Il Covid presente anche nelle acque reflue dell'Alto Adige

In Alto Adige un’analisi delle acque reflue ha evidenziato un’elevata presenza del coronavirus. L’assessore all’ambiente Giuliano Vettorato ha riferito quest’oggi di un progetto avviato dall’Agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima, in collaborazione con l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige e con i gestori dei depuratori coinvolti, finalizzato all’analisi della presenza del materiale genetico del Covid-19 all’interno delle acque reflue.

“Si tratta di un progetto innovativo e sperimentale – ha spiegato – che parte da questo dato: il 20% delle persone infette, non importa se sintomatiche o meno, espelle il virus nelle acque reflue”. Per effettuare le analisi sono stati individuati 9 depuratori (Bolzano, Termeno, Pontives, Merano, Media Venosta, Bressanone, Alta val d’isarco, Tobl e WasserfeldI) sui 50 esistenti sul territorio provinciale, che permettono di monitorare circa il 70% della popolazione. In questo modo si ha un campione significativo per valutare la presenza del virus nella popolazione monitorata sulla base della presenza del materiale genetico del SARS-CoV-2 nelle acque reflue. “Si tratta di un’indagine innovativa che è ancora nella fase iniziale, e con i dati disponibili è possibile riconoscere un trend generale per bacini di utenza – sottolinea l’assessore all’ambiente – quello che si evince è un aumento costante del numero dei campioni contenenti il materiale genetico del virus. In aumento è anche la quantità del materiale genetico in ogni singolo campione. Sono indicazioni che danno un trend di prospettiva”.

 

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