Sharing Economy, la proposta di legge. Tasse al 10% fino a 10mila euro

La sharing economy arriva in parlamento. E lo fa con una proposta di legge molto ambiziosa. Intanto segnando un confine fra “abilitatori” (ammessi) e “operatori professionali” (esclusi), che tradotto dal linguaggio giuridico suona così: ok a servizi come BlaBlaCar, no a Uber. Ma la regolamentazione di un settore finora di fatto non normato, e che ha all’interno colossi come Airbnb, solo per fare un esempio, sta nella decisione sulla tassazione: la proposta è di far pagare il 10% a chi mette a disposizione camere, dà passaggi e così via. Questo fino ad un massimo di 10mila euro l’anno, che permette di rientrare nel “reddito da attività di economia della condivisione non professionale”. Superata la cifra, invece, la tassazione cresce e diventa equiparata a quella del lavoro, autonomo o dipendente che sia. La stima di incasso per lo Stato, solo per l’anno in corso, è di 150 milioni di euro.

Ecco quindi servito il tentativo di regolamentazione del settore. A presentare la legge un gruppo misto di deputati e senatori: Veronica Tentori (Pd), Antonio Palmieri (Forza Italia), Ivan Catalano (Misto), Lorenzo Basso (Pd), Sergio Boccadutri (Pd), Francesca Bonomo (Pd), Vincenza Bruno Bossio (Pd), Paolo Coppola (Pd), Adriana Galgano (Scelta Civica) e Stefano Quintarelli (Misto). La proposta sta già dividendo opinione pubblica: chi la considera ragionevole, chi invece denuncia l’ingiusta tassazione. Era evidente, però, che il guadagno extra fatto con l’affitto di camere o quant’altro non sarebbe potuto rimanere di fatto non tassato per sempre.

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