Il tesoro nascosto di Merano: il fondo costumi del Teatro Puccini

Merano. Il fondo costumi del Teatro Puccini di Merano cela decenni di storia in una collezione di oltre 800 pezzi del secolo scorso. Questi abiti, utilizzati in spettacoli teatrali che spaziavano dal 1400 fino agli anni Sessanta del Novecento, oggi rappresentano un tesoro culturale della città di Merano.
In una tranquilla mattinata di febbraio abbiamo incontrato la responsabile del fondo costumi Sabine Hillebrand, la quale, con passione ed entusiasmo, ci ha accompagnato tra i corridoi dell’archivio.
“Purtroppo non abbiamo molti riferimenti storici sulla provenienza di questi costumi. Stiamo svolgendo un lavoro di ricerca che man mano che il tempo passa diventa sempre più complicato” – afferma la responsabile – . Le uniche informazioni che abbiamo riguardano la storia della costruzione del teatro e del motivo per cui i costumi all’epoca sono stati acquistati”.
L’elegante edificio del Teatro Civico di Merano, conosciuto oggi come Teatro Puccini, fu il primo teatro realizzato dall’architetto monacense Martin Dülfer. Già nel 1884 un’apposita commissione aveva progettato la costruzione di un teatro di rappresentanza nella “città di cura” di Merano, importante centro di soggiorni, tra cui le celebri visite della principessa Sissi. All’epoca, la sala adibita al teatro si trovava nel Kurhaus, nell’odierno Pavillon des Fleurs, luogo che non poteva più soddisfare le crescenti richieste dell’esigente clientela aristocratica e borghese. Dopo il chiarimento della questione dell’ubicazione e del finanziamento, venne bandito un concorso, vinto dall’architetto Dülfer, che in soli due anni di costruzione regalò alla città sul Passirio il suo primo teatro.
“La sera del 1° dicembre 1900 l’edificio venne inaugurato con un grande gala – prosegue Sabine Hillebrand – . Maixdorff diresse il teatro meranese sino al gennaio del 1906 e grazie alla sua formazione al teatro di corte di Meiningen, determinò la pratica teatrale a Merano per decenni. Un metodo che aspirava all’evocazione dell’apparenza perfetta secondo il principio aristotelico della mimesis, ovvero il gioco artistico dell’imitazione grazie all’utilizzo di costumi e accessori realizzati attingendo ai modelli originali dell’epoca rappresentata”.
Fu proprio Maixdorff a istituire il primo fondo costumi del teatro, una collezione che oggi conta quasi mille costumi (la maggior parte composta da due capi) e accessori tra cui scarpe, bracciali, copricapi, piume e crinoline. “Purtroppo, abbiamo pochissima documentazione storica di questi costumi. Le uniche informazioni che abbiamo potuto ricavare da alcuni abiti riguardano la sartoria di provenienza, come ad esempio questo capo etichettato dalla Sartoria Düsseldorf” – afferma la nostra guida mostrandoci una sopravveste verde da uomo di velluto pregiato, utilizzata per rappresentazioni del 1550.
Proseguendo il nostro tour possiamo osservare costumi da uomo e uniformi di diverse epoche, ma anche preziosi abiti in stile rinascimentale, kimono giapponesi, completi slavi, vesti da giullare e cappelli da dama. Ciò che salta subito all’occhio è l’accuratissima lavorazione dei tessuti, soprattutto velluto, seta e cotone, ma anche carta. “Nel periodo della guerra, i materiali per la produzione di abiti erano difficili da reperire, così ci si arrangiava con quello che si aveva. Le sarte dunque, iniziarono ad utilizzare la carta dotata di fibre molo resistenti, motivo per cui oggi questi abiti non risultano usurati e si presentano in buone condizioni” – spiega Hillebrand.
Mentre ammiriamo i costumi appesi, la nostra attenzione cade su un kimono particolare: una veste di raso di seta con ampie maniche nei colori azzurro e rosa con applicazioni di lamé e rifiniture dorate rappresentanti fiori, uccelli, farfalle e libellule.

Kimono giapponese. Foto di Chiara Caobelli 

“Questo costume fu utilizzato per l’operetta La Geisha il 2 dicembre del 1900, uno spettacolo che segnò l’inizio di un programma di intrattenimento per deliziare la clientela turistica in cerca di svago” – aggiunge la responsabile. La stagione teatrale infatti, si estendeva da settembre a maggio, ma ben presto il Teatro Civico divenne il fulcro della vita culturale meranese, ospitando un ensemble stabile di attori e compagnie itineranti che offrirono oltre 200 spettacoli a stagione fino al 1915.
Giunti al termine del tour Sabine Hillebrand ci mostra la chicca finale: la sala delle armature, una collezione di oltre un centinaio di armi da spettacolo, tra cui fucili di legno, spade, scudi, elmi, armature cavalleresche medievali e romane, corazze e schinieri.


Sala armature del Fondo Costumi del Teatro Puccini. Foto di Chiara Caobelli

Attualmente, buona parte dei costumi sono visionabili da tutti gli interessati sul portale online dei Beni culturali in Alto Adige, un catalogo che presenta oltre 165.000 beni culturali altoatesini e che oggi mostra caratteristiche, misure ed epoche di produzione di ogni capo del fondo costumi. Un lavoro frutto della collaborazione tra Ente Gestione Teatro e Kurhaus di Merano, attraverso la responsabile del fondo Sabine Hillebrand, e la Ripartizione provinciale Musei, iniziato nel 2012 e ancora in continuo aggiornamento per il completamento dell’opera di catalogazione fino a coprire l’intero fondo.

 

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