Il recruiting si fa ICT. Intervista a Daniele Bacchi, founder di Reallyzation

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Il recruting ICT ha cambiato il settore della ricerca di personale. Ne parliamo con Daniele Bacchi, founder di Reallyzation.

 

Prima R-everse e poi Reallyzation: in pochi anni, avete scelto di “verticalizzarvi” nel settore del recruiting ICT. Com’è avvenuto questo processo? Frutto di un’analisi preventiva o di una geniale intuizione?

“Sia io che Alessandro (Raguseo, socio e co-fondatore, n.d.r.) veniamo da una più che decennale esperienza nel settore della ricerca e selezione del personale. L’idea è nata da una facile  constatazione: per ogni ingegnere informatico in cerca di un nuovo lavoro oggi ci sono dalle 50 alle 200 aziende pronte a garantirsi le sue prestazioni, variabili a seconda del luogo in cui vive e lavora. Da qui l’intuizione di costruire un processo di selezione al contrario, cioè un processo dove fosse il candidato a selezionare l’azienda per cui lavorare e non viceversa come siamo abituati. C’è un mismatch notevole tra l’alta domanda di informatici da parte delle aziende e la scarsa offerta di questi talenti sul mercato: diventa quindi fondamentale per un’impresa usare i canali e i modi giusti per ingaggiare questi preziosissimi e rari talenti”.

Entrambe le sue “creature” sembrano godere di ottima salute. Può dirci qualche numero che descriva al meglio il fenomeno?

“R-Everse è nata all’inizio del 2017 e risponde all’esigenza delle aziende di assumere personale specializzato e altamente qualificato in tutti i settori e funzioni aziendali.  Il brand Reallyzation è una verticalizzazione di R-Everse nel mondo dell’Information Technology. Qualche numero?

– Da 1 a 45 dipendenti in 24 mesi;

– Abbiamo chiuso il 2018 a più di 2 milioni di fatturato (+144%), che vuol dire essere nella top 10 del settore in soli 2 anni di vita;

– Abbiamo fisicamente tre sedi: Milano, Bologna e Berlino”.

Qual è la ricetta per costruire un’azienda stabile e in espansione in così poco tempo?

“Gli ingredienti della ricetta sono diversi e tutti meticolosamente studiati. Non sono sicuramente il primo a dire che l’idea da sola, per quanto brillante, abbia solo un valore teorico. Due ingredienti imprescindibili sono:

1) costruire una squadra di talenti e investire energie nella loro formazione / realizzazione lavorativa. Sono il talento e la passione con cui lavorano i nostri ragazzi e agenti (l’età media è 28 anni) che spingono la nostra crescita;

2) la digitalizzazione di tutti i processi. Essendo nati da poco tempo abbiamo un vantaggio fondamentale: nasciamo con mentalità digitale e utilizziamo tecnologie innovative. La nostra azienda è interamente pensata e realizzata “senza la carta”. Anche se sembra impossibile non abbiamo alcuna stampante in ufficio. Non ci serve”.

Come funziona Reallyzation, sia per l’azienda che per il candidato? E perché rivoluziona il modo di fare recruiting?    

“Rispondo con un esempio: Luca, ingegnere informatico di Milano che lavora principalmente in linguaggio C++, si rivolge a Reallyzation perché vuole cambiare progetto/azienda. L’attuale lavoro non lo soddisfa più, si sente di non imparare più cose nuove o semplicemente vuole fare un’esperienza internazionale e/o cambiare settore.  Luca allora si rivolge a Valentina, una delle Talent Advisor di Reallyzation. Luca le confida i suoi interessi, le sue aspettative relative al ruolo, al progetto, al tipo di azienda, alle tecnologie e al suo stipendio desiderato. Valentina predispone a questo punto un colloquio tecnico online con uno dei nostri Scout. Lo Scout è un professionista del settore dell’Information Technology, nel caso di Luca sarà un esperto del linguaggio C++,  che quindi è in grado di capire il livello tecnico raggiunto da Luca.

Dopo 24 / 72 ore (siamo amanti della velocità) da questo colloquio Valentina, tramite la nostra piattaforma software, manda a Luca delle notifiche sul suo smartphone con la descrizione dettagliata di tutte le aziende / opportunità che lo vorrebbero incontrare e che sono in linea con le sue aspettative. Solo un click separa a quel punto Luca dall’incontrare l’azienda dei suoi sogni. Assistiamo Luca sia nel fissare l’agenda dei colloqui, sia nella delicata fase di negoziazione economica. Ah, per ultimo ma non meno importante: Luca non paga nemmeno un € per questo servizio. Senza Reallyzation, Luca dovrebbe cercare e leggere centinaia di annunci, compilare una ventina di form online con i suoi dati, fare decine di colloqui a vuoto anche fuori Italia, e dovrebbe esporsi in prima persona, magari rischiando momenti imbarazzanti con il suo attuale datore di lavoro”.

Secondo lei, perché il settore ICT in Italia è stato a lungo così sottovalutato?

Daniele Bacchi

Daniele Bacchi

“Non parlerei di sottovalutazione del settore. Ad esempio, abbiamo ottime università che formano ingegneri del software eccellenti. Il più delle volte quando lavoriamo per aziende su Berlino, Zurigo o Vienna, notiamo che i candidati con formazione tecnica italiana sono tra i più contesi. Viceversa ci capita di essere ringraziati dagli ingegneri italiani per aver loro presentato aziende made in Italy che sono vere e proprie “perle tecnologiche” e per averli “salvati” da un piano migratorio che avevano intenzione di attuare. Come area di miglioramento del settore Information Technology e di opportunità del paese Italia credo che dobbiamo cambiare l’orientamento dei ragazzi – soprattutto delle ragazze – verso studi tecnologici/scientifici, cioè studi che portano verso occupazione certa e verso una carriera piena di soddisfazioni”. 

Per la sua esperienza, quali sono le competenze che oggi un’azienda richiede di più a un giovane programmatore o ingegnere?

“E’ un mercato talmente veloce che si rischia di citare trend o tecnologie che saranno considerate antiquate tra qualche mese. Il campo più in voga del momento è indubbiamente quello relativo all’Intelligenza Artificiale: l’Harvard Business Review ha definito il data scientist è il lavoro più sexy del XXI secolo e LinkedIn ha predisposto il machine learning engineer al primo posto delle professioni più in crescita. Mi permetto di dare un suggerimento super partes rispetto alle tecnologie: caro ingegnere che entri oggi nel mercato del lavoro, oltre a sviluppare le tue competenze tecniche – cioè come realizzare al meglio un prodotto che ti viene commissionato – interrogati anche sempre sui problemi che va a risolvere quel prodotto in quel settore. Così facendo porterai molto più valore alle aziende in cui lavori e avrai più velocità nello sviluppo della tua carriera.”

Ci racconti, se può e vuole, qualcosa di più su quello che faceva prima di immergersi in queste avventure. Qual è il background di esperienze professionali da cui proveniva?

“Mi sono laureato in ingegneria informatica e condivido, con Alessandro Raguseo, una passione smisurata per la tecnologia. O meglio per l’applicazione della tecnologia alla risoluzione di problemi o alla creazione di opportunità nel mondo business. Ho conosciuto Alessandro all’interno di una multinazionale del settore del recruitment: avevo 29 anni e mi affidò la responsabilità dei sistemi informativi di un gruppo che fatturava più di 600 milioni di euro in 2 continenti. A inizio 2017, raggiunti i 40 anni, ho lasciato il mio posto da dipendente e manager per diventare imprenditore. Ritengo molto importante lavorare fianco a fianco con Alessandro, che ha un background ed esperienze diverse dalle mie. Riusciamo così ad analizzare i problemi da angolazioni diverse e a prendere decisioni strategiche migliori”.

Perché avete scelto Berlino per aprire la prima sede all’estero?  

Alessandro Raguseo

Alessandro Raguseo

“Come sempre io e Alessandro ci muoviamo su scelte razionali. Dopo diversi mesi di prove del modello in Italia, abbiamo sentito di aver raggiunto una qualità tale da poter esportare il metodo al di fuori dei nostri confini. Il mercato del lavoro più grande in Europa è quello che parla tedesco, la cosiddetta area D-A-CH. Abbiamo fatto quindi dei “carotaggi” nel 2018 sviluppando clientela a Zurigo, Vienna, Berlino e Monaco. Confrontando diversi fattori Berlino ha avuto la meglio sulle altre per apertura del nostro Headquarter D-A-CH”.

Come vede Reallyzation tra 5 anni?

“Tra 5 anni vogliamo che Reallyzation diventati uno dei principali punti di riferimento europei per tutti gli ingegneri del software in cerca di nuova occupazione. Reallyzation ha l’obiettivo di “mappare” tutte le opportunità di lavoro e le relative aziende che offrono queste opportunità, nelle maggiori città europee. Attraverso questa dettagliata mappatura possiamo offrire ai nostri talenti dell’Information Technology un’esperienza di ricerca lavoro senza precedenti. Già oggi abbiamo 500 aziende clienti tra Italia, Germania, Austria e Svizzera che offrono opportunità allettanti per i migliori talenti di Reallyzation”.

Qual è secondo lei il più grande problema che c’è in Italia quando si parla di innovazione?

“In primis io sono orgoglioso dell’innovazione made in Italy che esportiamo in tutto il mondo in diversi settori. Esistono diverse località italiane dove prosperano imprese che fanno dell’innovazione il loro cavallo di battaglia e sono all’avanguardia mondiale.
Detto questo, credo che un vantaggio competitivo come paese Italia possa derivare da avere più persone nei ruoli che contano (imprese e pubblico) che capiscano ed abbiano avuto esperienza d’innovazione. Mi spiego meglio: ritengo che diventare un manager innovativo sia un vero e proprio percorso. Essere innovativo è più una hard skills che una soft skills. Si studia per diventare manager innovativi, si fa esperienza di costruzione di processi innovativi. Certo l’attitudine aiuta, ma perseguire l’innovazione è una vera e propria competenza tecnica corredata da tanta esperienza e da tanti fallimenti. Se i capi non hanno questa caratteristica a cv, è molto complicato che le aziende che sono state loro affidate riescano ad essere guidate nel percorso innovativo, un percorso, per sua stessa conformazione, in salita”.

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