copertura dell’Inail in caso di contagio a garanzia dei lavoratori non può trasformarsi nella colpevolizzazione degli imprenditori rispetto a una fattispecie come il Covid-19. «Questo contagio non può essere assimilato a un normale rischio lavorativo – ribadisce la CNA – tenuto conto della situazione di pandemia. Le imprese, naturalmente, continueranno a mettere in atto tutte le misure necessarie a contrastate il contagio sui luoghi di lavoro». Cna ma anche Confindustria chiedono però  che l’indicazione dell’Inail venga ulteriormente rafforzata da un intervento legislativo «in modo da prevenire possibili derive interpretative e porre fine all’incertezza giuridica che oggi grava sui datori di lavoro».

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