Neve artificiale, i gestori degli impianti: "Ha salvato l'occupazione"

Gli esercenti delle funivie dell’Alto Adige sorridono ai dati sul lavoro del gennaio 2016 che mostrano una crescita del settore turistico-alberghiero. E ne approfittano per rivendicare il ruolo dell’innevamento artificiale particolarmente utilizzato in questo inverno dominato dalla siccità.

«Sicuramente anche gli investimenti dei gestori dei comprensori sciisticinegli impianti di innevamento – commenta Siegfried Pichler, presidente dei funiviari altoatesini – hanno contribuito a questo risultato. La certezza di avere piste e comprensori innevati offre anche agli albergatori ed a tutti i settori economici collegati al turismo invernale la sicurezza della programmazione e garantisce così anche i posti
di lavoro».

Neve artificiale sostenibile? Il caso Marcialonga

La sostenibilità di un turismo invernale dominato da cannoni spara-neve e camion per il trasporto della stessa è un tema sempre più caldo. Un caso-limite è la Marcialonga 2016: quest’anno per consentire lo svolgimento della gara di fondo fra Val di Fiemme e Val di Fassa, in Trentino, si sono dovuti muovere 8.500 camion per portare la neve sui prati rimasti a secco. Con tutto il contorno di inquinamento dell’aria.

D’altra parte Pichler sottolinea l’impatto occupazionale che avrebbe la chiusura degli impianti: «Proprio l’attuale inverno così povero di neve dimostra in maniera più che evidente quanto sia diventato importante l’innevamento tecnico, senza il quale la maggior parte degli impianti sciistici sarebbe ferma con ripercussioni anche per le strutture alberghiere. Le conseguenze per l’economia e l’occupazione
sarebbero pesantissime. Da recenti indagini emerge chiaramente che due terzi dei turisti invernali vengono in Alto Adige per sciare. Le offerte alternative sono un diversivo gradito».

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