Imi, in Alto Adige ogni azienda paga in media mille euro

La CNA-SHV ritiene indispensabile che l’Imi (Imposta municipale immobiliare) sugli immobili strumentali sia totalmente deducibile in dichiarazione dei redditi e che in aggiunta la Provincia e i Comuni dell’Alto Adige riducano sensibilmente le aliquote o prevedano detrazioni elevate su questa imposta. «È una misura odiosa – dichiara il Presidente della CNA-SHV, Claudio Corrarati – perché colpisce beni che in sé non danno reddito, ma sono indispensabili a produrlo. E, cosa forse ancor più grave, è una misura controproducente. Rappresenta un ostacolo agli investimenti e alla creazione di occupazione. Ed è per rimuoverlo che chiediamo al Governo di dare un segnale forte contro questo ostacolo allo sviluppo, concentrando su questa partita le risorse disponibili ed evitando la dispersione tra tanti micro-interventi di impatto irrilevante sull’economia. Altrettanto dovrebbe fare la Provincia, d’intesa con i Comuni e grazie all’Autonomia, riducendo le aliquote o azzerandole, oppure prevedendo detrazioni elevate anche per gli immobili produttivi, per dare linfa vitale alle imprese tassate per il semplice fatto che producono e creano occupazione attraverso gli immobili con i quali operano». All’esborso in denaro si aggiunge la quota parte di burocrazia fiscale: in Italia si calcola che occorrano 240 ore l’anno per pagare le tasse, 85 ore in più della media dei Paesi dell’Area Euro. Anche l’Imi fa la sua parte in questo contesto burocratico.

L’Imi, oltre che dall’aliquota, è determinata dalla base imponibile che deriva dal valore catastale. Quest’ultimo ha avuto negli ultimi tempi un’impennata. La cosa è dimostrata dal fatto che se si accatasta un immobile nuovo o si eseguono lavori importanti su un immobile esistente, quando si aggiorna il catasto il salto sulla rendita è evidente. Chi ha la sede in edifici nuovi o ristruttura, vede schizzare l’Imi verso l’alto.

Rendere totalmente deducibile e abbattere le aliquote Imi sugli immobili strumentali costituirebbe una boccata di ossigeno per le imprese, un volano per lo sviluppo, un intervento per rendere meno iniqua la tassazione. «Oggi – afferma Corrarati – i capannoni, i laboratori, i negozi, gli uffici indispensabili agli imprenditori per le loro attività, spesso sono tassati come fossero appartamenti di lusso. In aggiunta, è deducibile appena il 20% di quanto viene pagato. Per rendere deducibile anche l’ulteriore 80% dell’Imi sulle imprese, secondo stime ministeriali, sarebbero necessari 630 milioni. Soldi ben spesi». Uno studio curato dal Centro Studi e dal Dipartimento Politiche Fiscali della Cna spiega che, se fosse consentita la deducibilità totale dell’Imu sugli immobili strumentali, il total tax rate sulle piccole imprese passerebbe in un sol colpo dal 62 al 58,2%.

In Alto Adige, secondo l’analisi del Centro Studi CNA dell’Alto Adige, l’Imi pagata da un campione di quasi 100 aziende associate varia dai 39 euro per un piccolo deposito di 6 mq in via Claudia Augusta a Bolzano ai 4.949 euro di un ufficio in via Siemens, ai 4.477 euro di un fabbricato commerciale in via Zuegg fino ai 5.400 euro per un ufficio in via von Comini. La media Imi è di mille euro ad azienda, con costi che toccano anche i 20 euro al mq, e con forti disparità di calcolo pure per immobili sulla stessa via in base alle rendite catastali differenti e anche perché la Provincia ha previsto un’aliquota più bassa per gli immobili produttivi ma non per gli uffici. Abbassare le aliquote e introdurre detrazioni comunali alte alleggerirebbe il carico fiscale e metterebbe le aziende sullo stesso piano.

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