Il rap di Welka: da via Roma alla Warner

Simone Pavanello, in arte Welka, è un rapper nato e cresciuto a Bolzano, Classe 1999, ha firmato con Ada, etichetta della Warner, ma i sacrifici per arrivare nella serie A della musica sono ancora molti e tuttora lavora per una compagnia telefonica. La musica, però, è la sua vita e la sua grande passione, recentemente ha pubblicato “GRK”, brano accompagnato da un video girato all’interno dello stadio Druso di Bolzano.

Qual è il significato del testo e del titolo di GRK? 

GRK è il nome che abbiamo dato da anni al nostro gruppo di amici. Sono appassionato di film, quindi abbiamo pensato di unire nel testo i discorsi dei film. Fondamentalmente sono tre pezzettini separati dai discorsi dei film, ovvero: “Il cammino del guerriero”, “Scarface” e “The Fighter”. Nella prima parte del testo parlo di amore e dell’ex ragazza, il secondo è più da “club”, mentre il terzo è una sorta di riscatto, è un po’ un’autocelebrazione.

Pensi di meritare più? 

Non posso dire da solo che sono il più forte perché sarei un presuntuoso, ma ho raggiunto delle cose abbastanza importanti per essere di Bolzano e sembra che questa cosa non sia vista così tanto. Molti a Bolzano non guardano la musica ma la persona. Ho fatto comunque delle cose belle e sarebbe carino se venissero riconosciute. Ho firmato un contratto e ho fatto bei numeri, parliamo di un milione e due di stream su Spotify.

Come nasce il video di GRK? 

Avevo da un bel po’ di tempo l’idea di fare un video nello stadio, il fatto di non uscire da un anno mi ha spinto a voler fare qualcosa di “fatto bene”. Abbiamo contattato il Comune per avere tutti i permessi per il Druso e per il suolo pubblico, dato che abbiamo girato anche con un pianoforte in Piazza Tribunale. Ci è voluto un mese e mezzo per avere tutti i permessi ma sono stati tranquilli e gentilissimi. Dico la verità, non me lo aspettavo e invece sono stati super disponibili e hanno mostrato un grande interesse.

Sei il primo in assoluto che ha girato un video non calcistico all’interno del nuovo Druso. Quanto ti emoziona questa cosa? 

È stato figo. Per me è stata la prima volta che sono entrato sul campo del Druso, è stato bello vedere lo stadio dal campo, oltretutto appena rifatto. È stato veramente emozionante.

Perché la scelta del pianoforte e dello stadio? 

Il pianoforte è un’altra idea che avevo da un sacco di tempo. Inizialmente volevamo fare il video nella piazza di via Roma, quella davanti al Despar, poi non ci convinceva la location e abbiamo pensato a Piazza Tribunale. Il pianoforte semplicemente perché il primo pezzo è tutto pianoforte e ho voluto riprenderlo visivamente. E poi il pianoforte a code è una bella figura anche per il video. Il Druso invece perché a me piace il calcio, seguo il Suedtirol e tifo Juve. Nel video ho la maglietta del Manchester United ma è quella di Pogba. Essendo appassionato di calcio, fare il video in uno stadio è una roba pazzesca. E poi secondo me è super rappresentativo per la città.

Il mondo musicale a Bolzano? 

Devo essere spietato (ride ndr). Purtroppo non c’è niente e anche l’unico studio che avevamo è andato perso perché non ci andava nessuno, all’azienda non conveniva tenerlo. A Bolzano c’è poco, devi spostarti, io vado spessissimo a Milano”.

Perché nonostante questo hai voluto girare il video a Bolzano? 

Perché comunque è la mia città. È un amore e odio. Ci sono cresciuto, tutti i miei amici sono qua, tutta la mia famiglia è qua. Quando vado via penso sempre “meno male”, ma dopo due-tre giorni mi manca la mia zona, la mia città, i miei amici. Come città però offre poco e quel poco ce lo siamo creati da soli.

Eppure nella canzone dici: “Faccio un tatto dedicato a via Roma”… 

Via Roma è diventata culto. Sarebbe figo portarla in alto, è dove è cresciuto tutto il nostro gruppo. I ragazzi più piccoli di via Roma ci vedono adesso come quelli che hanno dato un nome alla zona. Così facendo penso di aver dato un’identità ai ragazzi del quartiere. Per farti un esempio una volta c’erano i ragazzi più piccoli che stavano sulle panchine dove stavamo noi da ragazzini e con le casse mettevano le mie canzoni. Avevano un piccolo drone e sono venuti su verso il nostro terrazzo a riprenderci. Una figata.

Come sei arrivato all’etichetta della Warner?

Mi stavo sentendo con un’altra etichetta ma non è andata a buon fine, principalmente per colpa mia e poco dopo ho ricevuto una chiamata. Non so come abbiano avuto il mio numero, ti dico la verità. Mi contattava la Warner dicendomi che avevano creato un’etichetta, Ada, dedicata agli artisti emergenti e che poi ci sarebbe stata la possibilità di firmare con Warner. Mi hanno proposto la cosa, mi hanno spiegato tutto e ci siamo incontrati. Ci è piaciuta l’idea, comunque era una spinta in più, non avevamo nulla da perdere, eravamo ancora indipendenti e quindi ci siamo detti “perché no” e abbiamo firmato. Le cose stanno andando bene.

Cosa significa invece avere un’etichetta alle spalle? Ci sono pro e contro?

Pro che ti aiutano a livello di distribuzione, consegni il singolo e basta. Per chi non se ne intende, caricare un singolo è impegnativo. Devi caricarlo due settimane prima, devi caricare la copertina, devi mettere il testo. Con l’etichetta invece consegni il pezzo e fanno tutto loro. A livello di sponsor è anche utile perché ti mettono nelle playlist editoriali, create da Spotify, mentre se sei indipendente non lo puoi fare. Contro che si prendono una parte di soldi (ride ndr) ma è giusto che funzioni così.

Sei uno dei pochi altoatesini con un’etichetta alle spalle?

Da quello che so sì. Non so di altra gente che ha firmato con un’etichetta.  Per me questa è una cosa super importante. Sono partito da Bolzano e abbiamo fatto tutto da soli ma sembra che la gente non lo noti, come fosse semplice, come fosse una normalità. Mi piacerebbe che la gente di Bolzano – che oltretutto nomino spesso nei testi – mi supporti maggiormente.

Ti sembra ora di essere arrivato? 

No, anzi è iniziato ora il divertimento.

Servono  sacrifici? 

Il video di GRK ha avuto un costo di 1800 euro, ci metto due mesi a guadagnarli. Vuol dire che ho lavorato due mesi per fare un video. E poi ci sono periodi dove dormi quattro ore a notte, tipo quando abbiamo girato il video. Il secondo giorno siamo stati fuori dalle 8 di mattina alle 3 di notte. O quando abbiamo suonato al Life, a Ravenna, al Pippo, devi rinunciare a ore di sonno anche perché ho una vita e un lavoro. Per fare il video ho dovuto prendere due giorni di ferie.

Il tuo futuro? Sogni?

Il nuovo disco uscirà a metà-fine maggio se tutto va bene. Abbiamo dentro cinque feat ma non do troppe anticipazioni. Poi sogno di suonare a San Siro e mi piacerebbe fare una canzone per il Bolzano hockey. Hanno un coro che fa: “Mi ricordo da bambino, in via Roma che casino”, partirei da questo per farci un pezzo. Sarebbe figo per rappresentare l’hockey e poi magari far passare la canzone prima delle partite.

Stefano Rossi

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