Chi e Cufter? Il mistero del fotografo che a inizio Novecento ha immortalato l'Alto Adige

Nel luglio del 2020 ha fatto la sua apparizione su Instagram il profilo di un misterioso Cufter , che si autodefiniva un “fotografo triestino” intento a “mostrare l’Italia di inizio ‘900 attraverso le mie foto inedite”. In effetti, Cufter ha iniziato a pubblicare periodicamente delle fotografie d’epoca in bianco e nero, raccontando aspetti della sua vita e dell’Italia di inizio secolo, ma non solo: l’enigmatico Cufter intratteneva corrispondenze con i molti curiosi ed appassionati che commentavano le sue immagini, rispondendo con il linguaggio del suo tempo. Dopo due anni di mistero su internet, precisamente nel maggio del 2022, è uscito – pubblicato da Castelvecchi Editore – l’omonimo romanzo “Chi è Cufter?”, che rivela ogni dettaglio sul fotografo a partire dalla sua identità. Si tratta di Carlo Coretti, irredentista triestino, appassionato esperto di fotografia stereoscopica (ovvero tridimensionale), molto attivo politicamente e culturalmente nell’Italia di inizio secolo. Un personaggio noto nella sua epoca, ma dimenticato dopo la sua morte, che ha intrattenuto corrispondenze con la regina Margherita, Gabriele D’Annunzio e molti altri personaggi di quel periodo storico. E che ha lasciato un vasto archivio di fotografie, che comprende moltissime immagini scattate anche in Alto Adige /Südtirol.

Bolzano, Via Argentieri in una foto storica di Carlo Coretti alias Cufter. Foto courtesy Stefano Corso

A raccontare la sua arte è Stefano Corso, fotografo romano e autore del romanzo: “Tutto è cominciato quando io, la mia compagna ed una nostra cara amica esperta in storia dell’arte abbiamo acquistato questa collezione a scatola chiusa per catalogarla e capire se fosse frutto del lavoro di un singolo fotografo o di più autori. Questa ricerca è durata sette anni, e ci ha condotti a quasi settemila negativi fotografici e alla ricostruzione della vita di chi li aveva scattati, un fotografo misterioso tornato dal passato, che racconta l’Italia del dopoguerra. Abbiamo scelto questa strada dei social con l’arrivo della pandemia, pensando che fosse il modo più semplice ed efficace per divulgare la nostra ricerca e tutto ciò che ne era emerso. Inizialmente non avevamo grandi aspettative, ma siamo stati molto contenti nel vedere che col tempo le persone si sono incuriosite ed appassionate al lavoro di Cufter. Insomma, questo “influencer di fine ‘800” è riuscito a creare una bella community, non chissà quanto numerosa, ma sicuramente fedele. Grazie ai seguaci più accaniti -che abbiamo anche avuto modo di incontrare di persona in questi due anni- siamo riusciti a catalogare diverse immagini; attualmente ne mancano ancora 250, ma siamo fiduciosi che il pubblico ci aiuterà in questo”.
Come accennato, gran parte del lavoro di Cufter – o Carlo Coretti – si concentra sulla storia dell’Alto Adige attraverso i suoi paesaggi e monumenti. “Nella collezione ci sono almeno 700 scatti di città e paesi sparsi tra il Trentino e l’Alto Adige – spiega Corso – Tutti realizzati tra il 1924 ed il 1931, quando quella zona era ormai diventata italiana. Si può quindi dire che Cufter sia stato il primo a raccontare i nuovi confini italiani dopo la guerra, documentando quel periodo storico attraverso la sua fotografia. Insomma, Cufter, che attraverso la fotografia intendeva indagare la storia dell’Italia di fine secolo, ha trovato nel territorio altoatesino un terreno fertile, in cui collezionare centinaia di vedute che rappresentassero il suo tormento bellico. Lo scatto che immortala l’inaugurazione del monumento alla Vittoria a Bolzano ne è l’esempio perfetto. Inoltre, dietro a questo trasferimento all’estremo nord si cela anche la sua seconda passione: la montagna”.

 

Un movimentato fotoromanzo nazionale

Ma chi era realmente Coretti? Da dove lo pseudonimo “Cufter”? Corso ci svela solo parte della vita singolare e a tratti avventurosa del fotografo di fine secolo. Il resto lo si può leggere nel romanzo, dove il racconto della scoperta si intreccia, a capitoli alterni, ad un’autobiografia romanzata. “Ricostruire la sua storia – spiega Corso – è stato estremamente impegnativo. Dal momento che nella scatola contenente la collezione non c’era alcun indizio, abbiamo cominciato l’indagine dall’unica cosa in nostro possesso: gli scatti. Abbiamo seguito i suoi itinerari, ricostruito date e luoghi, rintracciato diverse lettere e documenti sparsi nei musei con cui collaborava. Era chiaro che si trattasse di un fotografo tecnicamente preparato, abbastanza conosciuto nel suo ambiente: aveva infatti collaborato con alcuni musei, venduto le sue immagini a privati e non, e pubblicato qualche articolo su riviste di fotografia“.

Stefano Corso. Foto Rina Ciampolillo

In compagnia della sua fedele Verascope Richard – una macchina robusta, con due obiettivi poco distanti l’uno dall’altro, in grado di scattare contemporaneamente due inquadrature con prospettive differenti – Cufter ha girato l’Italia in lungo e in largo, andando a caccia di panorami e vedute con un significato simbolico. Un vero e proprio street photographer d’altri tempi, che immortalava strade, scorci, monumenti e pedoni nelle principali città italiane. “Coretti – continua Corso – si trovava a Messina prima del devastante terremoto del 1908, era riuscito a fotografare l’abbazia di Montecassino prima della sua distruzione, i giorni della Reggenza del Carnaro a Fiume, luoghi e paesaggi italiani dalla Val d’Aosta alla Sicilia che non esistono più, scavi archeologici e spazi museali, spinto solo dal grande amore per l’Italia, in cui era arrivato esule da una Trieste austriaca. Non scattava mai a caso, andava sempre alla ricerca di un collegamento storico, creando così una sorta di movimentato fotoromanzo nazionale. Anche dal punto di vista tecnico era sicuramente preparato: giocava sempre con i piani e le prospettive, nel tentativo di esaltare l’effetto tridimensionale e evitare “l’effetto cartolina”.

Dietro questo enorme lavoro di ricerca, c’è la passione di Stefano Corso, fotografo professionista: “la mia passione per la fotografia – spiega Corso – nasce intorno agli 11 o 12 anni. Dal momento che mia madre scattava per hobby, sono cresciuto in mezzo a macchine fotografiche, pellicole e vecchie foto stampate. Mi ha sempre affascinato l’aspetto vintage della fotografia. Nonostante io sia laureato e specializzato in giurisprudenza, ho scelto di diventare fotografo professionista e di fare della mia passione il mio lavoro.”  Un po’ come Cufter, Corso ama viaggiare e raccontare ciò che vede attraverso l’obiettivo: “Io nasco principalmente come street photographer – conclude – mi è sempre piaciuto vagare per le città d’Europa e lasciarmi ispirare. Nei miei scatti cerco sempre di cogliere gli aspetti surreali che stanno nel reale, nel tentativo di dare una mia interpretazione alla realtà che mi circonda. Tutto ciò in maniera assolutamente spontanea, senza costruire le foto. Sia analogico che digitale, anche se tendenzialmente il digitale – con le sue infinite possibilità – lo utilizzo per il lavoro, mentre custodisco l’analogico per il tempo libero.”

Ora la community online di Cufter si chiede se avrà mai modo di vedere dal vivo i suoi scatti, oppure se resteranno per sempre custoditi nel digitale. “Stiamo cercando di organizzare un’antologia e poi magari spacchettare il lavoro in tante piccole mostre tematiche e geografiche. Prima ancora però, ci piacerebbe omaggiare il lavoro di Coretti con una mostra che racconti al meglio tutto il suo lavoro. Stiamo cercando sponsor ed enti interessati a sostenerci. Piano piano…”

Vittoria Battaiola

 

Stefano Corso è un fotografo professionista che vive e lavora tra Roma e Berlino. È stato curatore del blog “Fermo Immagine” sul sito della RAI e coordinatore dei fotografi dell’Italian Theather Festival Inscena a New York, ed è stato invitato come relatore per diverse mostre italiane, quali Photoshow (Milano e Roma), Fotografica 2012 (Milano) ed il Festival della Fotografia di Pesaro nel 2013. I suoi lavori “Surprise!”, “Mala Strana” e “Generations” sono stati premiati con la Menzione d’Onore all’IPA (International Photography Awards) prima nel 2007 e a seguire nel 2009. Corso ha organizzato anche diverse mostre personali e collettive. Dal 2011 collabora con Airbnb come fotografo di interni e Airbnb Luxury Photographer, mentre dal 2017 è consulente per questioni legali e di copyright legate alla fotografia. 

 

Immagine in apertura: uno scatto di Carlo Coretti alias Cufter in Alto Adige. Foto courtesy Stefano Corso

 

 

 

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