
Val di Mazia, regno della biodiversità: scoperte nuove dieci specie
Con i suoi cembri e larici, il ghiacciaio, i pascoli e i prati da sfalcio, la val di Mazia racchiude diversi habitat per animali e piante tipici di molte regioni alpine. La scorsa estate, per una settimana, un’equipe di trenta biologi ha analizzato le diverse specie presenti in valle. Guidati dai ricercatori di Eurac Research, gli esperti hanno individuato 1.152 diversi tipi di insetti, ragni, serpenti, anfibi e piante vascolari. Dopo averli analizzati attentamente, gli esperti confermano che dieci delle specie animali rinvenute sono state identificate in Alto Adige per la prima volta. Tra le novità anche un coleottero colorato, mai avvistato prima in tutto l’arco alpino.
Durante il rilevamento in val di Mazia sono state scoperte per la prima volta in Alto Adige tre specie di ragni, tre di coleotteri, tre di acari e una di ditteri. «Siamo molto soddisfatti della nostra raccolta: abbiamo trovato esemplari appartenenti a più di 1.100 specie diverse. Questa varietà è legata anche al fatto che la val di Mazia è ancora poco studiata rispetto a zone come le Dolomiti», spiega il biologo Andreas Hilpold di Eurac Research. I ricercatori, tra cui gli esperti del Museo di scienze naturali, si sono concentrati anche su piccoli gruppi di organismi, come insetti e ragni, su cui non esistono molte analisi. «I nostri risultati mostrano che in Alto Adige c’è ancora molto da studiare», aggiunge Veronica Fontana di Eurac Research che ha coordinato la campagna di analisi.
Tra le nuove specie i ricercatori hanno scoperto un esemplare del coleottero colorato Opetiopalpus sabulosus che finora era stato rinvenuto solo nelle steppe ed est della Romania e in nord Africa. I biologi devono limitarsi a fare delle supposizioni su come questo coleottero sia arrivato in val Venosta. «Durante le ere glaciali, attorno alle Alpi c’erano molte steppe. L’origine di questo coleottero potrebbe risalire a quell’epoca. È improbabile che sia stato il vento a spingerlo fino qui dalla Romania», spiega Hilpold.
Molte delle nuove specie sono state rinvenute nei prati molto aridi sopra Sluderno, all’ingresso della val di Mazia. Per i ricercatori questo conferma il fatto che i pascoli del Monte Sole in Venosta siano una preziosa nicchia ecologica che funge da rifugio per piante e animali rari. Anche i boschi di larici e cembri sfoltiti dai pascoli sono l’habitat di diverse specie. I risultati dello studio mostrano chiaramente come una coltivazione tradizionale influenzi in modo positivo la biodiversità.
Tre anni fa la val di Mazia è entrata a far parte della prestigiosa rete internazionale per la ricerca ecologica di lungo periodo LTSER. «La valle è entrata in questo network grazie all’attento monitoraggio che portiamo avanti da anni, ma anche grazie alle sue caratteristiche uniche che permettono di studiare l’articolata interazione tra uomo e natura» commenta Ulrike Tappeiner di Eurac Research, responsabile di LTSER Mazia. I dati raccolti dagli esperti confluiranno negli archivi di LTSER e in questo modo potranno essere confrontati con quelli di altre zone montane come la Sierra Nevada o le Rocky Mountains. Gli stessi dati sono stati inseriti anche nel database del Museo di scienze naturali dell’Alto Adige che li pubblicherà nel dettaglio nella prossima edizione della rivista “Gredleriana”