
La crisi dell'editoria e l'idea di Wu Ming 1. Il parere dei librai
Cultura. Un milione di copie in meno rispetto al 2024. Questo emerge dai dati relativi alla vendita di libri in Italia nei primi mesi del 2025. Un “crollo” che si innesta in un ciclo pluriennale già non particolarmente positivo. I dati hanno innescato un dibattito pubblico che troppo spesso è apparso come la riproposizione di tesi e proposte già discusse, sentite e soprattutto digerite. Fortunatamente, “Lucy. Sulla cultura” ha pensato di proporre “qualcosa di completamente diverso” pubblicando un’intervista di Loredana Lipperini a Wu Ming 1 intitolata: “Come salvare l’editoria italiana? Wu Ming 1 ha un’idea”.
Il numero 1 del collettivo di scrittori bolognesi, dopo aver ricordato una poco lodevole caratteristica dell’editoria italiana – la sovrapproduzione “che droga tutto il discorso” – ha spostato il discorso a monte: “alle vite logoranti, alla fatica mentale, ai lavori di merda” di chi, probabilmente, ancor prima di non aver voglia di leggere, spesso non ne ha il tempo.
Da lì, è partita l’analisi del rapporto con quel pubblico, delle difficoltà, ma anche della soddisfazioni che nascono dalle presentazioni pubbliche degli autori. L’intervista completa, che potete leggere qui, l’abbiamo girata, allegando tre domande, a tre librerie di Bolzano, Mardi Gras, Nuova Libreria Cappelli e Ubik. Domande che potete leggere qui di seguito, insieme alle risposte di Davide Pietroforte (per la libreria Mardi Gras) Marcello Landi e Debora Runci (per Nuova Libreria Cappelli) e Alex Marcolla (per Ubik Bolzano) .
Massimiliano Boschi
Partiamo dai dati, quelli della vostra libreria confermano il crollo di vendite registrato a livello nazionale? Nel caso, quali accorgimenti avete studiato?
Mardi Gras: “Non parleremmo di crollo delle vendite, semplicemente un trend ondivago. La libreria è aperta dal 1999, già all’epoca si parlava di crollo delle vendite dei libri con stracciamento di vesti e necrologi del “caro estinto libro” sui giornali. Per quel che ci riguarda, nessun crollo delle vendite. Agiamo con proposte mirate e box per completisti. Ci piace quando le persone ci dicono “questi libri ce li avete solo voi” anche perché spesso è vero.
Nuova Libreria Cappelli: “I dati sono nazionali e riguardano tutti e chi dice il contrario mente. Confermiamo. Per quel riguarda gli accorgimenti, abbiamo cercato di intensificare le amicizie che girano intorno alla libreria: quando ci sono crisi e si è in difficoltà sono gli amici che ti salvano. Ci sono circa 1000 persone (gran parte residenti a San Quirino Gries) che sostengono la libreria con i loro acquisti (quindi si comportano come gli altri clienti) ma con cui abbiamo instaurato un rapporto di amicizia: se abbiamo bisogno ci sono e ci sostengono. Ne è stato un esempio il ‘buono sostenitore’: ne furono emessi più di 500 nel solo mese di dicembre 2023. E’ un gruppo frammentato in micro gruppi (“la libreria” ha circa venti gruppi whatsapp diversi, ma anche singole amicizie) che alla base hanno tutti grande riconoscenza verso di noi che abbiamo riaperto una libreria che era appena fallita. Wu Ming 1 ha ragione rispetto al rapporto tra produzione/vendita. C’è da capire il perché se si vendevano metà delle copie che si vendono oggi il numero delle librerie era più del doppio nella sola città di Bolzano. Non crediamo che dipenda esclusivamente dall’arrivo della grande distribuzione e l’online. Il tema principale per le librerie è che vendono di più, ma guadagnano di meno a causa principalmente dei costi di gestione (tutto il commercio al dettaglio ha questo problema) dove un’attività che fattura meno di 1 milione di euro ha gli stessi obblighi di una che fattura 10 milioni. Inoltre, il costo del lavoro è molto impattante: un dipendente costa circa 45.000 euro (3 dipendenti 135.000 euro) perché a Bolzano se guadagni meno di 1800 euro (14 mensilità) e vivi da solo (e vuoi una vita di non sola sussistenza) sei povero. Il problema è che il costo per l’azienda è per 2,4 il valore netto corrisposto. Il problema non sono le vendite ma i costi di gestione degli spazi che vendono libri che, a Bolzano, hanno un costo di affitto al metro quadro notevole”.
Ubik Bolzano: “Da quando più di vent’anni fa ho cominciato il lavoro di libraio, questa è la quarta grossa crisi del mercato che mi trovo ad affrontare. E’ cominciata lentamente a inizio dello scorso anno, ma si è manifestata in modo chiaro a partire dalla scorsa primavera e, dati alla mano, solo nei primi cinque mesi del 2025 il mercato ha fatto registrare a livello nazionale un milione di libri venduti in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono cifre impressionanti, anche se si considera che siamo tra i paesi in Europa in cui si legge di meno, ma al tempo stesso ha a che fare con un mercato che negli ultimi decenni è stato soggetto a un continuo alternarsi di crisi e risalite dovute in larga parte alle ragioni che Wu Ming 1 descrive in modo assai preciso. La sovrapproduzione di libri da parte di quasi tutti gli editori a cui lui fa riferimento è un dato di fatto ed è andata crescendo in modo esponenziale, al punto che oggi il mercato fatica ad assorbire la quantità di libri che escono, rendendo il nostro mestiere sempre più complicato. Personalmente posso dire non solo di aver assistito a questa trasformazione – che è stata graduale e inarrestabile – ma di ricordare bene gli ultimi tempi nei quali la situazione non era questa e si poteva ancora ragionare secondo i dati che Wu Ming 1 riferisce agli anni ’80. Aggiungo poi un ultimo aspetto: accanto alla sovrapproduzione portata avanti senza sosta dagli editori, se ne affianca un’altra altrettanto marcata, mi riferisco a una quantità mai vista prima di autopubblicazioni tramite le piattaforme oggi a disposizione di chiunque. Chiaro è che non tutte le librerie sono state investite da questa crisi e la libreria Ubik di Bolzano fa parte di questa minoranza.Un aumento del numero dei lettori presenti in libreria ci ha permesso di non subire scossoni da questa ennesima crisi del mercato editoriale. Poi – come si può immaginare – nessuno di noi è indifferente a questa situazione, la teniamo ben monitorata e cerchiamo di lavorare al meglio”.
L’intervista a Wu Ming 1 riguarda più il mondo dell’editoria che quello più specifico delle librerie, anche se sono ovviamente collegati, ma come valutate le sue opinioni, soprattutto riguardo alle presentazioni?
Mardi Gras: “Evitiamo di fare presentazioni perché nutriamo il leggero sospetto che le presentazioni siano parte del problema della “crisi” del libro e non della soluzione: troppi festival, troppe chiacchere e alla fine: andare all’incontro con l’autore/autrice sostituisce la lettura del libro”.
NLC: “La nostra politica è quella di fare molte presentazioni anche se economicamente sono un bagno di sangue (viaggio, alloggio, cena e /o pranzo per l’autore) e soprattutto per avere un calendario fitto di presentazioni c’è bisogno di tanto lavoro. Dall’inizio, nel 2023, abbiamo deciso di investire economicamente su una persona che si occupi quasi in modo esclusivo sugli eventi. E non siamo in trenta, ma in tre. La nostra è una visione politica: se le persone non frequentano un determinato luogo (le librerie ma più in generale alcune zone delle città) bisogna creare degli stimoli affinché arrivino. Ha ragione Wu Ming 1: “Incontrare lettrici e lettori è già politico, mi spingo a dire che è già lotta. La letteratura non è politica tanto per il suo contenuto, quanto per i legami che può stabilire”. Delle 1000 persone amiche della libreria (il 10% del totale di chi la libreria la frequenta) almeno con la metà si è creata una relazione attraverso le presentazioni. Funziona ma è faticosissimo”.
Ubik Bz: “Fare il libraio oggi è decisamente più complesso. Oggi le recensioni hanno un impatto decisamente inferiore, la presenza di uno scrittore in televisione non ti garantisce più come in passato di vendere il suo libro subito (salvo rare eccezioni, ad esempio una partecipazione da Fabio Fazio ancora oggi muove le vendite di un libro) e i social media hanno certamente un impatto maggiore sulle vendite rispetto a media tradizionali come giornali e televisione – anche se su questo punto ho alcuni dubbi. Faccio un esempio concreto: si parla moltissimo dell’impatto positivo che Tik Tok ha sulle vendite dei libri e si porta come conferma a ciò la grande diffusione che ha avuto “Follia” di Patrick McGrath dopo che è stato pubblicizzato su Tik Tok, ma stiamo parlando di un libro che non ha mai smesso un solo giorno di vendere e di vendere bene da quando è uscito. Dal mio punto di vista sarebbe più corretto dire che Tik Tok ha sì aumentato le vendite di un libro che si è sempre venduto, ma che in definitiva lo ha reso un fenomeno pop e per questo ha deluso quei lettori che da Tik Tok avevano avuto ben altra percezione di quel libro, che è splendido, ma certamente non pop. Non esistendo più il mondo librario nel quale ho cominciato, oggi sarebbe impensabile fare soltanto 7/8 presentazioni l’anno, occorre invece programmare un calendario degli eventi e delle presentazioni che vada da settembre a giugno, diversificando se è possibile la proposta che si intende portare ai lettori”.
Non pensate che il mercato editoriale stia resistendo molto meglio del cinema, dei giornali o della musica rispetto ai cambiamenti tecnologici in atto? Le vendite dei giornali sono crollate, non esistono più dischi e cd e la musica è fruita (quasi) gratuitamente mentre al cinema il numero degli spettatori è in caduta libera…
Mardi Gras: “L’edicola ha iniziato a morire quando è diventata un tabacchino. Il negozio di dischi ha iniziato a sentirsi poco bene quando ha montato l’angolo con le cuffie. Le librerie riescono a resistere se si identificano come qualcosa di fortemente altro rispetto al logorio della vita moderna: posti silenziosi e pieni di libri da comprare. Ibridarle con altri mondi – bar, negozi di souvenir, etc. – non porta a niente di utile, se non a un libraio sempre più scontento e che si sente sconfitto e una libreria senza piu’ una propria specifica identità”.
NLC: “Rispetto alla tenuta del libro la risposta l’ha data indirettamente Wu Ming 1: il corpo conta. Nel caso del libro il corpo è ‘l’oggetto libro’ che ha ancora una sua erotica sia nel maneggiarlo che nel conservarlo. I quotidiani hanno per loro natura “notizie quotidiane”, musica e film non ‘dipendono’ dai supporti. A ‘salvare’ le librerie dall’online che utilizzava il libro come “prodotto civetta” (ti vendo il libro al 40% di sconto così tu ti registri e poi ti compri il rasoio elettrico sullo stesso sito) ha contribuito la legge che limita la percentuale di sconto al 5%. Una legge che parte dal presupposto che il libro non è una merce qualsiasi e le librerie sono un presidio culturale e sociale per le città. Una legge che all’apparenza può sembrare contraria alla concorrenza (limita lo sconto) in verità ha fatto fiorire tutta una serie di libreria indipendenti che altrimenti non avrebbero mai aperto (noi non avremmo aperto senza questa legge che regolamenta lo sconto)”.
Ubik Bz: “Sono convinto che il mercato editoriale stia resistendo meglio rispetto ad altri ambiti culturali e questo lo si deve alle librerie che restano un presidio imprescindibile sul territorio e ai librai la cui volontà e passione ha del miracoloso visti i tempi. Ma va rimarcato in maniera decisa che la crisi c’è ed è l’ennesima, che le librerie soffrono e le poche iniziative adottate nel corso degli anni per sostenerle stanno già venendo meno e che il mestiere del libraio, da decenni ormai poco considerato o peggio, svilito – oggi sempre più non è tenuto in alcuna considerazione. Se librerie e librai venissero a mancare, si interromperebbe quella circolazione di idee che i libri hanno garantito per secoli. Certo, oggi il sapere ha molti più modi per circolare rispetto al passato e il libro – almeno nella sua versione cartacea – non è più il solo modo per diffondere cultura e piacere, tuttavia pur accettando questo dato di fatto mi chiedo: perché ancora oggi si censurano i libri?”.