“Mi chiamo Tonino Lioi e risolvo problemi”. Gioie e dolori del direttore di scena del Teatro Stabile di Bolzano.

Nelle schede di presentazione degli spettacoli si elencano l’autore o l’autrice, il, o la, regista, le attrici e gli attori, poi si passa a chi ha creato le scene, i costumi e le luci. Sembrano esserci tutti, e invece manca un ruolo fondamentale, perché per portare in scena uno spettacolo tutti questi non bastano, serve il direttore di scena, quello che, tra le altre cose, ordina l’alzata di sipario.
A Bolzano ha baffi e pizzetto grigi a caratterizzare un viso e una voce da attore, si chiama Tonino Lioi e lavora allo Stabile dal 1989, con qualche pausa.

Nato a Oppido Lucano, paesino di tremila abitanti in provincia di Potenza, Lioi si è trasferito prima in Campania, poi a Bolzano: “Seguivo quello che avveniva in Alto Adige e mi incuriosiva, Me la cavavo anche col tedesco perché ero stato due anni a Berlino, solo una volta arrivato qui mi sono accorto che ero uno dei pochi a parlarlo”.
Venne assunto come macchinista, ma le circostanze dell’incontro tra Lioi e lo Stabile meritano due righe in più: “Ero il direttore tecnico del festival delle Ville Vesuviane e lo Stabile di Bolzano doveva presentare “Le smanie per la rivoluzione” di Siro Ferrone con Gianrico Tedeschi come interprete principale. Lo spettacolo era ospitato a Villa Campolieto a Ercolano, ma poche ore prima dell’alzata di sipario, una tromba d’aria spazzò via ogni scenografia insieme alla torre delle luci. Per raccogliere tutti i pezzi e rimontarli avevo poche ore, assoldai un gruppo di scugnizzi e riuscimmo ad andare in scena con soli 15 minuti di ritardo. Leonardo Cantelli del Tsb rimase impressionato e mi offrì il lavoro a Bolzano”.


Articoli da “L’Unità” del 16 luglio 1989

Era il 1989, e da allora Tonino Lioi ha lavorato a Bolzano quasi ininterrottamente. Si è preso solo una breve pausa che ha occupato facendo l’assessore a Oppido Lucano. D’altra parte, chi ha un buon direttore di scena, raramente se ne libera, perché l’esperienza svolge un ruolo fondamentale e certe cose non si insegnano: “Ogni spettacolo è diverso dall’altro. Il teatro è una macchina perfetta, ma serve qualcuno che metta insieme tutto. Il direttore di scena è il referente della produzione e durante gli allestimenti può succedere di tutto: dai problemi relativi ai rapporti personali alle questioni estetiche. Per ogni cosa occorre trovare soluzioni e mediazioni e servono competenze di ogni tipo”.

A registi è scenografi può persino apparire come quello che crea problemi, ma nei fatti, ne risolve in quantità. “Ho fatto anche il cuoco e devo dire che la mia orata in crosta di sale è stata molto apprezzata, ma mi è capitato anche di dover sostituire un attore. E’ un lavoro per cui serve un enorme passione e io ce l’ho ancora. Mi diverto ancora tantissimo, incontro un sacco di gente diversa e sono sempre andato d’accordo con tutti. Meglio, quasi con tutti”.
I primi segreti del mestiere, invece, glieli ha insegnati Giorgio Senza: “Da lui ho imparato molto, aveva lavorato con Eduardo De Filippo. Quando l’ho conosciuto era molto anziano e quindi non ha avuto problemi a trasferirmi la sua esperienza, solitamente si è tutti più gelosi delle proprie conoscenze. Mi aveva regalato un suo martello, ma, purtroppo, me l’hanno rubato”.

Tonino Lioi (Foto di Serena Pea)

Scendendo nei dettagli, Lioi cura soprattutto la parte organizzativa e tecnica: “Potrei dire che prendo in mano lo spettacolo dopo le espressioni creative e artistiche. Si rivolgono a me per comprendere se quel che si è immaginato è realizzabile rispetto a costi, spazi e trasferimenti. In sintesi, occorre mediare tra funzionalità e bellezza. In pratica, verifico come si possano realizzare i desideri dei creativi, tenendo debitamente conto che in Italia le produzioni girano per cui le scenografie devono rispettare anche criteri relativi al trasporto. Senza dimenticare che ogni teatro è diverso dall’altro. Mi considero un tutore del quadro creativo, devo tener conto delle varie sensibilità artistiche e delle problematiche tecniche e logistiche, la bellezza del lavoro sta proprio in questo”.

Come si diceva, non tutti i teatri sono uguali e a Lioi il Comunale di Bolzano non dispiace per nulla: “Qui è facile allestire, perché il palcoscenico è buono, è uno dei meglio organizzati d’Italia e non è solo una questione relativa all’anno di costruzione. E’ stata fatta una scelta precisa, non si sono preoccupati solo dei far stare comodo il pubblico, hanno tenuto debitamente conto anche di chi deve allestire lo spettacolo”.
Al resto pensa Tonino Lioi.

Massimiliano Boschi

Foto di apertura di Serena Pea

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