Aumentano le imprese dei migranti, a Bolzano crescita record di oltre il 22%

Economia. Le persone con background migratorio non lavorano soltanto come dipendenti ma avviano anche imprese; anzi, tendenzialmente lo fanno più di frequente di quanto non faccia la popolazione locale. Queste imprese a titolarità straniera sono una realtà ormai strutturale nel nostro Paese che ha registrato una crescita costante nonostante la pandemia: si tratta di aziende presenti soprattutto al nord, con caratteristiche peculiari che arricchiscono il panorama imprenditoriale italiano. A confermarlo sono i numeri del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio riferiti al periodo 2018-2022 elaborati da Unioncamere-InfoCamere sulla base di Movimprese, l’analisi statistica sull’andamento della demografia delle imprese italiane.
Va specificato che per imprese di stranieri si intende l’insieme delle imprese in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%, mediando le composizioni di quote di partecipazione e cariche ricoperte. Attualmente, questo tipo di aziende in Italia sono una su 10: si tratta di quasi 647.797 imprese e 888.245 persone disseminate sul territorio, al 30 giugno 2021. Negli ultimi cinque anni, l’imprenditoria straniera ha fatto segnare una crescita cumulata del 7,6% a fronte di un calo delle imprese autoctone del 2,3%. In termini assoluti, queste dinamiche non riescono dunque a compensare la scomparsa di attività italiane: dal 2018 ad oggi, infatti, le imprese di stranieri sono aumentate di 45.617 unità mentre le non straniere diminuite di 126.013 unità, cosicché il totale complessivo della base imprenditoriale del Paese si è ridotto di 80.396 imprese.

Regioni a confronto – spicca il Nord

Quella imprenditoriale è una realtà diffusa in maniera disomogenea in Italia. Nello specifico, è al nord che si trova il numero più elevato di aziende con titolari non italiani – ma d’altronde, questa è anche l’area della penisola con il maggior numero di residenti stranieri. Nella top 5 rientrano: Liguria (con un’incidenza del 18,1% per un totale di 24.245 imprese straniere), Toscana (con un’incidenza del 17,7% per un totale di 61.142 imprese straniere), Lazio (con un’incidenza del 17,0% per un totale di 80.632 imprese straniere), Lombardia (con un’incidenza del 15,2% per un totale di 123.950 imprese straniere) ed Emilia-Romagna (con un’incidenza del 15,1% per un totale di 60.029 imprese straniere). Per quanto riguarda i centri urbani invece, evidentemente sono le città più popolose della penisola a ospitarne il maggior numero: al primo posto Roma, seguita da Milano, Torino, Caserta e Prato. A Roma, in particolare, sono registrate più di 45mila imprese non italiane, di cui quasi la metà nel settore del commercio al dettaglio. Numeri anche più significatovi come incremento sono quelli del Trentino-Alto Adige, dove nel quadriennio si raggiunge +21,8% che porta il totale a 9.116 (l’8,1% delle imprese presenti). Solo a Bolzano dal 2018 al 2022 la crescita è del 22,2%.

fonte: openpolis

 

Focus Alto Adige

La Camera di commercio di Bolzano definisce impresa straniera “l’azienda che è posseduta e gestita da persone fisiche che non sono nate in Italia”. In Alto Adige si tratta soprattutto di imprese nei settori del commercio, dei servizi e dell’edilizia. Per l’80% circa si tratta di piccole imprese con meno di dieci dipendenti. Gli imprenditori provengono in gran parte dal Marocco (14,8 %), dalla Cina (11,3 %) e dalla Romania (10,7 %). L’imprenditoria – a Bolzano come nel resto d’Italia – può essere sia segnale di un’integrazione economica riuscita all’interno della società ospitante che l’espressione di un’esclusione dal mercato del lavoro. Per quanto l’imprenditoria sia in grado stimolare lo scambio tra persone con o senza background migratorio e l’apprezzamento reciproco, non può tuttavia essere considerata una soluzione al precariato o alla discriminazione sul mercato del lavoro. In ogni caso, le aziende straniere sono ora parte integrante dell’economia altoatesina, e qualora non siano immerse nell’ambiente sociale, si corre il rischio di mercati paralleli.

fonte: openpolis

Le caratteristiche dell’imprenditoria migrante

Secondo i dati raccolti sia da Unioncamere che da Censis, l’imprenditoria straniera ha delle caratteristiche peculiari che la differenziano da quella italiana – spesso arricchendola.
Innanzitutto, le aziende straniere hanno un impatto significativo sul territorio in cui sorgono perché spesso occupano gli spazi lasciati dagli imprenditori autoctoni; hanno inoltre dei punti di forza, legati al bagaglio culturale di chi le gestisce, che ne favorisce la competitività e l’internazionalizzazione rispetto alle imprese italiane. Spesso si tratta di aziende dotate di grande flessibilità, anche per il frequente ricorso a risorse umane a livello familiare, a manodopera immigrata spesso sottopagata e talvolta a pratiche informali o al lavoro irregolare. Tra i lati negativi, invece, la scarsa conoscenza dell’impianto normativo italiano e spesso anche la scarsa padronanza linguistica, che contribuiscono a creare debolezze, così come la scarsa capitalizzazione e il basso accesso al credito.

Una questione emersa frequentemente tra Camere di Commercio ed enti di rappresentanza riguarda la comune difficoltà ad entrare in contatto, interagire, conoscere e coinvolgere le imprese di migranti dei propri territori. Questa situazione risulta un elemento a sfavore di entrambi: sia delle organizzazioni, che esprimono una conoscenza parziale degli attori economici dei propri territori che delle imprese di migranti, che non fruiscono dei servizi offerti e non hanno un interlocutore a cui esprimere i propri bisogni. A tal proposito, esistono delle buone pratiche da adottare per arginare queste distanze. La maggior parte di queste iniziative riguarda attività di orientamento per aspiranti o neo-imprenditori migranti, seguite da attività di formazione, con un maggiore affiancamento nelle fasi di avvio o iniziali dell’impresa. Nello specifico, si parla di sostegno a donne migranti imprenditrici, digitalizzazione, internazionalizzazione e guide per imprenditori stranieri. Inoltre, le Camere di Commercio hanno suggerito numerose azioni che sarebbe utile intraprendere per collegare, in futuro, le imprese migranti agli enti del territorio. Le diverse proposte si riferiscono ad esempio all’investire in risorse umane dell’ente formate e specializzate, rafforzare le iniziative di supporto dell’accesso al credito, creare un sistema stabile e strutturato di relazioni e facilitare l’accesso a percorsi di orientamento.

Vittoria Battaiola

 

Immagine in apertura: StartupStock Photos by Pixabay

Per i grafici: fonte openpolis

 

 

 

 

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