La casa dei giovani nel cuore della Bolzano plurilingue parla solo tedesco

Un’Università orgogliosamente trilingue, una provincia esempio di convivenza e pluralità, ma con qualche isola ancora inscalfibile. Le politiche culturali e giovanili, ad esempio. Separate in tre ripartizioni linguistiche che non riescono ad interagire, preoccupate come sono a non cambiare gli assetti che hanno garantito la convivenza in Alto Adige. Preoccupate, per chiaro input della politica, a tenere diviso più che a mischiare. Anche per delle legittime ma discutibili idee riguardanti la preservazione dell’identità culturale, per carità. Con anche notevoli differenze di approccio – sotto gli occhi di tutti – tra ripartizione tedesca, italiana e ladina. Al di là della polemica politica spiccia, la storia di Casa Goethe, è più una storia di politica burocratica che un segnale di allarme culturale sul tema della convivenza. L’esempio di come gridare al lupo non serva a nulla se non mettiamo mano, con il cacciavite, all’autonomia.

1023874__no-name_I fatti: venerdì viene inaugurata in pieno centro a Bolzano Casa Goethe, quella che dovrebbe essere la casa delle politiche giovanili (di lingua tedesca) dell’Alto Adige. L’operazione al civico 40 di via Goethe, costata 7,3 milioni, è pregevole: la casa – già “Schlüsselwirt” – è sottoposta a vincolo architettonico per i suoi affreschi tardogotici, i suoi soffitti con travi a vista e in generale per le sue caratteristiche costruttive. Peccato però che lo storico edificio sia a servizio solo delle associazioni di lingua tedesca. Basta leggere i nomi delle associazioni che vi avranno sede: vi hanno ora il loro quartier generale Fachstelle Jugend del Forum Prevenzione, Netz – Offene Jugendarbeit, Südtiroler Jugendring, Arbeitsgemeinschaft der Jugenddienste. Oltre che pregevole, non nascondiamocelo, questa operazione per l’assessorato alla cultura di Philipp Achammer è anche probabilmente molto simbolica: garantire un ulteriore presidio, quasi un’isola, alle politiche culturali di lingua tedesca nel cuore dell’unica città a maggioranza linguistica italiana. (ndr: chi ci conosce sa quanto possiamo far fatica a usare i termini «politiche culturali» e «maggioranze linguistiche», ci viene l’orticaria).

Il progetto risale alla fine del 2017 quando la Giunta provinciale riuscì ad acquistare l’edificio di via Goethe nel centro di Bolzano. Nell’aprile 2018 venne firmato il contratto e sono state consegnate le chiavi. In estate, poi, le associazioni –  dopo essersi suddivise gli spazi a disposizione – si sono trasferite nella nuova sede: «Sono profondamente convinto che i 7,3 milioni che la Giunta ha investito in questo progetto unico siano stati destinati non modo più che proficuo» ha sottolineato il presidente della Provincia Arno Kompatscher.  «Questa nuova sede è molto più di una riunione di uffici per un utilizzo degli spazi. Essa rappresenta concretamente la collaborazione, l’incontro e le sinergie fra queste organizzazioni» ha spiegato l’assessore Philipp Achammer. La politica italiana, un po’ a scoppio ritardato, tenta di sollevare un po’ di polverone: non deve accadere mai più. Ma non è che l’assessorato alla cultura e alle politiche giovanili funzioni così solo da oggi. Quella di via Goethe è la «casa» sì, ma delle associazioni giovanili di lingua tedesca. Se vogliamo che le associazioni di ogni lingua abbiano una casa in comune, al di là delle singole aperture, bisogna rimettere mano alle politiche quotidiane dell’autonomia. E servono tecnici capaci di usare il cacciavite con tanta sensibilità. Con la serena e felice consapevolezza che, come ci dimostra Alto Adige Doc, il mondo andrà avanti comunque.

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