Populismo vs innovazione. E la creatività ha bisogno di tolleranza

Il populismo è un termine entrato nel nostro linguaggio. Nonostante la mancanza di una definizione precisa, esiste una certa convergenza sul concetto. Secondo Roberto Farneti di Unibz è un orientamento teorico e politico secondo cui il popolo esprime la sua voce senza le mediazioni della democrazia rappresentativa. Il popolo è portatore di valori totalmente positivi. È un concetto esclusivo: il popolo non è la popolazione. Il popolo sono tutti i cittadini di un territorio e non tutti che vivono in un territorio.

Quindi il termine ha un’evidente connotazione nazionalista. Per Mattia Zuliannello, dell’ Università di Firenze, copre solo una parte dell’agenda politica, economica e sociale. William Galston, dalla Brookings Institution, sostiene che un elemento fondamentale del populismo è la sua opposizione alle elite (politiche, sociali, culturali) e quindi una quasi opposizione alle eccellenze di un paese. Jan-Mueller dalla Princeton University la caratterizza di conseguenza come tendenzialmente autoritario ed anti-pluralista. Il pluralismo come elemento fondamentale della democrazia rappresentativa significa dare voce a tutte le correnti e persone di un territorio.

Cosa centra con l’innovazione? La California è considerato ormai la culla dell’innovazione dove nascono imprese innovative come i funghi. Conoscete Edoardo Savrin? È uno dei cofondatore di Facebook ed è brasiliano. Segei Brin, uno dei co-fondatori di Google è nato a Mosca ed emigrato con i genitori negli Stati Uniti quando avevo sei anni. Pierre Omidyar è nato a Parigi da immigrati iraniani: è lui il fondatore di Ebay.

Lechner

È non dimentichiamo Abdul Latif Jandali nato da madre di origine svizzere e padre siriano e poi adottata da un americano e dalla moglie armena. Lo conosciamo meglio come Steve Jobs, emblematico fondatore di Apple. Perché questo elenco? La Silicon Valley è il tempio dell’innovazione e un terzo dei fondatori di startup sono immigrati. Secondo Richard Florida della università di Toronto, l’innovazione sistematica, cioè su livello di paese, regione o città necessita tre ingredienti, i 3T: tecnologia, talento, tolleranza.

Chiaramente, l’accesso a nuove tecnologie e lo sviluppo di nuove tecnologie è importante. Un motore per lo sviluppo di tecnologia sono le università, gli istituti di ricerca e le imprese. Però queste unità hanno bisogno di talenti. Come si attraggono i talenti nelle università o nelle imprese ? Una persona competente in un mondo sempre più globale ha spesso varie opzioni dove andare. È quindi se la scelta è tra un posto ben remunerato nel deserto e una posto dove sono musei di valore, una scena di artisti, sala di concerti, ristoranti buoni e diversi, la scelta è ovvia. La città che offre di più culturalmente attrae maggiormente persone innovative e creative. Ma non solo: l’attività culturale e i dibatti che ne nascono sono frutto di un ingrediente importante: la tolleranza. La parola cultura deriva da coltivare. Per avere cultura bisogna prima coltivare tolleranza.

I creativi sono persone che guardano al di là delle convenzioni ed dell’attuale e quindi hanno bisogno di tolleranza cioè di persone che accettano opinioni e idee diverse del solito. La ricerca ha mostrato come la diversità delle persone porta ad idee e soluzioni più innovative. Spesso le persone creative stesse sono poco convenzionali e per sentirsi a loro agio hanno bisogno di un ambiente che le accetti cosi come sono.

Quindi la tolleranza è la chiave per attirare talento, favorire la diversità e generare innovazione. Questo non vuol dire buttare via la tradizione. La tradizione è identità e può favorire l’integrazione. Conoscere il passato è anche fondamentale per generare innovazione (basato su conoscenze pregresse). In Baviera la politica dell’innovazione era descritto con lo slogan “Laptop e Lederhose” (i tradizionali pantaloni di cuoio bavaresi), cioè congiungere tradizione e innovazione. La Baviera sembra un posto molto tradizionale ma non è un caso che Freddy Mercury, il grande cantante dei Queen, avevo scelto come suo posto prediletto considerandolo più tollerante persino di Londra. Come diceva Steve Jobs rubando la citazione da Pablo Picasso: “Gli artisti mediocri copiano, i grandi artisti rubano”. L’innovazione si basa su conoscenze esistenti, modificate in modo sorprendente per generare innovazione.

Ironicamente il libro che ha reso Richard Florida famoso si chiama la ‘classe creativa’.  È una specie di elite e potrebbe considerarsi per definizione un bersaglio del populismo. In conclusione, il populismo favorisce l’ignoranza cioè il contrario delle conoscenze, preferisce l’uniformità alla diversità, e predica l’intolleranza. Insomma, il populismo è l’opposto dell’innovazione. Se l’innovazione è il futuro, il futuro non può essere populismo.

Christian Lechner

docente di Imprenditorialità e gestione strategica  alla Libera Università di Bolzano

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