Milano Cortina: le mostre al Mart e a Museion per l'"Olimpiade Culturale"
Non solo sport: i prossimi Giochi Olimpici Invernali Milano Cortina 2026, che si svolgeranno dal 6 al 22 febbraio prossimo, porteranno anche diverse iniziative artistiche, raccolte sotto il cappello di Olimpiade Culturale. La parte del leone la farà Milano con un programma espositivo (fin troppo) vario e sfaccettato -dalla mostra di uno dei più grandi artisti viventi, Anselm Kiefer, che a Palazzo Reale espone quaranta teleri inediti su figure femminili legate al pensiero scientifico moderno (Anselm Kiefer. Le Alchimiste, 07 febbraio-settembre 2026) alla retrospettiva sui Macchiaioli, fino a un percorso articolato in diversi musei sul movimento della metafisica e i suoi eredi internazionali (Metafisica/Metafisiche, 28.01-21.06) e moltissimo ancora.
Anche i musei di casa nostra partecipano all’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026 con progetti espositivi giocati sul dialogo tra arte e sport e sui valori olimpici. Iniziamo dal Trentino, che, lo ricordiamo, ospiterà in Val di Fiemme le gare di sci di fondo, combinata nordica e salto con gli sci. La fiaccola dell’Olimpiade Culturale si accende simbolicamente al Mart di Trento e Rovereto già dal prossimo primo novembre, quando sarà aperta al pubblico la mostra “Sport. Le sfide del Corpo” (fino al 22 marzo 2026). La mostra propone un viaggio lungo due millenni attraverso la storia dell’arte, alla ricerca delle opere che celebrano lo sport. A fare da filo conduttore è il tema del corpo. Attraverso il suo corpo performante l’atleta entra infatti nella leggenda, è mitizzato, e l’arte contribuisce a questa mitizzazione – dalle figure classiche rappresentate in sculture, vasi, piatti e oggetti dell’antichità, si arriva a quelle moderne e contemporanee sulle tele, nelle grafiche, nei video e nelle fotografie del XIX e del XX secolo.
Antonio Canova, Damosseno, 1794-1806, Museo Gypsotheca Antonio Canova, Possagno (TV), inv. 55. Crediti fotografici: Museo Gypsotheca Antonio Canova, Possagno (TV), Ph. Lino Zanesco
“Le opere raccontano di come, sin dall’antichità, l’atleta sia una figura di rilevanza sociale, eroe in connessione con gli dèi nella Grecia antica, e nuovo idolo in competizione con i divi del cinema e della musica per tutto il Novecento e nella contemporaneità” spiegano il curatore Antonio Calbi e la curatrice Daniela Ferrari. Dal percorso emerge però anche come la competizione implichi tensioni e contrapposizioni, tra perfezione e cedimento, record e limite.
Bicicletta da pista di Fausto Coppi, fine 1945, Collezione Paolo Amadori, Crediti fotografici: Ediciclo Editore
Come si può intuire, la mostra è vasta, ricchissima di opere d’arte, oggetti, fotografie e documenti (oltre 300) che offrono curiosità e spunti diversi – un approccio multidisciplinare che potrà attirare non solo gli appassionati d’arte. Tra le curiosità segnaliamo le fotografie che raccontano della passione di Pasolini per il calcio, ma anche cimeli storici, come le biciclette di Gino Bartali, Fausto Coppi e Gastone Nencini e, tornando a tempi relativamente più recenti, la bicicletta con cui Francesco Moser il 23 gennaio 1984 a Città del Messico battè il record dell’ora superando il muro dei 50 chilometri. O, ancora, i capi di abbigliamento tecnico realizzati da Missoni.
Le torce olimpiche e la storia di Cornelius Cooper Johnson a Museion
Lasciate le emozioni ciclistiche, ci spostiamo in Alto Adige- anche in questo caso ricordiamo che dall’8 al 21 febbraio 2026 si disputeranno ad Anterselva in Val Pusteria le undici gare di biathlon. Tornando all’Olimpiade Culturale, che si gioca al caldo dei musei, il Museion di Bolzano ospita “What We Carry” di Sonia Leimer & Christian Kosmas Mayer (dal 13 novembre prossimo al 29 marzo 2026). La mostra presenta la collezione delle 43 torce olimpiche originali (1936-2024) che i due artisti rileggono con sguardo contemporaneo, mettendo in luce i simbolismi e le storie di potere ed eredità culturali che si celano dietro questi oggetti. “What We Carry evoca il modo in cui questi valori vengono trasmessi di mano in mano – proprio come le torce stesse – creando un’eredità vivente in cui arte e sport si incontrano” spiega Museion in una nota.
Sonia Leimer, 2025, exhibition view with Olympic torches in What We Carry, Museion, 2025.
Courtesy of the artist and Galerie Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder.
Le torce sono presentate in una suggestiva installazione-scultura lunga cinquatra metri a forma di simbolo dell’infinito, che richiama una pista di atletica. Ma il perno narrativo del progetto è un altro, ed è racchiuso nella torcia olimpica del 1936, che è esposta in una sala a parte. Commissionata dal Comitato Olimpico Tedesco – allora sotto il controllo del regime nazista – per la prima staffetta dei Giochi Olimpici moderni, questa torcia viene messa in dialogo con la storia dell’atleta afroamericano Cornelius Cooper Johnson (1913-1946). Come noto, pur avendo vinto l’oro a Berlino nella gara di salto in alto nel 1936, Johnson non ricevette alcun riconoscimento istituzionale – è storia il fatto che il Führer, presente in tribuna, si rifiutò di premiare lui e il collega statunitense DaveAlbritton, secondo classificato. Al ritorno dai Giochi, Johnson piantò la sua “quercia olimpica”, un albero donato a tutti i medagliati d’oro, a Los Angeles, dove si trova tuttora.
Le piantine germogliate della pianta, riscoperta decenni più tardi dall’artista Kosmos Mayer, fanno oggi parte dell’installazione esposta a Museion, testimoni viventi di una storia che attraversa fratture politiche, sociali ed ecologiche. Tra le altre opere in mostra ci sarà anche il nuovo video Solar (2025) di Sonia Leimer che reinterpreta le origini cerimoniali della tradizione olimpica attraverso uno studio silenzioso di paesaggio, luce e gesto.
Cat.Lo.
In apertura: l’immagine guida della mostra “Sport. Le sfide del corpo” al Mart di Trento e Rovereto
Fabrizio Ferri, Untitled #4 (serie ERA), dicembre 1995, Courtesy l’artista, Crediti fotografici: Fabrizio Ferri


