Bolzano, approvata la legge provinciale sui consultori familiari tra limiti e promesse

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Bolzano. Il 9 maggio scorso è stata approvata dal Consiglio provinciale la nuova legge sui consultori familiari con l’obiettivo di riorganizzare e rafforzare i consultori familiari in Alto Adige e di ampliarne i servizi. Per l’occasione l’assessore provinciale alla Prevenzione sanitaria e Salute, Hubert Messner ha espresso la convinzione che  l’ampliamento della gamma di servizi e la sicurezza dei finanziamenti rafforzeranno in modo duraturo la rete di sostegno alle famiglie in tutto l’Alto Adige. “Secondo Messner, l’approccio interdisciplinare, che combina le specializzazioni mediche, psicologiche e sociali, è particolarmente importante. Questo permette ai consultori di reagire alle situazioni di stress in una fase iniziale e di offrire aiuto da un’unica struttura” si legge in una nota stampa dell’Assessore. Forti dubbi erano stati espressi in una conferenza stampa prima della discussione in Consiglio proviciale dai Verdi,  per cui la normativa introdurrebbe elementi critici che rischiano di compromettere il ruolo dei consultori come spazi di tutela e supporto per le donne e le famiglie. In particolare, con l’introduzione del nuovo sistema organizzativo si vorrebbero dichiarare ufficialmente come consultori anche gli ambulatori distaccati, dove non è sempre garantita la presenza di tutte le figure professionali di base, come psicologa/o, ginecologa/o, ostetrica/o e assistente sociale. La riforma introdotta dalla Provincia di Bolzano servirebbe semplicemente ad ottemperare alla normativa nazionale secondo cui occorre avere un consultorio ogni 20.000 abitanti per accedere ai fondi del PNRR.

Rosmarie Pamer, assessora provinciale alla Coesione sociale e famiglia, e Hubert Messner, assessore provinciale alla Prevenzione sanitaria e Salute. (Foto: USP/Fabio Brucculeri)

La discussione in Consiglio provinciale (in cui non sono mancati momenti di accesa discussione e interventi surreali), è stata accompagnata anche da un flash mob di protesta delle “Frauenmarsch- Donne in marcia” che si sono messe fisicamente “di traverso” formando con i loro corpi il simbolo femminile nella piazza davanti al Consiglio per chiedere, tra l’altro, la laicità dei consultori, l’educazione sessuale nelle scuole e l’accesso gratuito ai metodi contraccettivi, richieste rimaste inascoltate fino ad ora.
La legge ha accolto due emendamenti proposti dai Verdi: l’eliminazione del passaggio sull’introduzione, nei consultori, della figura dei “consulenti di etica clinica”  – possibile apripista a figure che potrebbero condizionare la libertà di scelta delle donne – e il passaggio per cui non si sarebbe potuto retribuire i tirocini svolti presso i consultori da giovani professioniste e professionisti. Non è invece stata accolta la proposta per la fornitura gratuita di contraccettivi alle giovane donne, ma dovrebbe essere inclusa nel disegno di legge omnibus che sarà discussa nel prossimo luglio.

Cat.Lo.

Immagine in apertura: la protesta delle Donne in marcia davanti al Consiglio Provinciale il 7 maggio scorso. Foto Manuela Tessaro

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