Dal maso al web, filiera corta e digitale: Milch Buam e Pro Farm per un’agricoltura sostenibile

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Innovazione. Latte e yogurt freschi prodotti al maso e consegnati in bottiglia di vetro dopo un ordine online: Milch Buam è uno degli esempi di come in Alto Adige la digitalizzazione stia rafforzando, e non sostituendo, la vendita diretta di prodotti locali.​​
Il progetto nasce al maso Höldhof, in località Stella sul Renon, dove Paul Prackwieser trasforma il latte della propria azienda in prodotti artigianali e li porta ai consumatori finali attraverso una piattaforma web e alcuni punti vendita selezionati a Bolzano.​​ A fianco di questa esperienza c’è Pro Farm, realtà austriaca specializzata nel supporto alle aziende agricole che vogliono sviluppare trasformazione in loco, filiere corte e prodotto locale di qualità; in Alto Adige il consulente Thomas Bauer accompagna progetti come Milch Buam lungo questo percorso di crescita radicato nel territorio.

Paul Prackwieser, Milch Buam

Partiamo da Milch Buam: ci racconta come è nato il progetto e chi c’è dietro?

Abbiamo iniziato circa due anni fa, ispirandoci a un servizio simile avviato da un mio amico che consegnava latte direttamente ai clienti e che mi ha fatto pensare che fosse una bella idea da portare avanti in prima persona. Produciamo latte e yogurt direttamente al maso e utilizziamo un sito internet come canale principale per raggiungere i consumatori finali, che possono registrarsi online, effettuare l’ordine e ricevere il latte a domicilio. Il cuore del progetto è questa combinazione tra prodotto a chilometro zero, trasformato in azienda, e un supporto digitale semplice che rende più immediato l’accesso al prodotto. Per chi vive in città, soprattutto nelle zone centrali di Bolzano dove le consegne porta a porta sono meno pratiche, abbiamo avviato collaborazioni con alcuni negozi che tengono i nostri prodotti in assortimento. In questo modo restiamo una realtà locale, con la dimensione del maso, ma allo stesso tempo riusciamo a raggiungere il cliente urbano senza snaturare il modello.​

Che tipo di risposta riceve dai consumatori rispetto al latte e allo yogurt “dal maso” di Milch Buam?​

All’inizio entrare nel mercato non è stato immediato, perché le persone devono abituarsi all’idea della bottiglia di vetro a rendere e di un latte che si presenta in modo un po’ diverso rispetto a quello industriale. Con il tempo però, chi prova il nostro latte spesso dice di avere difficoltà ad orientarsi verso altri prodotti. Noi non omogeneizziamo il latte e non riduciamo il contenuto di grassi, lo pastorizziamo soltanto, e questo dà un gusto diverso rispetto al latte confezionato nel tetrapak, più vicino al prodotto originale. Un aspetto che torna spesso nei feedback è il contatto diretto, perché quando c’è un problema o una domanda i clienti chiamano me e non un ufficio anonimo, e questo rapporto personale fa parte del valore del prodotto.​

Oltre ai privati, a chi arriva oggi il latte di Milch Buam e che cosa sta osservando dal mondo della ristorazione?​

Oggi forniamo sia consumatori finali sia una serie di attività commerciali, a Bolzano siamo presenti in due punti vendita Coop, in alcune gelaterie e in minimarket di quartiere, oltre ai clienti privati che ricevono il latte a domicilio. Spesso è proprio il cliente finale a chiedere questo tipo di offerta e in questi ultimi anni ci siamo resi conto che ristoranti e strutture ricettive stanno diventando partner importanti per chi produce a chilometro zero.​

Guardando avanti, come immagina lo sviluppo di Milch Buam: più grande in termini di dimensione o più ricco in termini di prodotti?​

Personalmente non penso a una crescita senza limiti sul fronte dimensionale, anche perché il numero di vacche è legato agli ettari di terreno disponibili e c’è un massimo che ha senso rispettare, per me parliamo di 40-50 vacche da mungere. Riuscire a vendere l’intera capacità produttiva del Maso per noi è già un grande risultato, perché significa che l’azienda sta in piedi senza snaturarsi. Per il futuro immagino piuttosto uno sviluppo della linea prodotti, con yogurt dai gusti diversi, alcuni formaggi richiesti dalla gastronomia e soluzioni pensate per il mondo del gelato artigianale. Credo che quando un’azienda agricola resta piccola, riconoscibile e ben radicata nel territorio sia anche più interessante e speciale per chi cerca prodotti locali autentici, ed è in questa direzione che vogliamo continuare a muoverci.​

Thomas Bauer, Pro Farm

Thomas Bauer, Consulente di ProFarm

Thomas, ci spiega che cos’è Pro Farm e come è arrivato a collaborare con Milch Buam?​

Pro Farm esiste da circa 17 anni, ha sede in Austria ed è presente in diversi Paesi, tra cui Germania, Austria, Liechtenstein, Svizzera e Italia (Alto Adige), dove io seguo i progetti come consulente di riferimento. In questi anni abbiamo accompagnato più di 530 aziende agricole, aiutandole a trasformarsi da semplici produttrici di materia prima in realtà che trasformano e vendono direttamente i propri prodotti. Sono entrato in contatto con Paul tramite una persona che conosceva entrambi, gli ho presentato l’idea, gli strumenti e alcuni esempi di progetti già avviati e lui ha deciso di partire insieme a un amico con il servizio che oggi conosciamo come Milch Buam.​

Quanti progetti segue oggi in Alto Adige e in quali ambiti si concentrano le vostre attività?​

In Alto Adige al momento seguiamo circa 13 progetti, che rappresentano una sorta di laboratorio diffuso del nostro modello. La maggior parte riguarda il latte e i prodotti caseari, perché molti agricoltori della regione lavorano già con questa materia prima e la trasformazione in azienda è un passo naturale. Accanto a questi ci sono progetti di acquaponica, che combinano allevamento di pesce e coltivazione di verdure in circuito chiuso, iniziative legate alla carne bovina e suina e alcuni casi speciali come aziende che producono vino o altre specialità locali. Il filo conduttore è sempre lo stesso, cioè costruire filiere corte che valorizzino il territorio, dove la crescita avviene più in termini di valore e qualità che di pura dimensione.​

Ci può dire che tipo di supporto operativo offre Pro Farm alle aziende agricole?​

Il nostro accompagnamento copre l’intero percorso, a partire dalla pianificazione della sala di trasformazione e dalla preparazione di tutti i documenti necessari per l’igiene e le autorizzazioni, così che l’azienda possa produrre in modo conforme. Poi lavoriamo su tutto ciò che serve per stare sul mercato, dalle etichette ai materiali di comunicazione fino al sito web, costruendo un’immagine coerente con l’identità dell’azienda agricola. Organizziamo anche corsi pratici su come produrre, come vendere e come fare pubblicità, ma soprattutto restiamo vicini all’agricoltore per un certo periodo, accompagnandolo finché il sistema non funziona in autonomia. Con Paul, per esempio, siamo in contatto costantemente: passo in azienda, discutiamo di prezzi, canali di vendita e ingressi in nuovi negozi, e lo aiuto a trovare il posizionamento giusto.​

In che senso questo modello rappresenta, per gli agricoltori, un’alternativa alla crescita solo “in dimensione”?​

Dal mio punto di vista, quello che proponiamo è un’alternativa a un bivio che molti agricoltori percepiscono come unico, cioè diventare sempre più grandi prendendo nuovi terreni in affitto oppure lasciare l’agricoltura per un altro lavoro. Il nostro approccio offre un terzo percorso, basato sulla trasformazione in loco, sulla vendita diretta e su un prodotto locale di qualità, che punta alla crescita qualitativa e sostenibile dell’azienda senza snaturarne la dimensione e il legame con il territorio.

Ti potrebbe interessare