Storia e futuro, ecco cosa c'è nel documentario Rai sulla Zona industriale di Bolzano

Die Industriezone. Questo il titolo del documentario che la regista Claudia Bosch ha girato per  Rai Südtirol e che verrà trasmesso, in tedesco e in italiano, a partire dal 23 aprile. Interviste, foto e immagini in bianco e nero che si alternano a quelle del presente: il documentario con le interviste del giornalista Markus Perwanger e l’analisi dello storico Hannes Obermair, ripercorre gli 80 anni della zona industriale tracciandone le traiettorie future. L’opera, sostenuta da Assoimprenditori Alto Adige, è un tuffo nella storia della città. E proprio questo era l’intento dei promotori. «In questa film – ha spiegato Vinicio Biasi all’anteprima organizzata al Filmclub – s’intrecciano la storia delle imprese e della città, si vede il passaggio da un’industria pesante a un’industria tecnologica e innovativa. Quello che ci preme è che si capisca che questa area, che molti vedono come estranea alla città ne è invece il cuore pulsante e ricopre un ruolo strategico non solo sotto l’aspetto economico ma anche quello sociale». Duemilacinquecento aziende, oltre 20mila lavoratori, la zona industriale nasce, su impulso della dittatura fascista, concentrando lì dove una volta c’erano solo coltivazioni e verde, industrie pesanti ed energivore: acciaierie, industria pesante, la Lancia. Un vero e proprio distretto nelle intenzioni del regime.

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Un viaggio necessario, quello di Die Industriezone: la lenta crescita della zona industriale, esplosa poi solo con il boom economico, la crescita dei quartieri operai – con l’epopea delle Semirurali poi demolite negli anni Ottanta – la crescita del Partito Comunista tra gli addetti del settore, le lotte per avere maggiori condizioni di sicurezza. Una storia non italiana, non sudtirolese, ma comune: con i lavoratori pendolari della Val Sarentino, le famiglie italiane in caccia di lavoro immigrate dal Veneto e da tutto il Nord. Fa impressione vedere le immagini a colori degli anni Settanta con la Bolzano assediata dall’inquinamento e pensare all’immagine patinata di oggi, con l’inquinamento meno visibile ma non per questo assente. Sicuramente oggi accanto all’industria pesante che persiste, come eredità del Novecento, sono nate una serie di imprese sulle quali scommettere per il futuro. Dalla Technoalpin alla Microgate, dalla Bel alla Salewa. Tutte protagoniste di un quartiere che punta a diventare una parte di città sempre più viva: con la Fiera, i centri commerciali, l’aeroporto e il PalaOnda e, grazie al progetto del Think Tank Sud un’anima che riesca a dargli sempre più una maggiore identità.

 

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