
In piazza Gries una stele dedicata a Malinowski (ricordando Kapuscinski)
Una stele dedicata all’antropologo polacco Bronislaw Malinowski, che visse con la famiglia a Bolzano per dieci anni dal ’22 al ’32, è stata inaugurata dal Sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi, dall’assessore comunale Luis Walcher e dall’assessore alla Cultura Sandro Repetto. La stele si trova davanti a vecchio municipio in piazza Gries. A questo appuntamento, che cade a dieci anni dalla morte del grande reporter polacco Ryszard Kapuscinski il quale fece il suo ultimo incontro pubblico a Bolzano nell’ambito degli incontri del Centro per la Pace, è seguito un incontro a più voci all’Università con auterovoli protagonisti del mondo della cultura e dell’informazione come il giornalista inviato di Repubblica Paolo Rumiz, il saggista e scrittore Francesco M. Cataluccio, amico personale di Kapuscinski, la regista di Varsavia Magdalena Szymkow e l’antropologa di origini texane docente all’Università di Bolzano Dorothy Zinn. Forte il legame proprio tra Kapuscinski & Malinowski: due uomini che hanno camminato sulle tracce dell’altro. Kapuscinski ha dedicato gli ultimi anni della sua vita a cercare di capire il pensiero dell’alterità, lui che per tutta la vita ha raccontato il mondo cercando di vederlo con gli occhi altrui; Malinowski ha scandagliato l’universo mitico-simbolico delle popolazioni indigene dell’Asutralia facendoci capire come non ci siano uomini primitivi, uomini di natura, barbari, ma che ogni popolazione, anche la più povera ha la sua dignità e i suoi valori che la rendono autonoma e indipendente: uomini e donne a tutti gli effetti umani, con il loro orgoglio e la loro responsabilità universale. Quando Kapuscinski, nell’ottobre del 2006, venne a Bolzano volle visitare la casa estiva di Malinowski a Soprabolzano. Kapuscinski venne accompagnato da un gruppo di studenti che lo intervistarono a lungo e da quel colloquio nacque poi il libro «Ho dato voce ai poveri. Dialogo con i giovani» dove Kapuscinski rende omaggio al suo grande maestro antropologo: «Malinowski – disse – ci ha fatto capire meglio di chiunque altro come è ricco il mondo e come è complessa la realtà disseminata di quei centri di alterità che sono i volti umani, i volti nudi, poveri, che io ho incontrato nei miei viaggi da una parte all’altra del mondo».