Scuola, con l'aria pulita si apprende il 20% in più. E l'Alto Adige pensa a un progetto innovativo

Sviluppare una cultura tecnica per il miglioramento della qualità dell’aria e dell’ambiente interno nelle scuole altoatesine. È questo l’obiettivo con cui nasce Qaes (Qualità dell’Aria negli Edifici Scolastici), un progetto presentato da IDM in occasione del primo bando del programma Interreg Italia-Svizzera. Qaes prevede lo sviluppo di soluzioni tecnologiche a basso impatto architettonico e di un approccio metodologico per classificare, simulare, progettare, realizzare, misurare e gestire le condizioni all’interno degli edifici. In dicembre si aprirà la seconda fase del bando, con la richiesta di elaborare le proposte di progetto nella loro forma definitiva. Se il progetto verrà approvato, avrà una durata di 3 anni. L’altro piano di IDM per Interreg si chiama Mentor, ed è dedicato alla mobilità sostenibile.

Gli studenti trascorrono molto tempo nelle aule scolastiche e la qualità dell’aria e dell’ambiente incide sulla salute e sulla capacità di apprendimento. «La presenza eccessiva di anidride carbonica o di composti organici volatili emessi dai materiali può limitare la capacità di attenzione degli studenti, o può portare gli insegnanti ad ammalarsi, e questo ha un costo sociale – spiega Carlo Battisti, che si occupa del progetto Qaes all’interno di IDM–. Rovesciando il punto di vista, si può dire che in edifici con condizioni ottimali la capacità di apprendimento può aumentare dal 10 al 20%». La nuova ricerca dell’University of Salford di Manchester ha messo in evidenza come la progettazione delle aule scolastiche influisca positivamente i progressi nell’apprendimento degli alunni delle scuole elementari. Il progetto Head (Holistic Evidence and Design) evidenzia come luminosità, corretta temperatura e qualità dell’aria respirata aumentino la capacità di lettura, scrittura e calcolo del 16% in più l’anno. Lo studio ha preso in esame quasi 4mila alunni dimostrando come con accorgimenti semplicissimi e poco costosi si possa dare un notevole contributo allo sviluppo cognitivo infantile. La campagna di sensibilizzazione “Aria viziata a scuola” ha portato, tra l’autunno del 2015 e la primavera del 2016, ad effettuare misure della concentrazione di anidride carbonica in 150 aule, coinvolgendo circa 3mila persone fra docenti, ragazzi e dirigenti, rilevando condizioni non buone.

Gli obiettivi del progetto sulla qualità dell’aria negli edifici scolastici

Ecco perché nasce Qaes. Gli obiettivi dei partner di progetto sono sviluppare da un lato soluzioni tecnologiche a basso impatto architettonico e dall’altro metodologie in cooperazione con aziende manifatturiere che si occupano di sistemi di ventilazione meccanica e naturale e dei relativi sistemi di gestione, aziende che producono e distribuiscono materiali per usi indoor, studi di progettazione interessati allo sviluppo di un approccio sistemico al risanamento di edifici scolastici. Il progetto prevede anche campagne di misure (prima e dopo interventi dimostrativi di risanamento).

«In realtà quello della qualità dell’aria è solo una parte del problema – continua Battisti –. Spesso gli edifici sono sigillati per motivi di risparmio energetico, per evitare che disperdano il calore d’inverno e ne assorbano troppo d’estate, ma questo acuisce il problema della qualità dell’aria. Il risparmio è importante, ma anche la qualità della vita e il comfort delle persone lo sono. Fare attenzione alle condizioni di luce, acustica, spazi, temperatura, è fondamentale. Parte del progetto consisterà nello studio di edifici che sono dotati della certificazione Casaclima o Minergie (Svizzera), per capire a quali condizioni corrispondano i vari livelli di certificazione. Questo è importante a livello locale, ad esempio per un eventuale aggiornamento della certificazione Casaclima School».

Soluzioni innovative per accrescere la competitività delle imprese

Qualità dell'aria

Marco Pietracupa, Scuola dell’Infanzia Silandro (Bolzano)

Lo studio inoltre potrebbe portare a un sensibile aumento delle occasioni imprenditoriali e a uno sviluppo del know-how – attraverso casi reali – relativamente al miglioramento della qualità dell’aria negli edifici e in particolare nelle scuole. «Insomma, potrebbe aumentare competenze e competitività delle imprese – conclude Battisti: – studiamo il problema con le nostre competenze, sperimentiamo le soluzioni accrescendo il know how locale e infine le applichiamo sul mercato». Per esempio si potranno sviluppare sensori che fanno aprire automaticamente le finestre o fanno partire la ventilazione quando si raggiunge un certo livello di Co2. Naturalmente, tutto questo si potrà applicare non solo alle scuole, ma anche a uffici, abitazioni e in generale spazi densamente occupati.

La partnership del progetto, che nasce dal Gruppo di Lavoro Indoor Environmental Quality gestito da Carlo Battisti, è di tutto rilievo e include: per la parte italiana, IDM (capogruppo italiano), EURAC (Istituto per le Energie Rinnovabili), Agenzia per l’Energia Alto Adige – CasaClima, Laboratorio di Chimica-Fisica dell’Agenzia provinciale per l’ambiente della Provincia Autonoma di Bolzano, Ufficio manutenzione opere edili della Ripartizione Amministrazione del patrimonio della Provincia Autonoma di Bolzano, che ha in gestione 591 edifici pubblici, comprendenti asili e scuole superiori; per parte svizzera (Ticino) i partner saranno SUPSI, Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (capogruppo svizzero), MINERGIE Svizzera – Agenzia Svizzera italiana, Sezione della logistica, Bellinzona, Dipartimento delle finanze e dell’economia, Città di Mendrisio.

Rebecca Travaglini

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