Richiedenti asilo politico Alto Adige, la Provincia cerca strutture (e bacchetta i comuni)

I Comuni del comprensorio non ci sentono e non mettono a disposizione posti per richiedenti asilo politico Alto Adige. Così la Provincia avverte: se non si farà avanti nessuno selezioneremo noi i posti. A parte Bolzano (dove alcuni profughi sono al lavoro gratis per il verde pubblico) e l’alta Val d’Isarco, infatti, gli altri Comuni non hanno dato seguito alla richiesta provinciale di accogliere richiedenti asilo politico. In previsione dell’aumento del flusso di profughi che giungeranno in Italia dal Mediterraneo e delle ripercussioni che ciò avrà, anche a livello locale, la Provincia, in collaborazione con le Comunità comprensoriali ed i Comuni, è alla ricerca di ulteriori luoghi adatti all’accoglienza dei profughi. “Dobbiamo prepararci assieme per tempo a far fronte a queste sfide” dichiara l’assessora Stocker. In base agli accodi raggiunti tra lo Stato e le Regioni all’Alto Adige spetta una quota dello 0,9% del totale dei richiedenti asilo a livello nazionale. “In base alla situazione attuale ed agli sviluppi previsti nel corso del 2016 dovremo prevedere un aumento del fabbisogno di aiuti umanitari per i richiedenti asilo” afferma in una nota l’assessora provinciale alla sanità ed alle politiche sociali, Martha Stocker. Agli attuali circa 1000 posti già disponibili, secondo la responsabile provinciale del settore, dovranno essere reperiti a livello provinciale nel corso del 2016 ulteriori 700 posti per richiedenti asilo.

Richiedenti asilo politico Alto Adige, l’appello a cui pochi hanno risposto

Già nel corso del 2015 la Provincia ha rivolto ripetutamente un appello alle Comunità comprensoriali ed ai Comuni affinché mettessero a disposizione dei posti nei quali ospitare i richiedenti asilo, ma dato che tale richiesta, con poche eccezioni, non ha sortito risposte significative, la Provincia ha dovuto provvedere direttamente a reperire le strutture nelle quali ospitare i profughi assegnati da parte dello Stato. A tale scopo si è fatto ricorso principalmente a strutture di proprietà della Provincia.  Ora la Provincia rivolge nuovamente la propria richiesta agli enti locali affinché mettano a disposizione delle strutture adeguate. “Come Provincia abbiamo l’obbligo” sottolinea l’assessora Stocker “di reperire per tempo le necessarie strutture e di predisporle per l’accoglienza dei profughi. Il nostro obiettivo prioritario è quello di realizzare una distribuzione il più possibile equilibrata a livello provinciale dei richiedenti asilo, e per questa ragione invitiamo nuovamente i Comuni ad un atteggiamento solidale ed a decidere assieme a noi una serie di strutture adatte. Le risposte al nostro appello dovrebbero pervenire entro la fine di aprile per poter quindi predisporre i passi successivi”.

A questo proposito è stata predisposta una suddivisione degli ulteriori posti necessari tra i vari Comprensori, tenendo conto delle strutture già esistenti in rapporto alla popolazione residente. Sono stati esclusi da questi calcoli il Comune di Bolzano, che in proporzione alla popolazione residente accoglie già un numero significativamente maggiore di richiedenti asilo rispetto agli altri Comprensori, così come il Comprensorio dell’Alta Val d’Isarco (Wipptal), che quasi raggiunge la quota prevista  e per il quale si deve tener conto della situazione al confine del Brennero. Se i Comprensori e le amministrazioni comunali non dovessero segnalare strutture adeguate la Provincia dovrà definire, di propria iniziativa, le strutture necessarie per predisporle, in tempo utile, all’accoglienza dei richiedenti asilo “Ciò sarebbe in contrasto rispetto alla richiesta di un maggiore coinvolgimento su queste tematiche auspicato da parte dei Comuni” afferma l’assessora Stocker. In linea di massima sarebbe opportuno reperire strutture immediatamente disponibili o utilizzabili con minimi interventi di carattere edile, nelle quali possano trovare sistemazione almeno 30 persone. Rientrano nella valutazione anche immobili che nei mesi scorsi sono stati proposti o segnalati alla Ripartizione politiche sociali, anche da parte di privati.

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