Fisco, algoritmo contro gli evasori. Stretta sui controlli anche in Alto Adige

Controlli mirati garantendo, però, la privacy dei contribuenti. Dovrebbe scattare dall’inizio di aprile una nuova offensiva dello Stato contro l’evasione fiscale. Il condizionale sulla data rimane d’obbligo: Agenzia delle Entrate e Garante della Privacy stanno infatti lavorando di comune accordo per far sì che i controlli mirati sui conti correnti delle persone fisiche siano effettuati con tecniche che tutelino l’anonimato dei contribuenti.

«Stiamo parlando di una platea di possibili controllati molto ampia – spiega il presidente dell’Ordine dei Commercialisti ed Esperti Contabili di Bolzano, Claudio Zago –. In Alto Adige ci sono infatti 431mila conti correnti intestati a residenti, ai quali si sommano più di 50mila imprese. Ben vengano i controlli ma il nodo della privacy è per noi essenziale. I contribuenti devono essere certi di avere la massima tutela sui dati personali e sul loro utilizzo. Qualche risposta in più la avremo entro aprile, quando il ministero dell’Economia renderà noti i criteri con i quali verranno selezionati e poi esaminati i conti correnti».

Al momento, infatti, non si sa ancora in che modo si svolgeranno i controlli e soprattutto come saranno selezionati i conti correnti da prendere in considerazione. Sicuramente l’algoritmo usato dal ministero sarà in grado di incrociare più dati, con un focus particolare su bonifici e versamenti non segnalati nella dichiarazione dei redditi. «Le analisi di rischio ricalcheranno più o meno le sperimentazioni fatte nel settore dei carburanti nel 2018 finalizzate all’emersione di basi imponibili sottratte a tassazione e al recupero delle imposte evase – spiega Maurizio Postal delegato alla fiscalità di Cndcec, Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili –. Ma nessuno conosce ancora le regole del gioco».

Nel frattempo si sta scegliendo, di intesa con il Garante della Privacy, il metodo migliore per tutelare i diritti degli intestatari dei conti correnti. Una delle possibilità sul tavolo è la pseudonimazzazione, ovvero il trattamento dei dati personali in modo tale che gli stessi dati non possano più essere attribuiti a un interessato specifico senza l’utilizzo di informazioni aggiuntive, a condizione che tali informazioni aggiuntive siano conservate separatamente e soggette a misure tecniche e organizzative intese a garantire che tali dati personali non siano attribuiti a una persona fisica identificata o identificabile. Una possibilità che però, in passato, è stata definita come «poco efficace» dallo stesso Garante della Privacy.

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