Laborplay, il lavoro si trova giocando

Chi è pratico di videogiochi conosce bene quella sensazione che si prova quando, al termine di una sessione in cui si è raggiunto un punteggio più alto che mai e battuto così l’ultimo record, da un lato la consapevolezza delle proprie abilità fa schizzare l’autostima alle stelle ma dall’altro, purtroppo, ci si ripete «è solo un gioco» e ci si continua a chiedere come queste qualità potrebbero essere valorizzate fuori dalla realtà virtuale: chi potrebbe apprezzare il mio modo di ragionare, il mio pensiero strategico, il mio intuito?

Ecco, i tempi della frustrazione sono terminati. Con Laborplay, spin-off dell’Università degli Studi di Firenze, dallo scorso aprile “incubato” nel parco tecnologico NOI di Bolzano, ha sviluppato l’applicazione per smartphone PlayYourJob, attraverso cui varie aziende in cerca di nuovi collaboratori possono selezionare i loro candidati ideali sottoponendo giochi multilivello che mettano in risalto determinate competenze trasversali, come la comunicazione chiara ed efficace, il lavoro in squadra e la pianificazione di strategie per la soluzione di un problema, così da potersi assicurare che ad arricchire il proprio personale siano soltanto lavoratori davvero compatibili con le caratteristiche richieste dalle figure professionali che lo compongono. Il cosiddetto Modello Play, utile ad esaminare il comportamento professionale degli individui a partire dalle meccaniche e dalle abitudini di gioco del soggetto, è stato ricavato dal confronto di alcuni punteggi di gioco ottenuti da un campione di quasi 20.000 persone con dei test tradizionali già validati.

Il team di Laborplay, per lo più composto da psicologi del lavoro, ha saputo negli anni caratterizzarsi per uno spiccato orientamento al mercato, alle sue innovazioni e alle sue esigenze in continuo cambiamento, senza però mai tradire i fondamenti di scientificità del metodo seguito nello sviluppo dei propri progetti. Tra i cinque fondatori del gruppo di lavoro figura anche un bolzanino, Ezio Scatolini, attivo come docente e counselor tra Bologna e Firenze, da cui il collegamento col territorio altoatesino, nello specifico con l’incubatore di imprese di IDM Alto Adige.

«Abbiamo intenzione di puntare all’internazionalizzazione del nostro progetto, e Bolzano può essere senza dubbio un buon trampolino di lancio – ha dichiarato Elena Gaiffi, responsabile vendite di Laborplay – Vediamo il NOI come cerniera tra il Nord d’Italia e il resto d’Europa, e questo può offrirci grandi possibilità, anche in termini di ricerca del personale per allargare il nostro team, o per creare una rete di conoscenze ancora maggiore: una tale realtà è difficilmente trovabile in altre zone d’Italia».

PlayYourJob, a pagamento per le aziende ma gratis per i candidati, sarà disponibile sia per dispositivi Android sia per quelli Apple, e funzionerà come un Tinder per il settore delle risorse umane, su cui il match sarà dato dal combaciare delle informazioni personali che il giocatore stesso, cioè il candidato, inserirà – e che a mano a mano correderà di dati relativi alla sua attività di gioco sulla App – e le caratteristiche dei profili delineati dalle aziende in cerca di talenti. Il meccanismo dell’etichettazione dell’utente è studiato in modo che sappia intelligentemente affinare la precisione della descrizione che si genera per ogni candidato e costantemente ricorreggerla in base ad ogni nuova sessione di gioco, cosicché ogni azienda disponga della più ampia visuale possibile sulle competenze e sulle attitudini di ciascuna delle persone potenzialmente impiegabili.

Raffaele Fabbri

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