Test di massa in Alto Adige, i dubbi di Crisanti: «Così sono soldi buttati, va ripetuto più volte»

Nel weekend prossimo, quello tra venerdì 20 e domenica 22, l’Alto Adige sarà impegnato nello screening di massa della popolazione. Come spiegato due giorni fa dal presidente Arno Kompatscher, la nuova strategia altoatesina è quella di testare, su base volontaria, almeno 350.000 cittadini per spezzare la catena del contagio e capire il vero stato del virus sul territorio. Una maxi operazione che vedrà attivi oltre 180 punti di prelievo e la collaborazione di Protezione Civile, Croce Rossa, i Comuni, l’azienda sanitaria e i Vigili del Fuoco.

A non essere del tutto d’accordo con questa strategia è però Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova: “Facendo un test di massa a 350.000 persone con il tampone rapido in un unico passaggio, credo siano soldi buttati. Questo perché il tampone rapido ha un problema di sensibilità, e perde circa il 30% dei positivi – spiega Crisanti -. Non basta un screening di massa unico, servirebbero screening di massa ripetuti, una volta alla settimana per almeno tre settimane, e su tutti i cittadini coinvolti. Così si riesce, se non ad eliminare, perlomeno a limitare la diffusione del virus. D’altronde il contact tracing non è il metodo migliore per bloccare la trasmissione”, ha spiegato.

Crisanti ha poi lanciato la sua proposta: “Se davvero la Provincia ha tutti quei test rapidi a disposizione, a parità di risorse avrei scelto magari di concentrarmi solo sulla città di Bolzano ripetendo il test per tre volte in tre settimane. Questo avrebbe avuto senso”, ha concluso

 

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