«Patto della fabbrica»: sindacati e imprenditori insieme

Dall’intesa nazionale alle ricadute sul territorio. Venerdì 9 marzo 2018 Confindustria e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno siglato il Patto della Fabbrica, un’intesa che riforma le relazioni industriali e la contrattazione collettiva. «L’accordo arriva dopo un lungo confronto e dimostra come il mondo dell’economia – rappresentanti delle imprese e dei lavoratori – abbia saputo mettere da parte con grande senso di responsabilità i propri interessi particolari per mettere al centro del dialogo le priorità comuni», sottolinea il Presidente di Assoimprenditori Alto Adige, Federico Giudiceandrea.

Anche a livello locale il dialogo con i sindacati è costruttivo, come dimostra il recente accordo relativo allo sviluppo delle zone produttive. «Proprio come il documento comune appena siglato in Alto Adige, anche l’accordo nazionale sottolinea come proprio la politica industriale sia decisiva per il rilancio del Paese e come la fabbrica, intesa come luogo in cui si produce e si crea lavoro, è protagonista primaria della crescita e dello sviluppo economico e sociale», aggiunge Giudiceandrea. «L’obiettivo di fondo è aumentare la produttività e la competitività delle imprese per creare più occupazione e premiare il merito. Le nostre imprese associate sanno quanto questo sia importante: pagano stipendi che sono più alti di quasi il 40 per cento rispetto alla media provinciale e molto spesso prevedono accordi di secondo livello che garantiscono benefit in termini di retribuzione, orario di lavoro o servizi di welfare a oltre ventimila dipendenti», sottolinea il Presidente di Assoimprenditori.

Il Patto della Fabbrica introduce importanti novità. La contrattazione collettiva continuerà ad articolarsi su due livelli – nazionale e aziendale (oppure territoriale) – rafforzando però il ruolo delle organizzazioni più rappresentative di imprese e lavoratori. In questo modo si punta a ridurre il numero di contratti, semplificando la regolamentazione ed evitando il moltiplicarsi di contratti “pirata”, spesso peggiorativi per chi lavora. Per incentivare la produttività aziendale, i contratti collettivi individueranno un trattamento economico minimo (TEM) che sarà integrato da ulteriori elementi retributivi, in particolare sotto forma di welfare, che insieme al TEM andranno a definire il trattamento economico complessivo. L’intesa prevede inoltre di destinare maggiori risorse a formazione e competenze, sicurezza sul lavoro e inclusione dei giovani.

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