Alto Adige in vetta per natalità: misure a sostegno delle famiglie

Con un numero medio di 1,72 figli per donna l’Alto Adige è ai vertici nazionali per tasso di natalità. L’assessora provinciale alla famiglia Waltraud Deeg riconosce il merito alle misure legislative per il sostegno delle famiglie. Assegno familiare, strutture per l’infanzia e assistenza extrascolastica tra le più importanti. Auspicato un maggior impegno delle aziende: “Un investimento per il futuro, non un aggravio”.

L’Alto Adige è la regione italiana con il tasso di natalità più elevato (1,72 figli per donna contro una media nazionale di 1,35), secondo le statistiche aggiornate. Il merito, per l’assessora provinciale alla famiglia Deeg, è la grande importanza che a livello locale viene data al sostegno delle famiglie.

I provvedimenti dal 2014 a sostegno delle famiglie

Negli ultimi anni diversi provvedimenti hanno contribuito a incentivare le nascite: nel 2014 l’assegno provinciale al nucleo familiare è raddoppiato (da 100 a 200 euro mensili per ciascun bambino), è aumentato il numero delle strutture per l’infanzia, sono state ampliate le offerte di assistenza extrascolastica pomeridiana ed estiva. Inoltre l’Agenzia provinciale per la famiglia ha avviato una serie di attività di formazione e consulenza.

Importanti anche le tutele legislative del focolare domestico, che includono l’edilizia abitativa agevolata, le iniziative per il tempo libero, le scuole di musica e lo sport, tutti ambiti in cui è molto prezioso il lavoro di volontariato.

Natalità, maggior impegno richiesto alle aziende

Oggi con lo sviluppo della società è inevitabile doversi confrontare con nuovi problemi, come l’assistenza dei familiari anziani o la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. “Serve un lavoro congiunto di tutti: della politica a livello provinciale e comunale, dell’economia e delle parti sociali”, ribadisce Waltraud Deeg. L’assessora auspica anche un maggior impegno da parte delle aziende: “Con microstrutture aziendali, maggior riconoscimento del lavoro a tempo parziale, modelli occupazionali flessibili. Sono misure che le imprese devono vedere come un investimento per il futuro e non come un aggravio”.

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