Ci si può ancora fidare di Arno Kompatscher? (Spoiler: purtroppo no)

Alla domanda: “Ma ci si può ancora fidare del Presidente Arno Kompatscher?” Si potrebbe rispondere con un chiarissimo “no” e chiuderla qui. Purtroppo, però, da queste colonne gli era stato chiesto di tornare a candidarsi per mostrare che ci si può ribellare ai diktat di chi detiene il potere mediatico ed economico in provincia e quindi ora occorre fornire adeguate spiegazioni.
Dalle intercettazioni pubblicate da “Freunde im Edelweiss” era emerso come Kompatscher fosse inviso all’ala conservatrice dell’Svp, che aveva fatto di tutto per danneggiarlo e limitargli gli spazi di manovra. Si sperava quindi in un gesto di orgoglio del Landeshauptmann che, candidato per la terza volta a Presidente della Provincia, auspicabilmente si sarebbe preso le sue responsabilità e avrebbe portato l’Alto Adige nel Terzo Millennio. Invece, ha portato avanti una campagna elettorale tutta schiacciata sull’abbattimento dei lupi e sulla sicurezza, finendo, come facilmente prevedibile, per avvantaggiare gli originali rispetto alla copia. Un gran numero di elettori di madre lingua tedesca gli ha infatti preferito non solo Sven Knoll, ma persino un pittoresco personaggio come Anderlan. Questo, però, non sembra avergli insegnato nulla, anzi. Di fronte alla batosta elettorale, Kompatscher ha preferito minimizzare, si è persino detto soddisfatto del suo risultato personale, come se il crollo dei partiti che hanno governato la Provincia negli ultimi cinque anni fosse una cosa che non lo riguardava. Qualcuno dovrebbe ricordargli quali competenze si era attribuito: finanze, personale, sport, relazioni estere, Europa, Comuni, tecnologie informatiche, università, ricerca e innovazione e sanità. Detto in cifre, il 70% dell’intero bilancio provinciale.
Scendendo nei dettagli, dopo le dimissioni di Widmann, il Landeshauptmann ha preso in mano la patata bollente dell’assessorato alla sanità e ha infilato un errore dietro l’altro, buon ultimo quello relativo alla proroga della direzione a Florian Zerzer.
Come detto, ha tenuto per cinque anni le competenze su ricerca e innovazione con risultati che definire imbarazzanti è un eufemismo. Evitiamo di tornare sulla gestione dell’Università su cui ci si siamo già lungamente soffermati e ricordiamo la lungimirante gestione di Idm prima smontata in Consiglio Provinciale poi abbandonata, non solo economicamente, dalla Camera di Commercio.
Ancora, il presidente Kompatscher ha ribadito continuamente per tutto il suo mandato di voler portare a casa risultati concreti sulla sostenibilità e le politiche ambientali. Ma, nei fatti, è stato costretto a continue marce indietro non solo sul limite dei posti letto, mentre le montagne dell’Alto Adige sono sempre più orientate verso il turismo mordi e fuggi, martoriate da nuovi impianti, nuovi alberghi e nuove strade.
Il Landeshauptmann aveva puntato molto sui “Sustainability Days”, un “festival” sulla sostenibilità che era costato 2,5 milioni di euro nel 2022. Un mega evento che non solo non ha ottenuto risultati concreti, ma non è riuscito nemmeno ad arrivare alla seconda edizione.
Come si diceva, però, non è tutto questo a rendere Kompatscher poco affidabile, di amministratori scarsamente lungimiranti e concreti è pieno il mondo e l’Alto Adige non fa eccezione, capoluogo compreso.
Il punto è un altro, cosa possiamo attenderci da chi per dieci anni ha dimostrato di non volersi prendere le proprie responsabilità?
Per esempio, il presunto leader dell’anima liberal ed ecologista dell’Svp ha governato cinque anni con la Lega di Salvini, negandone però di condividerne la linea politica e sottolineando che l’alleanza l’aveva decisa l’elettorato italiano e non lui.
Cinque anni dopo, e 45.000 voti in meno, Kompatscher torna a riproporre un governo con la Lega ma anche con Fratelli d’Italia e con i Freiheitlichen, pur avendo altre opzioni a disposizione. Anche in questo caso sostiene di dover accettare decisioni prese del parlamentino Svp. Il suo predecessore l’avrebbe mai fatto? Kompatscher si è addirittura giustificato sostenendo che il suo partito si è ritrovato a gestire il risultato delle elezioni del 22 ottobre e che andava rispettata la volontà degli elettori. Altro ritornello, come se stesse accordandosi con i vincitori delle recenti elezioni, Knoll e Anderlan, che invece restano totalmente fuori dai giochi.

In conclusione, qualcuno più influente di noi dovrebbe spiegargli che non funziona così, che le scelte politiche si rivendicano e si difendono, non si può andare avanti per quindici anni a raccontare “io non posso farci nulla”. Perché se lo si pensa davvero si lascia spazio ad altri.
Come si scriveva all’inizio, è una questione di fiducia, di un “atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità”.
Ecco, che dopo attente valutazioni molti non confidino più nella capacità del Landeshauptmann ha pochissima importanza. Ne ha molta di più l’evidente constatazione che è il presidente Kompatscher a non fidarsi più di se stesso.

Massimiliano Boschi

Immagine di apertura: Arno Kompatscher (Foto: ASP/F. Brucculeri)

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