Crisi economica, crolla il Pil in Alto Adige: si va dal -4 al -11% nel 2020

Preoccupa, e non poco, l’andamento del Pil dell’Alto Adige diminuito drasticamente per via della crisi legata al Coronavirus. Mentre Provincia e enti di categoria cercano la soluzione per far ripartire le imprese e l’economia, i dati previsti dall’IRE sono inequivocabili: nel 2020 il prodotto interno lordo provinciale farà registrare una contrazione compresa tra il 7 e l’11 percento. E i primi effetti della recessione nel mercato del lavoro si sono visti a nel mese di marzo, on il numero degli occupati dipendenti sceso del 4,5 percento rispetto allo stesso mese del 2019, soprattutto per effetto della chiusura del comparto turistico.

Ed è presto detto perché il nostro territorio sia tra i più a rischio: a differenza di quanto accaduto nel 2008 in occasione della crisi finanziaria, questa volta l’Alto Adige potrebbe soffrire maggiormente rispetto al resto d’Italia, soprattutto a causa della grande importanza che nella nostra Provincia rivestono alcuni settori fortemente colpiti dalle misure di contrasto all’epidemia, quali il turismo, il commercio al dettaglio e l’automotive. Basti pensare che quest’anno la stagione turistica invernale si è conclusa anticipatamente l’11 marzo.

Il Segretario generale della Camera di commercio Alfred Aberer pone l’accento sulla necessità di interventi coordinati da parte di tutti i soggetti coinvolti: “L’epidemia causata dal Coronavirus sta mettendo a dura prova il sistema economico. Negli ultimi anni la dinamica dell’economia altoatesina è stata favorevole e le imprese hanno dimostrato una grande resilienza rispetto alle difficoltà congiunturali, ma ora si rendono necessari interventi massicci di sostegno, in stretta collaborazione tra la Provincia, il sistema bancario e le istituzioni statali ed europee.”

Lo studio Astat

Oltre ai numeri della Camera di Commercio, ci sono anche quelli dell’istituto di statistica, che fa registrare un calo del Pil compreso tra il 3,8% – nel caso la chiusura si limiti a due mesi – e il 5,6% – nel caso la chiusura delle attività duri tre mesi -. Come fa sapere l’Istituto, più lunga sarà la chiusura delle attività più lenta e incerta sarà la ripresa economica. A fare la differenza sarà l’incognita riguardante il turismo estivo. Lo scenario si delinea particolarmente negativo, con un crollo possibile fino al 20%.

 

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