Qualità della vita, le due facce della medaglia altoatesina

Prima per tasso di occupazione e minor tasso di disoccupazione giovanile, ultima nell’alta formazione, ovvero i laureati ogni mille giovani tra 25 e i 30 anni. La classifica annuale del Sole 24 Ore mostra, secondo CNA-SHV, un quadro anomalo per la Provincia di Bolzano. “Crediamo sia opportuno riflettere – afferma Claudio Corrarati, presidente della CNA-SHV – sul doppio volto che emerge dall’analisi annuale del quotidiano economico. Se risultiamo primi in Italia nel tasso di occupazione e nel minor tasso di disoccupazione per i giovani compresi tra 15 e 24 anni, ma allo stesso tempo siamo ultimi in Italia per l’alta formazione, ovvero il numero di laureati ogni mille giovani tra 25 e 30 anni, non vuol dire che tutto vada bene o che tutto vada male. Probabilmente dobbiamo riuscire a creare un mix formativo più virtuoso”.

corrarati-6“In pratica – prosegue Corrarati – abbiamo giovani molto preparati e competenti fino ai 18-20 anni, pronti per il mercato del lavoro grazie al sistema di apprendistato efficiente ritenuto best practice per tutta Italia. Ma è anche vero che, per crescere, le nostre aziende hanno bisogno di laureati: siamo costretti a importare giovani più formati dal resto d’Italia o dall’estero con il probabile gap del bilinguismo, nel senso che conoscono più lingue ma non l’italiano e il tedesco insieme. È per questo motivo che CNA-SHV sta collaborando con la Libera Università di Bolzano nello sviluppo del corso di laurea in family business, ovvero giovani manager a misura delle nostre piccole e microimprese. E qui entra in gioco la maturità professionale, sbocco ulteriore per chi segue percorsi di apprendistato e condizione per proseguire gli studi fino alla laurea. Un’opportunità da diffondere soprattutto nel mondo di madrelingua italiana, che ha sempre visto l’apprendistato e la scuola professionale come un ripiego”.

Secondo il presidente di CNA-SHV “se vogliamo guardare al futuro, senza sederci sugli allori della piena occupazione attuale, il sistema scolastico e formativo, comprensivo dell’Università, deve poter fornire ai giovani anche le competenze di alta qualità finalizzate a ricerca e sviluppo, internazionalizzazione, crescita aziendale. Una riflessione di prospettiva che la Provincia, insieme al mondo economico, deve cominciare a sviluppare adesso per progettare il futuro economico del territorio”. “Tanto più – afferma Corrarati – che abbiamo una quota di export sul Pil ancora bassa, pur se in costante crescita, e secondo gli ultimi dati Astat relativi a ricerca e sviluppo, abbiamo investito in questo settore 148,3 milioni di euro in un anno, con un aumento del 12,7%, mentre il Trentino ha investito 345,6 milioni (+3%). L’incremento altoatesino è legato soprattutto alle imprese, mentre rimane stabile la quota di investimento pubblico. Il risultato è che l’Alto Adige ha 1.846 addetti alla ricerca e sviluppo tra imprese (1.019), amministrazioni e enti di ricerca (568) e Università (259) mentre il Trentino ne ha 3.791, di cui ben 1.019 legati all’Ateneo. Con una quota di R&S sul Pil pari allo 0,72%, siamo lontani dall’obiettivo della strategia Europa 2020 che prevede il 3%, mentre il Trentino è vicino al 2%, l’Italia viaggia in media intorno all’1,4%, il Tirolo, l’Austria e la Germania sono già al 3%”.

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