Unibz guida il primo progetto di ricerca in Italia sul «revenge porn»

In collaborazione con la Polizia Postale di Bolzano e Trento, ricercatori Unibz ed esperti internazionali indagheranno un fenomeno molto presente sui media ma relativamente poco studiato: il cosiddetto “Revenge porn” o pornovendetta. Il progetto è stato presentato dai protagonisti  martedì 11 giugno, prima del “Kick-off Workshop”. “Fidati, è solo per me”. La criminalizzazione del “Revenge Porn – Creep” è il titolo del primo progetto di ricerca in Italia che indaga il fenomeno della pornovendetta, ovvero della diffusione su Internet di immagini intime di una persona senza il suo consenso, come atto di vendetta, abuso o molestia. Il fenomeno recentemente ha occupato le cronache dei media ma finora mancano ricerche e statistiche. «Adesso, con il nostro progetto, intendiamo colmare questa lacuna», spiega Kolis Summerer, professoressa di diritto penale alla Facoltà di Scienze della Formazione e coordinatrice del progetto.

Per far fronte alle molteplici sfide poste dal diffondersi di questo fenomeno, il progetto riunisce ricercatori ed esperti internazionali provenienti da tre diverse aree tematiche: diritto penale, informatica e psicologia. 11 diversi gruppi di ricerca saranno incaricati di esaminare i diversi aspetti della pornovendetta, conducendo sia interviste qualitative che indagini quantitative. L’obiettivo principale del gruppo di ricerca della Libera Università di Bolzano, dell’Università di Innsbruck, di Cambridge (UK) e di Flinders (Australia) è quello di analizzare il fenomeno del “Revenge Porn” da un punto di vista giuridico per determinare se vi sia la necessità di una nuova regolamentazione in questo settore. «In particolare, studieremo se sia possibile ricorrere alle norme di diritto penale esistenti – riguardanti, ad es., i reati sessuali, la pornografia minorile e le violazioni della privacy – ed esamineremo il recente disegno di legge sulla pornovendetta per verificarne l’adeguatezza, confrontandolo con le normative vigenti in altri Paesi», aggiunge Summerer.

«Tra le altre, saranno affrontate le questioni della responsabilità delle persone che contribuiscono a diffondere il materiale fotografico o video e i limiti della responsabilità dei minori», afferma Laura Valle, professoressa di diritto privato a Economia, «cureremo gli aspetti del diritto al risarcimento del danno e gli altri rimedi a tutela delle vittime, anche sul piano degli obblighi configurabili in capo ai provider e ai gestori delle piattaforme». Uno dei gruppi di ricerca della Facoltà di Scienze della Formazione sta già raccogliendo dati a livello locale e nazionale per scoprire quanto sia diffuso “Revenge Porn” in Italia e in Trentino – Alto Adige. La raccolta dati è supportata dalla Polizia Postale Trentino-Alto Adige e dall’Associazione Gea – per la solidarietà femminile contro la violenza. A questo proposito, l’Ispettore Capo, Ivo Plotegher ha affermato: «Il fenomeno del Revenge Porn in provincia non è allarmante. Questo progetto rappresenta un eccellente strumento finalizzato a promuovere ulteriormente un utilizzo più sicuro e consapevole delle nuove tecnologie».

La Facoltà di Scienze e Tecnologie informatiche studierà quali piattaforme sono utilizzate principalmente per la pornovendetta e le misure attualmente adottate per la prevenzione di tali abusi. Il ricercatore Sergio Tessaris si concentrerà quindi sulle piattaforme su Internet con l’obiettivo di sviluppare misure per la protezione dei dati a tutela delle vittime affinché queste possano proteggersi dall’uso improprio delle loro foto o dei loro filmati. Il ricercatore analizzerà la sicurezza in rete e le linee-guida per la condivisione in rete ed esaminerà in che misura l’intelligenza artificiale possa essere sfruttata per localizzare contenuti intimi e privati diffusi nella rete.

Le motivazioni dei responsabili, infine, saranno oggetto di un altro “pacchetto di lavoro”. Perché le persone condividono foto intime su Internet? Quali sono le conseguenze psicologiche se queste immagini vengono pubblicate senza il consenso degli interessati? Saranno queste le domande alla base delle ricerche svolte dalla prof.ssa Antonella Brighi della Facoltà di Scienze della Formazione e dal Phillip T. Slee della Flinders University, che, sulla base dei dati e delle ricerche svolte in precedenza, intendono creare profili tipici di vittime e autori. Gli ex-partner o personaggi famosi sono spesso colpiti da queste condotte lesive e le vittime sono perlopiù donne. In questo contesto si indagherà anche le relazioni tra pornovendetta e disuguaglianza di genere, con la collaborazione della rete antiviolenza. Durante il progetto saranno organizzati diversi workshop e una conferenza finale, che servirà a diffondere le conoscenze acquisite tra esperti, vittime e ricercatori dei settori disciplinari coinvolti. Le attività del gruppo di ricerca potranno essere seguite sul sito del progetto Creep http://www.creep.projects.unibz.it.

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