Da Brunico a Tokyo, la DAD che unisce per imparare l'inglese

Un’esperienza che getta lo sguardo sul futuro post-Covid e che identifica nella Didattica a Distanza non solo il surrogato dell’impossibile lezione in presenza che la pandemia ci ha fatto conoscere, ma uno strumento per incentivare il confronto e favorire l’interazione, sperimentando e valorizzando linguaggi e percorsi didattici innovativi. È il progetto “unibz-Meisei MSSP2_Didattica Online per Alunni della Scuola Primaria” avviato dalla prof.ssa Maria Cristina Gatti, linguista e docente di didattica della lingua inglese alla Facoltà di Scienze della Formazione a Bressanone. Nella primavera di quest’anno, la prof.ssa Maria Cristina Gatti aveva avviato un progetto di ricerca internazionale incentrato sul miglioramento della didattica online dell’inglese. L’obiettivo del progetto era elaborare buone pratiche dell’insegnamento della lingua inglese in modalità virtuale a bambini della scuola primaria. Il progetto ha attualmente concluso la seconda fase: il vero e proprio cuore dell’iniziativa di ricerca. Due classi di scuole elementari dell’Alto Adige e del Trentino – una di Brunico (dell’istituto Bachlechner) e una di Trento (scuola primaria Nicolodi, Istituto comprensivo di Trento 3) – e un gruppo di bambini giapponesi coetanei, per un totale di 70 bambini, sono stati i destinatari e protagonisti della didattica realizzata in modalità sincrona nella forma di brevi lezioni/incontri.

Le lezioni sono il prodotto della cooperazione tra 36 studenti di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano e 36 colleghi della Meisei University di Tokio. I 72 studenti universitari sono stati suddivisi in 10 squadre che, accompagnate e affiancate dai docenti universitari esperti di didattica della lingua inglese, hanno ideato, coordinato e realizzato gli incontri tra gruppi misti composti da bambini italiani e giapponesi. Nel mese e mezzo precedente agli interventi didattici, il lavoro è stato molto intenso: i docenti e gli studenti delle due università hanno messo a confronto le competenze e metodologie acquisite nei diversi sistemi nazionali di educazione e formazione, hanno creato dei “pacchetti didattici” poi messi alla prova negli incontri con i bambini. La didattica, in questo caso, ha privilegiato lo sviluppo di competenze comunicative basate esclusivamente sul parlato. Ciò perché, nelle scuole primarie, i bambini giapponesi imparano l’alfabeto romano attraverso la lingua inglese all’età di 9 anni, quindi l’apprendimento della lingua inglese fino a quell’età avviene unicamente in forma orale.

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“Il progetto mira a promuovere la cooperazione transnazionale mediante il coinvolgimento di docenti e studenti di vari atenei volta all’elaborazione in modo sperimentale di forme innovative di didattica online della lingua  inglese. L’obiettivo formativo del progetto è duplice”, commenta la prof.ssa Maria Cristina Gatti, “Da una parte intende offrire agli studenti universitari un’opportunità di confronto e collaborazione con pari a livello internazionale per l’elaborazione propositiva di linguaggi e modalità innovative di didattica a distanza. Dall’altra, vuole dare la possibilità ai bambini della scuola primaria di partecipare ad un progetto didattico internazionale di cui loro stessi sono al centro sia come destinatari sia come soggetti attivi, e in cui la lingua inglese rientra in quanto obiettivo didattico-formativo e mezzo comunicativo”.

Il progetto si articola in due fasi. Nella prima, avviata in primavera, il consorzio di università coinvolte comprendeva, oltre a unibz, atenei di nove diversi Paesi: Meisei University (Giappone), Ötvös Loránd University (Ungheria), Transilvania University (Romania), Comenius University (Slovacchia), Ghent University (Belgio), Instituto Nacional Politecnico (Messico), Paññāsāstra University (Cambogia), Belarus State Economic University (Bielorussia) e British Teaching University (Georgia).

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