In Alto Adige speranza di vita sopra la media: 81 e 85 per uomini e donne

In Alto Adige nel 2014 la speranza di vita alla nascita si attesta a 81,2 anni per i maschi e 85,5 per le femmine, sopra alla media nazionale. Lo comunica l’Istituto provinciale di statistica Astat. Di grande importanza per la qualità di vita è il numero presunto di anni che possono essere vissuti in buone condizioni di salute: nel 2014 i relativi valori nazionali ammontavano a 62,5 anni per gli uomini e 62,3 anni per le donne.
Negli ultimi decenni la speranza di vita alla nascita è aumentata notevolmente a causa di una serie di fattori importanti: un calo della mortalità infantile, un più alto tenore di vita, una vita più sana, una migliore istruzione e prevenzione nonché progressi nel settore sanitario e della medicina. Nella regione Trentino-Alto Adige, l’aumento della speranza di vita tra il 1974 ed il 2014 (solamente dal 1992 i dati sono disponibili separatamente per le due province autonome di Bolzano e Trento) ammonta a più di dieci anni; negli ultimi anni l’aumento però sta rallentando. Il notevole divario di genere diminuisce lentamente: nel 1974, la differenza ammontava ancora a 7,3 anni, nel 2014 a soli 4,6 anni. Ciò è dovuto principalmente all’aumentata speranza di vita degli uomini.

speranza di vita

Speranza di vita, conseguenze sulle pensioni

In Alto Adige, un neonato del 2014 di sesso maschile può contare su una speranza di vita di 81,2 anni, una neonata di sesso femminile 85,5 anni. L’aspettativa di vita di entrambi i sessi è al di sopra della media nazionale, che nel 2014 era pari a 80,3 anni per gli uomini e 85,0 anni per le donne. Le differenze tra le varie regioni d’Italia sono considerevoli: la provincia di Trento detiene l’aspettativa di vita più alta, al contrario quella più bassa si registra nella regione Campania. Si tratta di una differenza di 2,7 anni per gli uomini e 2,8 per le donne. La speranza di vita svolge un ruolo centrale in relazione al sistema pensionistico: l’aspettativa di vita (nazionale) all’età di 65 anni costituisce la base per l’adeguamento dell’età minima, che è prevista per l’inizio della pensione di vecchiaia.
Confrontando il valore nazionale con quello degli altri stati dell’Unione Europea, l’Italia si classifica, per ambedue i sessi, ai primi posti: la speranza di vita dei maschi italiani è al secondo posto nell’Unione Europea dopo quella dei maschi ciprioti; quella delle donne italiane è al terzo posto dopo quelle della Spagna e della Francia.

Anni di vita in buona salute

Requisito per rimanere più a lungo nel mondo del lavoro è senza dubbio una buona condizione di salute. L’indicatore chiamato “Anni di vita in buona salute” (Healthy Life Years, HLY) è stato introdotto per misurare
il numero di anni che una persona alla sua nascita potrà aspettarsi di vivere in buone condizioni di salute. Malattia cronica, debolezza, disturbi mentali e menomazioni fisiche sono più comuni in età avanzata e possono limitare la qualità della vita delle persone colpite da esse. Allo stesso tempo, i relativi oneri finanziari pesano maggiormente sull’assistenza sanitaria e sul sistema pensionistico.
Il divario tra i generi in anni di vita in buona salute è significativamente inferiore a quello degli anni di speranza di vita totale: a livello di UE, nel 2014 è di soli 0,4 anni a favore delle donne, anche se la loro aspettativa di vita è più elevata in media di 5,5 anni rispetto agli uomini. Nel 2014 un neonato in Italia può contare su 62,5 anni di vita in buona salute se maschio, 62,3 se femmina. La maggiore longevità delle donne non è dunque accompagnata da una migliore qualità della vita: le donne, infatti, sono affette più frequentemente e più precocemente rispetto agli uomini da malattie meno letali, come per esempio l’artrite, l’artrosi, l’osteoporosi, ma con un decorso che può degenerare in condizioni più invalidanti.

Lo studio completo dell’Astat è disponibile qui: speranza di vita.

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