Il teatro sul velluto. Claudio Bisio in "La mia vita raccontata male"

Per la prima nazionale di “La mia vita raccontata male“, la platea del Teatro Comunale di Bolzano torna finalmente a essere piena in ogni ordine di posti ed è la migliore notizia possibile. Dopo un breve e inevitabile rodaggio, Claudio Bisio fa suoi i testi di Francesco Piccolo, prende i tempi giusti, la regia non fa danni e lo spettacolo corre via liscio come una Tesla su un’autostrada appena asfaltata
Le disavventure amorose del protagonista, la battaglia con il figlio “giapponese” e l’autoironia con cui Bisio/Piccolo confessa la risposta che gli sgorga dal cuore quando la figlia gli propone di ospitare in casa una coppia di profughi: (“due sole parole: col cazzo!”) divertono e soddisfano il pubblico

Una domanda continua, però, a insinuarsi rischiando di rovinare l’idillio: “Che senso ha un’operazione simile?”
Perché portare a teatro i testi di Francesco Piccolo che funzionano benissimo anche quando li leggiamo da soli e riscuotono un grande successo quando li legge lo stesso autore? Bisio fa benissimo il suo, i testi di Piccolo gli calzano a pennello, ma questo è sufficiente?
Perché uscire di casa, trovare parcheggio, tenersi la mascherina Ffp2 per due ore se lo svago è lo stesso di quando si guarda Zelig alla Tv, o si legge un libro? Che fascino hanno le operazioni a rischio zero?
La domanda sembra non trovare risposta fino a quando non viene evocata Mara Venier, quando il protagonista alle prese con le prove di uno spettacolo di Brecht si butta sul divano per guardare “Domenica in” e i suoi stupidi quiz telefonici.
In particolare, quello in cui per vincere non serve nessuna conoscenza particolare e nemmeno un briciolo di arguzia, basta far parte degli spettatori della trasmissione. Un numero telefonico viene estratto a sorte e se qualcuno risponde “Domenica in!” invece di “Pronto?”, si porta a casa un sacco di soldi E a casa di Bisio/Piccolo trilla il telefono proprio in quel momento li, la tentazione di alzare la cornetta e rispondere “Domenica in” è fortissima, ma Bisio resiste, la possibilità di fare brutta figura con i suoi amici, di far sapere al mondo che anche lui guarda “Domenica in” lo blocca. Pensa che la sua bolla non lo perdonerebbe mai, è convinto che i suoi amici passino il tempo leggendo saggi impegnati e a risolvere i problemi del mondo e decide di non compiere quel gesto liberatorio, non urla “Domenica in!” alla cornetta, non rompe il muro dell’ipocrisia.
Lo spettacolo non lo rivela, ma se avesse controllato la cronologia del PC degli amici intellettuali, o la lista di chi seguono sui social, se avesse saputo che non gli rispondono quando telefona all’orario della soap, non avrebbe perso la possibilità di parlare con la adorata Mara Venier e di vincere soldi facili.
Ed ecco, in perfetto stile Piccolo, il suggerimento di una possibile risposta alla fastidiosa domanda. Lo spettacolo può tornare utile proprio a chi si vergogna di guardare “Domenica in” o di seguire Belen su Instagram, a chi non riesce a confessare di non perdersi una puntata di “Un posto al sole”. Con loro, e solo con loro, potrebbe avere un sanissimo effetto liberatorio.

Da qui in poi, lo spettacolo si avvia verso il finale in completa discesa, fino a quando non arriva il brevissimo sermoncino di chiusura. Quello in cui si liscia il pubblico invitandolo ad accettarsi così come è, a non abbandonare l’Italia qualunque cosa dovesse capitare. E, imparata la lezione, sgorgano dal cuore le stesse due parole di papà Bisio: “Col cazzo!”, “col cazzo!”.

Massimiliano Boschi

 

Foto di apertura: credit Marina Alessi

 

La mia vita raccontata male:

da Francesco Piccolo
con Claudio Bisio e tre musicisti
regia Giorgio Gallione
scene Guido Fiorato
musiche Paolo Silvestri
luci Aldo Mantovani
Produzione Teatro Nazionale di Genova

Al Teatro Comunale di Bolzano sabato 29 gennaio alle 20.30, domenica 30 gennaio alle ore 16

 

Ti potrebbe interessare