Roma impugna il bilancio della Provincia: «Mancano le coperture finanziarie»

Il Consiglio dei Ministri ha impugnato innanzi alla Corte Costituzionale il bilancio di previsione 2021-2023 della Provincia di Bolzano, approvato il 18 dicembre scorso dal Consiglio provinciale, a causa della mancata copertura finanziaria. Punto cruciale, quest’ultimo, che potrebbe rallentare l’annunciata manovra di 500 milioni di euro per erogare ristori e sostegno al reddito provinciali alle aziende, ai lavoratori e alle famiglie.

Come si legge da una nota di Palazzo Chigi, “l’articolo 6 risulta privo di adeguata copertura finanziaria e, pertanto, eccede dalle competenze statutarie, in violazione dell’articolo 81, terzo comma, della Costituzione; si impugna la legge della Provincia autonoma di Bolzano n. 17 del 22/12/2020, recante “Bilancio di previsione della Provincia autonoma di Bolzano 2021-2023”, in quanto gli articoli 2 e 3 si pongono in contrasto con la normativa vigente e, pertanto, eccedono dalle competenze statutarie attribuite alla Provincia autonoma, in violazione dell’art. 81, terzo comma, della Costituzione”.

Rebus ristori

“Che il bilancio 2021 fosse problematico – commenta Claudio Corrarati, presidente della CNA-SHV – lo sapevamo dall’autunno dello scorso anno, tanto più che da almeno tre anni, al tavolo delle parti sociali, evidenziamo la rigidità dei bilanci provinciali annuali bloccati per quasi l’80% da spese correnti, con impossibilità di stanziare adeguate risorse agli investimenti o, come accaduto nel 2020 e sta accadendo quest’anno, di reperire nel bilancio risorse per situazioni d’emergenza. Adesso la preoccupazione è duplice. Da un lato vediamo che tutti gli investimenti sono stati spostati sul Recovery Plan, sul quale, però, non c’è stata alcun confronto tra Provincia e parti sociali e comunque l’iter nazionale ed europeo segue tempi abbastanza lunghi. Dall’altro, temiamo che i più volte annunciati ristori provinciali non abbiano effettiva copertura finanziaria. Senza aiuti provinciali, lo ribadiamo, molte aziende saranno costrette a gettare la spugna perché sono state chiuse con ordinanza provinciale mentre per le valutazioni del Governo e del Ministero della Salute dovevano rimanere aperte e da Roma non ricevono ristori”.

L’Alto Adige in queste settimane una regolamentazione epidemiologica da zona rossa (tutta la provincia) o ultra rossa (Merano, Lana, Val Passiria), ma per il ministero della Salute risulta in zona arancione. A novembre i 720 parrucchieri altoatesini vennero chiusi nonostante la zona rossa nazionale non lo prevedesse e non hanno ricevuto alcun ristoro. Nel periodo natalizio, analoga sorte è toccata ai 320 centri estetici, anch’essi sprovvisti di ristori. Adesso rischiano di rimanere senza ristori nazionali quasi 8.000 aziende del commercio, altre 8.000 tra bar e ristoranti e un migliaio di attività produttive, anche artigianali, chiuse nelle zone ultrarosse. “Se non arrivassero ristori provinciali, l’intera economia andrebbe in sofferenza: non ci saranno soldi per pagare le tasse, rispettare le rate di mutuo e prestiti, affidare manutenzioni agli artigiani, pagare i fornitori e, soprattutto, i dipendenti”, spiega Corrarati.

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