Alto Adige: le trattative per il governo di una provincia “fuori dal mondo”

Il risultato delle urne dello scorso 22 ottobre è facilmente leggibile. Gran parte degli elettori sudtirolesi mal sopporta il resto del mondo. Il trionfo di un partito separatista dai toni fortemente xenofobi e di un ex comandante degli Schützen costretto alle dimissioni per le sue affermazioni sessiste, razziste, omofobe e “no vax” ne sono la prova più evidente. Per questa fetta di elettori, qualunque cosa venga da “fuori” è una rovina, poco importa se si tratta di italiani, stranieri  o vaccini.
Esiste un’unica fondamentale eccezione: il turista. Figura quasi mitologica che viene rispettata, coccolata, venerata e accolta come un sovrano. Piscine, funivie, saune, palme come alle Maldive, piste da sci sempre più lunghe e comode, non serve nemmeno chiedere.
I numeri sono conseguenti e un rapporto dell’Ocse li ha messi nero su bianco: “La provincia di Bolzano è la regione con la più alta intensità turistica d’Italia, con circa 65.000 pernottamenti ogni 1.000 abitanti nel 2022. Tra il 1990 e il 2022, il numero di turisti in Alto Adige è aumentato di quasi il 50%, passando da 23 milioni a 34 milioni”.
Ecco, questo porta dritti dritti alle trattative per la nuova Giunta Provinciale. Politicamente parlando cosa tiene insieme Lega, Fratelli d’Italia, Freiheitlichen e, a quanto pare, l’Svp? La battaglia contro l’immigrazione, tema che si presta moltissimo alla propaganda, ma molto complicato da gestire  Per esempio, come si conciliano politiche sociali sempre più restrittive nei confronti degli immigrati con l’accoglienza di milioni di turisti? Chi pulisce le stanze degli alberghi? Chi serve ai tavoli? Chi lava i piatti? Da dove provengono e dove trovano alloggio le migliaia di lavoratori che servono a soddisfare la gigantesca richiesta? Quello che in troppi fanno finta di non vedere, è che il modello “Alto Adige/Südtirol” fondato su turismo e agricoltura richiede soprattutto mano d’opera a bassa qualifica.
Ci sono stati tempi in cui l’Alto Adige era all’avanguardia nello sfruttamento delle energie alternative, nelle case clima e nell’industria alimentare. Settori che richiamavano, e in parte richiamano, ricercatori, tecnici specializzati e operai qualificati. Nonostante la crisi climatica, non si sono fatti passi avanti.
I principali centri di ricerca della provincia, a partire da Unibz, sembrano più interessati a questioni politiche che all’innovazione. Nessuno sembra avere il coraggio di dire che in un modo o nell’altro, sarà l’Alto Adige a doversi adeguare al mondo e non viceversa e la venerazione per il turismo lo dimostra con grande evidenza.

Tornando alle trattative per la coalizione, un apposito comunicato ufficiale ha precisato che “i  temi principali discussi sono stati l’autonomia, l’integrazione, l’immigrazione e la sicurezza”. Non si può non notare come i governanti altoatesini utilizzino ormai  la  parola “autonomia” come i paesi socialisti pre 1989 usavano il termine “popolare”.  Il comunicato stampa appena citato ne è solo uno dei tanti esempi: dopo l’autonomia  i temi principali trattati dai partiti sono, infatti l’immigrazione e la sicurezza”. Temi su cui la Provincia ha pochissimo potere e “autonomia”. O qualcuno crede che la nuova Giunta andrà a trattare con i vari paesi africani per il controllo delle rotte migranti? Inoltre, non andrebbe dimenticato come l’ordine pubblico e la sicurezza dipendano dal governo nazionale (quindi principalmente da FdI) e che gli enti locali possono intervenire con politiche sociali che, guarda un po’, sono proprio quelle che i partiti protagonisti delle trattative mal digeriscono.
Così, mentre si finge di credere che tutto il male venga da fuori, si ragiona esattamente come nel resto del mondo e si scaricano le responsabilità ad altri. In questo, Arno Kompatscher si sta dimostrando un vero maestro. A quanto pare, gli  scelgono partner e coalizioni di governo, non gli fanno rispettare le promesse e lo insultano di nascosto. Fatica a fare il presidente provinciale, ma ragiona come se fosse il Presidente della Repubblica. Si autonomina garante dell’Europa e persino dei diritti umani, dimenticando che sta per governare con il partito della Presidente del Consiglio italiano in carica e del suo principale alleato, un partito che negli ultimi trent’anni è stato più al governo che all’opposizione in un paese di 60 milioni di abitanti.
Forse dopo 10 anni da Landeshauptmann, Arno Kompatscher potrebbe cambiare rotta  – e non è una questione di destra o di sinistra – potrebbe cominciare a prendersi qualche responsabilità perché pochi altri amministratori pubblici possono contare su così tanti anni di governo ininterrotto. Vengono in mente Luca Zaia, presidente della Regione Veneto dal 2010, rieletto nel 2020 con il 76% dei consensi e Vincenzo De Luca presidente della Regione Campania dal 2015, rieletto nel 2020 con il 69% dei voti. Arno Kompatscher governa l’Alto Adige dal gennaio 2014 e alle ultime elezioni il suo partito ha ottenuto il peggior risultato della sua storia. Dal 45,7% del 2013 è passato al 34,5% del 2023, passando da 131.000 voti a 97.000. 34.000 voti in meno in dieci anni, è riuscito a perdere quasi dieci voti al giorno, festivi compresi. Il suo commento al risultato elettorale: “Sono soddisfatto del mio risultato personale”.
Ecco, da questo punto di vista occorre ammettere che il Landeshauptmann incarna perfettamente l’idea di un Alto Adige “fuori dal mondo”.

Massimiliano Boschi

Del futuro dell’Alto Adige alla luce dei risultati elettorali e delle trattative per la nuova coalizione, discuteranno Luca Barbieri, Massimiliano Boschi, Gabriele Di Luca, Caterina Longo e Francesco Palermo. Appuntamento lunedì 18 dicembre alle ore 18 (in streaming – Qui i dettagli

Immagine di apertura: foto Venti3

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