Donne lavoratrici, part time e autonomi. Lo studio Euregio sulla conciliazione tempo di vita e lavoro

I lavoratori dell’Euregio sono molto soddisfatti della conciliazione tra vita e lavoro, almeno secondo i dati emersi dallo studio congiunto di Euregio EWCS (European Working Conditions Surveys) presentato lo scorso 26 maggio a Bolzano dall’IPL, Istituto Promozione Lavoratori quale partner locale di Euregio, dell’Agenzia del Lavoro di Trento e della Camera del Lavoro del Tirolo. Secondo la ricerca, il tasso di soddisfazione riguardo all’equilibrio tra vita privata e lavoro nell’area Euregio sarebbe infatti ben dell’85%, più alto della media Europea, che si attesta sull’81%. Grafico1

Dati più che confortanti insomma, in un contesto in cui generalmente si sente invece parlare -soprattutto per quanto riguarda il lavoro femminile- della difficoltà di conciliare vita lavorativa e figli e della mancanza di strutture per l’infanzia etc. Abbiamo quindi provato ad approfondire alcuni aspetti della ricerca insieme a Stefan Perini, Direttore IPL, che subito precisa “Aspetto importante da sottolineare: i dati sulla soddisfazione sono stati scorporati, sono, per così dire, solo un tassello nell’ambito di uno studio più ampio che viene presentato in diverse tappe nell’Euregio. Nel contesto dell’indagine, abbiamo sottoposto agli intervistati un ampio ventaglio di temi, con circa 100-120 domande sul lavoro, basandoci sul questionario Eurofound di Dublino, Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e lavoro”.

“La ricerca è stata condotta su un campione rappresentativo di 4.500 persone dai più diversi ambiti lavorativi dell’Euregio e con diversi tipi di rapporto di lavoro, dai dipendenti agli autonomi” spiega Perini “e con un target di età molto ampio, che va dai 15 ai 74 anni”.  E proprio andando a disaggregare i dati per classi di età e situazione familiare vediamo che ci sono notevoli differenze: “se è vero che la percentuale di soddisfazione è alta per chi è molto giovane o oltre i 50 anni, questa scende per chi, tra i 30 e i 45 anni circa, si trova nella cosiddetta “rush hour” della vita ed è, da una parte, nel pieno della fase lavorativa e della carriera, mentre dall’altra ha i figli piccoli, o/ e anche anziani da accudire” così Perini.

 

Donne soddisfatte del part time?

Un altro aspetto -questo invece prevedibile- che ha evidenziato lo studio è che chi lavora part time riesce a conciliare meglio i tempi della vita con quello del lavoro, con le donne che danno addirittura una valutazione migliore. In realtà, spesso il part time per le donne è frutto di una rinuncia fatta a monte; il 20% delle intervistate vorrebbe, in realtà, lavorare di più. Come sottolineato nella pubblicazione dei dati anche da Isabella Speziali, direttrice dell’Ufficio studi delle politiche e del mercato del lavoro dell’Agenzia del Lavoro di Trento: “I risultati dello studio confermano che per dedicarsi alle attività lavorative molte donne accettano lavori con un impegno orario inferiore che consente di dedicare maggior tempo alla cura della famiglia. Di conseguenza bisogna interpretare con cautela l’alto tasso di soddisfazione femminile, in quanto questo è un risultato diretto di rinunce di opportunità lavorative da parte di molte donne”.Grafico2

“È un aspetto che abbiamo dibattuto molto durante la presentazione dello studio” spiega Perini “se andiamo a vedere chi fa più ore remunerate naturalmente è l’uomo rispetto alla donna, ma se al lavoro fuori casa aggiungiamo quello di cura ed accudimento, il cosiddetto care work, ecco che, sommando i due aspetti, la settimana lavorativa della donna è nettamente più lunga. Alle 30 ore in media di lavoro retribuito se ne aggiungono 60 di non retribuito, che cresce se si hanno 2 o più figli” continua Perini. Un impatto pesantissimo insomma, che non lascia molto spazio alle donne, anche se qualche correttivo sarebbe possibile.

Stefan Perini, direttore IPL

“Molte persone che lavorano a part time sarebbero disposte ad aumentare le ore in cambio di flessibilità, se ad esempio venisse data loro la possibilità di svolgere il lavoro da remoto o con orari più flessibili. Insomma, ci si lamenta della carenza di mano d’opera, ma volendo il potenziale c’è: basta un po’ di flessibilità mentale e fiducia da parte del datore di lavoro per migliorare la conciliazione nella vita di persone che si trovano ad accudire figli o anziani” continua Perini.

Autonomi in difficoltà

Altro aspetto a prima vista sorprendente dello studio: ad esprimere i giudizi meno positivi sulla conciliazione tra tempi vita-lavoro sarebbero i lavoratori autonomi, con l’81% di “soddisfatti” rispetto all’86% indicato dai lavoratori dipendenti. Autonomia non è sinonimo di flessibilità, a quanto pare “I lavoratori autonomi lavorano mediamente notevolmente più ore alla settimana rispetto ai dipendenti. Nella categoria rientrano infatti non solo i classici liberi professionisti dei servizi, ma anche dirigenti, imprenditori, albergatori e agricoltori, con settimane lavorative di 6-7 giorni e di 50/60 ore a settimana, con tante ore insomma e spesso scadenze ristrette” conclude Perini.

La prossima presentazione dello studio Euregio EWCS si terrà a Innsbruck, il 20 novembre 2023. In quest’occasione verranno illustrati i risultati riguardanti il tema del clima di lavoro, che comprende tra le varie voci l’atmosfera lavorativa tra i colleghi, il livello di fiducia e coesione sul posto di lavoro e la fiducia tra dipendenti e dirigenti.

Lo studio completo sulla conciliazione vita lavoro è scaricabile qui

Caterina Longo

Immagine in apertura:  StartupStockPhotos da Pixabay

 

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