Un sabato qualunque, un sabato altoatesino tra cinema, arte e teatro

È il primo week end dal clima primaverile e il vento spazza via le poche nubi presenti. Tutto sembra consigliare la classica gita in montagna o, dove possibile, un’ultima sciata magari sopra i 2000 metri, ma il Filmclub di Bolzano propone un “mattinée” intrigante: la proiezione della versione restaurata di 8 e 1/2 presentato da Francesca Fellini, la nipote di Federico. Visto il clima e l’affollamento riscontrato nelle recenti occasioni, arriviamo al cinema pochi minuti prima della proiezione, alle 10.25: “tanto non ci sarà un cane” pensiamo e, invece, non solo ci tocca la fila e la sala risulta strapiena, ma c’è pure il cane.

Franceca Fellini introduce il film con alcuni numeri, nel 2023 ricorrono i sessant’anni dalla prima proiezione di 8 e 1/2 e i trenta dalla morte di “zio Federico” e con alcuni aneddoti sulla sua infanzia con lo zio. Poi parte il film, un capolavoro a cui è inutile aggiungere qualcosa, un racconto per immagini che ha pochi uguali nella storia del cinema, soprattutto in quello italiano. Un film che non invecchia, anche se ai tempi per chiamare qualcuno dall’albergo occorreva “dare il pronto” e attendere che venisse stabilita la linea e soprattutto, tenere il telefono in bagno appariva “surreale”.

Terminato il film intorno all’una si ha giusto il tempo di un arrosto con patate e un bicchiere di vino rosso ed una breve passeggiata verso la stazione per prendere il primo treno per Merano. La città sul Passirio ci accoglie con raffiche di vento tanto fastidiose quanto primaverili. Solo i portici riescono a limitarne l’irruenza, ma dopo pochi metri, eccoci a Kunst Merano Arte per la mostra Typoesien (fino al 4 giugno 2023, curata da Andrea Muheim, Kuno Prey, Ursula Schnitzer, Lioba Wackernell). La parola ha un suono dolce, racchiude tipografia e poesia, definisce opere grafiche, “in cui le composizioni di testi è incentrata su armonia, precisione ed equilibrio” spiega il libretto che ci consegnano all’entrata. L’esposizione ricostruisce una storia di amicizia -che ha Merano come punto di arrivo e di partenza- una storia di scelte e destini diversi e soprattutto di due visioni del design e della grafica apparentemente opposti: quello del compositore tipografico Siegfried Höllriegl (1943) e del grafico Heinz Waibl (1931-2020).

Foto mostra “Typoesien” a Kunst Meran Merano Arte

In mostra, si resta colpiti dal solido fascino vintage dei manifesti e grafiche creati da Waibl, a confronto le opere di Höllriegl, in bianco e nero, sferzano con la forza secca e asciutta della parola ben composta. “Sentiamo” voci alzarsi, protestare nella serie di manifesti contro l’abbattimento degli alberi a Merano per il parco terme, o abbassarsi, composte, nelle frasi celebri e nelle poesie, da Roberta Dapunt a Balzac. Ogni lettera sa colpire anche noi, tristemente assuefatti alla piatta bidimensionalità delle frasi a effetto con scritte nere su sfondo di Facebook. Di sala in sala, di manifesto in manifesto, all’uscita incappiamo nel volantino della mostra “Henko” di Massimo Giovannini e Lucia Santorsola, ospitata poco lontano, al Centro per la Cultura di Via Cavour (fino al 18.03.2023 a ingresso gratuito). Senza bisogno di troppi discorsi o didascalie (su temi in cui invece abbondano): ci ritroviamo davanti a coppie di ritratti fotografici, il viso della stessa persona -truccata diversamente- volge una volta verso il femminile – o ciò che generalmente consideriamo tale – e un’altra verso un presunto maschile, lasciandoci ogni volta nel dubbio di un enigma che rivela nell’occasione tutta la sua giocosità.

Veduta della mostra “Henko”, foto courtesy Massimo Giovannini/Lucia Santorsola

All’uscita, la giornata ci colpisce anche per la sua lunghezza, sono le 17 e c’è ancora luce e il clima è ancora gradevolissimo, c’è anche il tempo di una sosta ai tavolini all’aperto di pasticceria prima di rientrare a Bolzano in treno.

Ma la giornata non è ancora finita. La chiudiamo con la visione dell’OtellO della compagnia teatrale e di danza Kinkaleri. Mentre attendiamo per entrare nel teatro Studio di Bolzano si ripresenta la scena speculare a quella della mattina al cinema: le persone affollano l’ingresso e la sala, alla cassa c’è gente che è in lista d’attesa. Anche se è vero che il titolo potrebbe rassicurare facendo pensare al grande classico shakespeariano, lo spettacolo di classico ha, in realtà, ben poco. Le battute si perdono tra le corse, i movimenti, i suoni e i fiatoni dei e delle 4 performer sul palco, per un Otello che, più che recitato, è “agito” dai corpi. Corpi che, in diversi momenti, sanno incarnare magistralmente il groviglio di torbidi sospetti, gelosie e assilli del moro di Venezia, rendendoli visibili – da chi li vuol vedere – meglio di cento parole. Per gli altri, non si va molto oltre a una versione dell’Otello per “fiatoni e chiappe” con tre belle idee tirate per le lunghe per arrivare all’ora di spettacolo.

OtellO della compagnia teatrale e di danza Kinkaleri

Sarebbe bello poterne discutere al tavolo di un ristorante, ma l’offerta gastronomica di Bolzano rispetto a orari e varietà è quella che è, ci salvano i classici “du spaghi” casalinghi aglio, olio e peperoncino.
A questo punto non ci resta che esplicitare cosa ci ha spinto a condividere il racconto di questa giornata: dimostrare che, almeno per chi ha più di trent’anni, non è vero che a Bolzano e in Alto Adige “non c’è nulla da fare”. Esiste un’offerta culturale che per qualità e quantità non ha paragoni rispetto a territori simili. I proclami delle Giunte Comunali ossessionate dal decoro e dal silenzio sono i migliori promotori dell’idea che da queste parti non ci sia nulla da fare, ma non si può negare che la pigrizia e la routine, troppo spesso, ci tengono lontani da eventi che comunque la si pensi sono in grado di “cambiare la giornata”. Al termine di questo “sabato qualunque” restano impresse molte belle immagini, soprattutto quelle di un cinema e di un teatro strapieni, nonché un manifesto, esposto a Kunst Merano Arte, che ci fornisce una perfetta conclusione del pezzo.

Massimiliano Boschi e Caterina Longo

Immagine di apertura: “Typoesien” a Kunst Meran Merano Arte

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