Via Resia, i nomi dei deportati sul «muro della memoria»

I numeri non sono certi: si parla di 10mila persone «ospitate», decine già morte prima di prendere treni (tredici quelli che partirono dal triste binario in zona industriale) che portavano verso il terrore. Verso un viaggio senza ritorno, come spesso accadeva. Rimane una ferita aperta, quella del Durchgangslager, l’ex campo di concentramento di Bolzano. Il «lager di via Resia»: ora rimane un muro, pronto a diventare un monito alla memoria. Il Comune di Bolzano ha infatti aperto una gara (investendo 80mila euro) per progettare due pannelli retroilluminati sui quali scorreranno i nomi di 5mila deportati passati per via Resia. Nomi che nascondono storie, ricordi di un periodo quando Bolzano era la porta verso quel nord Europa che non si sarebbe mai voluto raggiungere. L’installazione che affiancherà il muro, finalizzata a rafforzare la memoria dei migliaia di uomini morti qui durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il campo di concentramento di Bolzano

Con l’arrivo a Gries di un gruppo numeroso di detenuti, nel luglio del 1944 iniziarono i lavori di ampliamento e allestimento del campo di Durchgangslager. Furono internati un numero imprecisato attorno ai 10mila prigionieri di cui 369 tra italiani e stranieri: 139 ebrei rimasero nel lager, mentre altri 3350 detenuti furono trattenuti e adibiti a lavori forzati.
Il campo di via Resia ospitò anche un buon numero di antifascisti e partigiani stranieri. Ecco come il sito Deportati.it prova a far chiarezza sulle cifre.

Pessime le condizioni di vita, massacranti i tempi di lavoro, numerosi i casi di tortura ed assassinio. Il numero di matricola più alto assegnato in questo campo è stato 11.115 (cfr la fondamentale ricerca di Luciano Happacher), ma numerosi deportati – a cominciare dagli ebrei – non ricevettero un numero di matricola. Nel suo studio sul campo pubblicato nel giugno 2004 (Uomini, donne e Bambini nel lager di Bolzano), Dario Venegoni documenta i nome e le generalità di 7.809 deportati, e ipotizza che il numero complessivo dei deportati in questo campo si sia aggirato attorno alle 9.500 unità. Numerosi furono i trasporti che tra l’estate 1944 e il febbraio 1945 partirono per RavensbrückFlossenbürgDachauAuschwitz, e per Mauthausen. portando migliaia di deportati che non fecero più ritorno. Sulla base del lavoro di ricerca di italo Tibaldi, Dario Venegoni ha documentato i nomi di 3.405 deportati verso i campi del Reich,  e di 2.050 uomini, donne e bambini che da quel viaggio non hanno fatto ritorno.

Uno studio preliminare ha previsto la realizzazione di due lavagne luminose sulle quali i nomi dovranno scorrere continuativamente ed essere visibili anche alla luce del giorno. La ripartizione lavori pubblici è stata incaricata di provvedere all’individuazione della procedura di installazione e di un capitolato e di definire i tempi della sua realizzazione. «A questa premessa tecnica seguirà la gara per tutte le ditte che vorranno partecipare – afferma il sindaco di Bolzano, Renzo Caramaschi – Faremo scorrere tutti i nomi di coloro che sono passati dal Lager di Bolzano, molti dei quali poi, trasferiti e deportati in altri campi di concentramento, non hanno fatto più ritorno a casa. Si tratta di un’azione di rafforzamento della Memoria. Un progetto d’integrazione e valorizzazione del Lager che sempre più assume il ruolo di testimonianza attiva della sofferenza di tanti, troppi uomini che non sono più tornati dai loro cari. Un impegno etico e morale che intendiamo portare a termine entro i prossimi due anni, entro la fine del mio mandato». L’installazione luminosa dovrà quindi essere realizzata nell’arco di due anni e dovrà rispettare le linee guida già sviluppate: il muro originale rimarrà integro e l’intervento non sarà invasivo.

L’archivio storico è stato incaricato di trovare e verificare tutti i nomi dei deportati mentre la stesura del bando è affidata alla ripartizione lavori pubblici.

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