Caro bollette, le comunità energetiche modello per la conversione ecologica

Tra i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 c’è l’obiettivo 7 “Energia pulita e accessibile”. L’obiettivo è garantire a tutti l’accesso a sistemi energetici economici, affidabili, sostenibili e moderni entro il 2030. Il contributo che le comunità energetiche possono dare a questo scopo è importante. Le comunità energetiche (note anche come comunità per le energie rinnovabili) possono essere formate da individui, imprese e autorità locali. Si dotano di infrastrutture per produrre energia da fonti rinnovabili e per produrre, immagazzinare, vendere e consumare energia. I membri sono quindi spesso “prosumer”, cioè persone che producono e consumano energia allo stesso tempo. La forma più importante, in termini di installazioni, è attualmente il fotovoltaico. Ad esempio, se installate un impianto fotovoltaico, potete consumare l’energia autoprodotta collettivamente con i vostri membri in una comunità energetica.

“Si tratta di un cambiamento di paradigma”, ha spiegato Manuela Paulmichl, direttrice dell’Ufficio provinciale per lo Sviluppo della cooperazione, che ha moderato la tavola rotonda. “Così i soci non agiscono solo come consumatori ma anche come produttori, con vantaggi economici e sociali. Inoltre, le comunità energetiche utilizzano risorse rinnovabili e quindi promuovono un approvvigionamento energetico sostenibile, locale e pulito”. Il loro scopo è quindi quello di contribuire alla neutralità climatica e di far progredire la transizione energetica attraverso le energie rinnovabili.

La forma cooperative è la più adatta

Come hanno sottolineato i rappresentanti delle associazioni cooperative altoatesine presenti durante un incontro dedicato in Fiera a Bolzano – Federazione Raiffeisen, Coopbund, Cooperdolomiti e AGCI – “il modello cooperativo è proprio orientato a questo sviluppo, perché la promozione dei soci e del territorio di riferimento sono sempre in primo piano in una cooperativa.” Le cooperative hanno un orientamento democratico e si applica il principio della “porta aperta”: chiunque abbia i requisiti può diventare socio.

D’altra parte, sono costituite come una società e sono gestite in modo trasparente, il che le rende adatte ad attività complesse. “Per questo motivo, la forma cooperativa è molto adatta alla creazione di comunità energetiche”, hanno dichiarato i rappresentanti delle associazioni cooperative. Collaborano con l’Ufficio provinciale per lo Sviluppo della cooperazione per sostenere il modello della “comunità energetica in forma cooperativa” in Alto Adige.

Presupposti giuridici entro la fine dell’anno

La possibilità di istituire comunità energetiche risale all’entrata in vigore della Direttiva UE sull’efficienza energetica nel 2018; in Italia è stata resa possibile lo scorso anno con la conversione in legge del decreto “Milleproroghe”. “Non siamo ancora a buon punto, ma entro la fine dell’anno in Italia dovrebbero essere in vigore tutte le misure legali per facilitare la creazione di comunità energetiche in forma cooperativa”, ha riferito Barbara Passarella della Federazione delle cooperative Raiffeisen.

Si tratta soprattutto di consentire ai soci che non sono fisicamente vicini di formare comunità energetiche, ha spiegato Enrico Bramerini, presidente di Cooperdolomiti, che ha parlato dell’importanza storica delle cooperative energetiche in Italia e ha sottolineato il grande significato della nuova forma di comunità energetica a livello europeo. Anche per Nicola Grosso, vicedirettore dell’AGCI, la forma cooperativa è la forma giuridica più adatta a soddisfare le esigenze dei membri delle comunità energetiche. “Il principio dell’auto-aiuto è nel DNA delle cooperative. Inoltre, questa forma giuridica è adatta a riunire tutti gli attori – dalla produzione all’alimentazione, della rete fino al consumo – sotto un comune denominatore”.

Infine, Alex Baldo di Coopbund Alto Adige ha sottolineato che, sebbene il sostegno istituzionale sia importante, l’iniziativa di creare comunità energetiche deve sempre provenire dal basso: “Ci vogliono cittadini attivi e piccole e medie imprese attive. Ma siamo fiduciosi, perché l’Alto Adige è un terreno fertile per la cooperazione”.

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